A TUTTI COLORO CHE SONO RESPONSABILI DELLA TUTELA DEI BENI NUMISMATICI.
PERCHE’ OCCORRE CAMBIARE LA NORMATIVA
PREMESSA – Perché cambiare la legge sulle monete? Perché è fallita, è assolutamente fallita. Si proponeva la conoscenza e la statalizzazione dei ripostigli di monete, ne ha determinato l’occultamento, il contrabbando. Si proponeva di tutelare i reperti archeologici, ne ha provocato la loro distruzione: le monete, avulse dal contesto in cui furono ritrovate, non servono più come reperti archeologici. Saremmo tutti contenti di mantenere la legge attuale se nel nostro passato ci fossero almeno 1000 ripostigli denunciati, 500 000 monete date allo stato, un valore di 50 milioni di euro (la cifra è tuttavia indicativa dell’irrilevanza di pretendere per le monete la proprietà statale – un euro per cittadino in cinquant’anni). Ma il numero dei ripostigli (esclusi quelli, pochi, trovati dalle maestranze dello stato) è irrilevante.
Con le dovute proporzioni trovo calzante il paragone con il comunismo (che è la statalizzazione di tutti i beni). Comunismo e statalizzazione dei ripostigli sono falliti per il naturale egoismo della gente. Si sarebbero potuti ottenere buoni risultati se la gente avesse rinunciato alle sue proprietà personali, se si fosse privata delle monete. Così non è stato e occorre prenderne atto. Per il comunismo se n’è preso atto, per le monete non ancora. Ed anche il modo deve essere analogo. Per la caduta del comunismo non vi era totalità di consensi. E’ stata opera di poche persone responsabili: Gorbaciov, Eltsin… Per la liberalizzazione dei ripostigli non vi è unanimità di consensi. Alcuni auspicano un’azione comune dei commercianti, dei collezionisti, degli studiosi. Difficilmente potrà verificarsi per resistenze corporative di commercianti che temono le monete si svalutino, di giornalisti chini al potere, di sovrintendenti che paventano per la loro posizione, di coloro che da questa legge traggono illeciti vantaggi. Il cambiamento dovrà avvenire per opera di poche persone responsabili, quando si convinceranno che non si può più continuare in questo modo. Sarebbe già avvenuto se l’argomento riguardasse tutti i cittadini, come la sanità o la previdenza. Finora i responsabili sono rimasti al riparo dietro l’esiguità delle persone coinvolte, ma il danno che hanno provocato è stato grande.
A – La ricerca, autorizzata e responsabile, delle monete con metal detector di limitata portata non distrugge alcun contesto archeologico e può determinare la conoscenza di nuovi siti, attraverso l’opera del ritrovatore, che agisce alla luce del sole in collaborazione con le autorità, ed attraverso eventuali approfondimenti da parte delle sovrintendenze, messe a conoscenza del ritrovamento. I danni derivano dalle ricerche fatte di nascosto, che avvengono nel contesto della legge attuale. Il ritrovatore avrà interesse a denunciare il ritrovamento, mentre ora ha interesse a non denunciarlo.
La ricerca privata continuerà ad essere proibita nei siti archeologici (controllati e delimitati, il Palatino, Pompei, la valle dei templi, ecc. ecc., nelle normali campagne i privati potranno usare il metal detector, cosa che d’altronde avviene tuttora e nessuno è in grado di impedire).
Le sovrintendenze, informate dai ritrovatori, metteranno al corrente dei risultati ottenuti. Non si può pretendere che eseguano loro ricerche in aperta campagna, dovunque, cosa che può essere lasciata ai privati, limitatamente all’uso di metal detector di limitata portata, che non possono arrecare alcun danno al contesto archeologico. Si stabilirebbe una collaborazione tra il pubblico e il privato, utile per la conoscenza delle antiche monete d’Italia.
B – Diminuiranno fino ad annullarsi le vendite dei grandi ripostigli attraverso organizzazioni malavitose, che prima duplicano gli esemplari con imitazioni, che vendono nei mercatini o in aste minori, poi contrabbandano gli originali alle grandi case d’asta straniere. Che ciò avvenga lo posso dire per esperienza personale, avendo frequentato i mercatini, i convegni e le aste da oltre trent’anni. Sono coinvolte le più stimate case d’asta straniere. Occorre sradicare questo malcostume. Non conosco altra via che agire alla radice, liberalizzare, in modo che chi trova un ripostiglio di grande valore (che non può vendere a un mercatino) non sia indotto a rivolgersi a queste bande, le quali, se non c’è accordo sul prezzo, conoscendone la consistenza e l’ubicazione per averlo preventivamente visionato, arrivano addirittura ad organizzare falsi sequestri per impossessarsi gratuitamente delle monete. Questo è ben noto agli organi di polizia, le cui ricerche infruttuose coinvolgono collezionisti innocenti, provocando danni e ingiustizie. Ho costatato, incrociando cataloghi d’asta ed esposizioni ai convegni (monete autentiche e cloni), che questi riprovevoli intrecci tra numismatica e criminalità coinvolgono soprattutto Italia, Bulgaria e Turchia, nazioni che hanno normative illiberali.
Voi siete quelli che devono dare il consenso a cambiare la normativa, la quale senza il vostro consenso non cambia. Voi siete responsabili delle conseguenze delle vostre azioni. Pretendete che chi trova una moneta la consegni allo stato, ciò non avviene e non avverrà mai; ma è sufficiente che chi trova una moneta ne informi lo stato, e ciò potrà avvenire. La legge deve essere fatta per gli uomini, non per i santi.
C – E’ utilissima per prevenire le truffe la consulenza che a Londra il British Museum svolge a favore dei collezionisti circa l’autenticità delle monete. Non potrà avvenire cosa simile in Italia prima del cambiamento della legge. Dopo, a Roma e/o a Milano, potrà avvenire. Al momento nessuna istituzione è autorizzata né competente per dare un parere circa l’autenticità delle monete e ciò favorisce il proliferare delle truffe. Sono diventate proverbiali. Voi stessi ne siete stati vittime. Al Museo Nazionale un visitatore sostituiva le monete della collezione reale con imitazioni e le sovrintendenti non se ne sono mai accorte. Si è nella situazione in cui si sarebbe per la cartamoneta se la Banca d’Italia non facesse consulenza circa la sua autenticità. Voi siete per le monete antiche quello che la Banca d’Italia è per la cartamoneta in corso.