Così, chi trova una moneta non ha nessuna difficoltà a venderla. Dal momento che le nostre sovrintendenze non hanno alcuna capacità di incidere sul commercio delle monete, consentano che esso si possa svolgere in modo regolare.
Trovo inefficaci e farisaici aggiustamenti che determinano in alcune aste notazioni come queste: in Italia “esportazione non consentita”, oppure all’estero: “munito di permesso d’esportazione dall’Italia”, ecc. ecc. Un italiano deve aspettare sei mesi per potere legalmente portasi dietro due sue monete al convegno di Monaco, o per andare al British Museum a fare visionare una moneta, mentre è a tutti noto che monete acquistate al convegno di Verona da residenti all’estero sono la sera stessa trasferite nei loro luoghi di residenza. Così si determinano complicazioni, non si ottengono soluzioni.
I – Quanto al danno provocato alla storia del mondo antico, basta un confronto tra Italia e Gran Bretagna. Là l’utilizzo privato del metal detector ha permesso di ottenere una grande banca dati, migliaia di monete, ognuna con il luogo e le circostanze del ritrovamento. Ciò ha determinato la conoscenza di re e reami prima sconosciuti, e la loro datazione. In Italia non sappiamo se il complesso della monetazione etrusca copra il periodo 550-280 a. C. oppure il periodo 300-180 a. C., né conosciamo in quale relazione sia con Roma. I denari romani sono datati da alcuni al 187 a. C., da altri al 215, da altri ancora al 269 a. C. Non sappiamo quando e da chi Roma fu fondata, quasi nulla delle monete più antiche dei denari.
Passano per vere opinioni che non sono neanche verosimili. Per forza, del 99 % delle nostre monete non conosciamo il contesto in cui furono trovate. Non sono in gioco piccoli dettagli, insignificanti reami, sono in gioco le origini stesse della civiltà occidentale. Qualche cosa che riguarda questo argomento ho scritto nei tre volumi della serie “La storia di Roma antica e le sue monete”.
L – Quando è stata promulgata la nostra normativa si rivolgeva ai tombaroli, coloro che scavano nelle tombe dei siti archeologici, non ai met-det, come li chiamano in Gran Bretagna, dove li premiano. Allora anche le monete venivano trovate dai tombaroli negli stessi contesti in cui si trovavano ceramiche, statue, dipinti, e giustamente la legge li contrastava, e giustamente la legge li deve contrastare. Allora chi avesse fatto un buco nel suo campo o nel suo giardino per trovare monete sarebbe stato messo in manicomio, non in prigione. Allora i met-det non esistevano. Essi non hanno nulla che fare con i tombaroli, e la normativa deve tenere conto della nuova tecnologia, che permette di trovare monete senza fare danni, di dare a tutti gli studiosi importanti contributi di conoscenza. A patto che si riconosca l’utilità dei met-det e con opportune politiche si solleciti il loro senso civico, che si metta davanti a utilità di parti l’interesse della scienza, della cultura e della giustizia.
Bastano modifiche contenute in due sole paginette per rendere il Testo Unico che disciplina la tutela dei nostri beni culturali in sintonia con le esigenze della giustizia e della scienza, conforme alle nuove tecnologie. Si avrebbe finalmente una legge per le monete, perché, mi sia consentito dirlo, una vera e propria legge per le monete oggi in Italia non esiste. Esse sono comprese in un testo unico che non fa alcuna distinzione tra monete ed altri beni culturali, mentre l’evoluzione delle tecnologie, del commercio, degli studi e del collezionismo, dal 1939 ad oggi, ha differenziato nell’ambito dei reperti archeologici in modo sostanziale le monete dagli altri beni culturali. Alcuni commercianti scrivono di mercato legale e mercato illegale. Non esiste mercato legale. Nessuno è in grado di documentare il ritrovamento delle sue monete in data anteriore il 1909, tutti agiscono fuori dalla legge e per la legge dovrebbero chiudere bottega. Alcuni sovrintendenti scrivono di “delinquenza del settore”. “La delinquenza” sono loro, che si ostinano a non apportare quelle modifiche che eliminerebbero i ripostigli non denunciati, il contrabbando, le falsificazioni che avvelenano la numismatica. Non esiste “delinquenza del settore”. I delinquenti sono delinquenti, e basta.