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La tecnica della suberatura
Per lo studio dei suberati è necessaria la preliminare conoscenza delle norme per una corretta adesione della pellicola superficiale e le tecniche di manifattura.
Secondo i dati di letteratura ((WILLIAM CAMPBELL, in Greek and Roman plated Coins, «A.N.S. Notes and Monographs» n. 57, American Numismatic Society, New York 1933. LAURA BREGLIA, Numismatica Antica: storia e metodologia, Feltrinelli Editore, Milano 1964, p. 45.)) per ottenere il prodotto finale si utilizzavano dei metodi come:
1. Fusione della superficie di rame o bronzo con l’argento al punto eutettico.
2. Battitura di una sottile foglia di argento o oro.
3. Utilizzo di amalgama mercurio/argento o mercurio/rame.
4. Immersione del tondello in argento fuso ((ANGELO FINETTI, Numismatica e tecnologia, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1987, p. 47.)).
5. Falsificazioni Clichè-type.
6. Stagnatura
Per quanto riguarda la stagnatura, oggetto di questo lavoro, sappiamo che è un metodo utilizzato in periodo romano per rivestire vasi, bardature di cavalli o altri piccoli oggetti. Le testimonianze numismatiche sono assenti, fatta eccezione per alcuni penny del XV sec. ((LA NIECE, SUSAN, Technology of silver-plated coins forgeries, in Metallurgy in Numismatics, ed. M. M. Archibald e M. R. Cowell, Royal Numismatic Society, Londra 1993, vol. 3. p. 232.)) L’operazione prevedeva la lucidatura superficiale della zona da rivestire in modo da eliminare eventuali ossidi. Tale operazione forse era effettuata attaccando con sostanze acide il tondello, analogamente a come si lavora al giorno d’oggi dove si effettuano lavaggi in “acido spento” (soluzione di acido muriatico spento con zinco). È possibile anche, allo scopo di migliorare l’aderenza e la bagnabilità dello stagno fuso, spennellare una soluzione di alcol etilico e colofonia, detta pece greca.
Metodologie sperimentali e condizioni operative
Le monete sono state sottoposte a indagini macro e microscopiche non distruttive, per poter determinare i caratteri principali della lega con lo scopo di comprendere i metodi di applicazione dello strato superficiale.
Tecniche strumentali
Per la fase di tipo analitico si è utilizzata la microscopia ottica, mediante uno stereomicroscopio Zeiss Stemi DV4 e un microscopio di tipo metallografico Meiji. Le osservazioni allo stereomicroscopio sono in grado di offrire un’ampia
panoramica su tutto il pezzo per rendere possibile la scelta dei punti da indagare maggiormente con il microscopio a scansione elettronica SEM ((Scanning Electron Microscope.)). È stato così possibile anche effettuare micro-fotografie a luce radente e con geometria di 45°. Il microscopio a scansione elettronica è un Gemini Supra 55 VP Leo con possibilità di lavorare a pressione variabile
e corredato di sonda EDX ((Energy Dispersive X-ray analysis.)) INCA della Oxford Instrumentation. Le immagini SEM sono state ottenute sia in elettroni secondari che in elettroni backscattered. In quelle realizzate in backscattering (abbreviato: BS) la brillanza di un punto è tanto maggiore quanto più alto è il numero atomico degli elementi che costituiscono il materiale bombardato dagli elettroni primari. Possiamo pertanto osservare in una tipica immagine in BS i diversi elementi e discriminarli in base alla loro chiarezza relativa. Le analisi EDX sono state realizzate utilizzando un detector windowlsess in grado di rilevare anche elementi leggeri. Le analisi quantitative sono state ottenute mediante software INCA basato su correzioni di tipo ZAF.
I pezzi da analizzare al SEM non hanno richiesto particolari preparazioni; sono stati solamente sottoposti a cicli di lavaggio in acetone e ultrasuoni per circa 3 minuti, sono stati quindi tenuti in stufa a 70° per 5 minuti e inseriti all’interno del SEM per l’analisi.