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Analisi metallurgica di una moneta suberata

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Analisi metallurgica di una moneta suberata

amalgamati e riempiono le zone tra i grani cristallini più arricchiti in rame (confrontare con Figura 20)

Figura 19: sezione interna della moneta. Le zone più chiare coincidono con la presenza di stagno, le zone scure evidenziano il rame.
Figura 19: sezione interna della moneta. Le zone più chiare coincidono con la presenza di stagno, le zone scure evidenziano il rame.
Figura 20: il comportamento di una lega argento/rame con 80% e con il 30% di Argento. Si forma in entrambi i casi, tra le zone più arricchite in argento o rame, una fase definita eutettica di composizione regolare. (Da "Silver surface enrichment" di Beck et al.)
Figura 20: il comportamento di una lega argento/rame con 80% e con il 30% di Argento. Si forma in entrambi i casi, tra le zone più arricchite in argento o rame, una fase definita eutettica di composizione regolare. (Da “Silver surface enrichment” di Beck et al.)

 

Sulla superficie si osserva invece la presenza del piombo, nelle caratteristiche isolette mentre ad ingrandimenti maggiori si nota una somiglianza strutturale con la figura precedente:

Figura 22: superficie del tondello osservata a 2400 ingrandimenti. Il piombo, bianco, si ritrova nelle caratteristiche "isolette".
Figura 22: superficie del tondello osservata a 2400 ingrandimenti. Il piombo, bianco, si ritrova nelle caratteristiche “isolette”.
Figura 21: Ulteriore ingrandimento dell'interfaccia superficiale (25000 X). Il piombo, con numero atomico più elevato, è il più brillante. Lo stagno è grigio scuro, il rame grigio chiaro.
Figura 21: Ulteriore ingrandimento dell’interfaccia superficiale (25000 X). Il piombo, con numero atomico più elevato, è il più brillante. Lo stagno è grigio scuro, il rame grigio chiaro.
Figura 23: Moneta coniata in incuso, ossidatatasi con patina nera (CuO) a seguito del riscaldamento per la battitura.
Figura 23: Moneta coniata in incuso, ossidatatasi con patina nera (CuO) a seguito del riscaldamento per la battitura.

 

 

 

Il tondello globulare è stato più volte battuto allo scopo di appiattirlo e successivamente è stato “coniato”, con preliminare riscaldamento, utilizzando una riproduzione di moneta romana per imprimere sulla superficie l’immagine incusa. Una possibilità che non è stata presa in considerazione dalla letteratura numismatica è quella di poter ottenere, all’uscita dalla zecca, monete con una superficie ossidata con tenorite (CuO), e quindi già scure invece ché color rame/bronzo, a causa dell’esiguità dell’ossigeno nella brace di riscaldamento con l’instaurazione di condizioni riducenti.

 

Per quanto riguarda la “stagnatura” come dimostra la teoria, e come evidenzia l’osservazione diretta (Figura 24), una battitura di questo metallo sul tondello non sarebbe stata possibile. La lega ottenuta presenta notevole fragilità e, di conseguenza, sarebbe stato irrealizzabile procedere alla coniazione diretta del pezzo, difatti nei bronzi all’aumentare del contenuto in stagno si accrescono le proprietà di durezza ma, di contro, si amplifica la fragilità.

Figura 24: lega “bronzea” contenente stagno al 50% e rame al 50%, nonostante la battitura sia stata effettuata subito dopo la solidificazione il pezzo si è letteralmente polverizzato.
Figura 24: lega “bronzea” contenente stagno al 50% e rame al 50%, nonostante la battitura sia stata effettuata subito dopo la solidificazione il pezzo si è letteralmente polverizzato.

L’ipotesi al momento più valida, alla luce di tutti gli elementi raccolti, resta perciò che si sia proceduto alla falsificazione applicando il metallo allo stato fuso sulla superficie. Le bollosità osservate precedentemente trovano una risposta nel riscaldamento ad elevate temperature in fase successiva alla coniazione, come è stato provato anche sperimentalmente e osservabile in Figura 25.

Figura 25
Figura 25