Un contributo che con chiarezza, senza ambiguità, espone il punto di vista dell’autore è: “La tutela del bene, risvolti normativi” del capitano dei carabinieri Francesco Provenza. Un carabiniere, un servitore dello Stato, non può che essere dalla parte della legge, illustrare meticolosamente la legge. Riporto alcuni stralci.
La tutela deve essere perseguita anche fuori dai confini nazionali… Si è sovente riscontrato che, per celare la loro effettiva provenienza, le monete sono state trasferite in altri stati più permissivi, al fine di veicolarle poi verso i mercati economicamente più remunerativi. L’attività di contrasto posta in essere ha evidenziato due condotte delittuose: quelle di falsificazione della documentazione di provenienza geografica del bene, per attribuirne l’origine ad altri paesi, e quella di certificarne la liceità della compravendita attribuendogli una appartenenza a collezioni private da lungo tempo. … …
La Prima Sezione della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2995 del 10 febbraio 2006, ha stabilito che la semplice appartenenza del bene alla categoria delle cose di interesse archeologico ne comporta l’assegnazione al patrimonio indisponibile dello Stato, non essendo necessario l’espresso riconoscimento dell’interesse culturale dell’oggetto da parte dell’autorità.
… E’ il privato a dover fornire la prova del suo lecito possesso, visto che la sua istanza si volge contro la presunzione di appartenenza allo Stato di ogni reperto archeologico… non potendo tra l’altro vantare alcuna usucapione. … …
Sostenere che i beni potrebbero essere giustificati nel loro possesso sotto il profilo penale è diverso dal provare che di tali beni si è proprietari, con titolo legittimo, in ambito civile… specie ove si consideri che la proprietà pubblica degli stessi risale alla legge n. 364 del 1909.
E’ l’illustrazione chiara di una situazione paradossale, per il collezionista di monete una minaccia terroristica: «Collezionate pure, io posso intervenire in ogni momento, sottrarvi le monete e restituirle allo Stato!». E dal momento che ciò avviene per pochi sfortunati, mentre la legge dovrebbe essere uguale per tutti, è anche una situazione farisaica. Ha un bel dire il signor Paolo Crippa di adempiere alle prescrizioni, non potrà mai dimostrare che le sue monete rientrino nel dettato della legge n. 364 del 1909, tuttora in vigore. Gli auguro che non venga mai sottoposto ai rigori della legge, ma anche le sue sono monete che per la legge italiana appartengono allo Stato. Avevo già notato ai convegni di Vicenza come al piano terreno i carabinieri affermassero queste cose, mentre al primo piano le monete “appartenenti allo stato” erano tranquillamente oggetto di transazioni tra i privati.
Ministro Dario Franceschini, Presidente Matteo Renzi, Direttore Luigi Malnati, come possiamo convivere con questa situazione, se vogliamo appartenere ad uno stato civile e democratico, se vogliamo differenziarci dall’Unione Sovietica di Stalin, quando lo Stato annunziava ai cittadini che dal giorno dopo le banconote in corso non avevano più valore! Facciamo, concretamente, qualcosa per evitare questa situazione.
E perché noi numismatici privati non ci battiamo tutti insieme per il cambiamento di una legge che permette le nostre attività solo quando rimane silente e inapplicata?
L’articolo seguente, La revisione dei principi di carattere generale in base ai quali si rilascia o si nega l’attestato di libera circolazione per i beni presentati agli uffici esportazione, è una passeggiata tra norme, modifiche, valutazioni, giudizi, indirizzi di carattere generale, organi consultivi e consuntivi, ecc. ecc., tra i quali non deve essere agevole per gli addetti ai lavori muoversi con rapidità e sicurezza. Per l’allegato A, di limpida chiarezza, pive nel sacco.
Considerando che ci sono voluti sette mesi per scrivere on-line gli atti del convegno, si presume che chi si rivolge agli uffici esportazione deve essere una persona che ha a disposizione molto tempo. Di questo argomento e degli acquisti coattivi dirò qualche cosa commentando i contributi di Alberto Campana e di Grazia Maria Facchinetti.