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Ricostruzione della lega:
Osservazioni teoriche
La moneta risulta interessante in quanto presenta un rivestimento di stagno, mai individuato fino ad ora in letteratura, come pellicola esterna delle suberate. Nel caso specifico l’applicazione della copertura è stata effettuata solo successivamente alla coniazione poiché sono ben visibili in microscopia ottica (Figura 3, Figura 5, Figura 7) e in microscopia elettronica (Errore. L’origine riferimento non è stata trovata.) una serie di difettosità superficiali le quali, al contrario, in caso di coniazione postuma alla suberatura non sarebbero state osservabili. Oltre a queste irregolarità l’esame svela una sequenza di difficoltà strettamente tecniche che sarebbero sopraggiunte se la coniazione fosse stata effettuata dopo la suberatura.
La moneta è formata da due leghe con medesimi componenti: sarebbe forse stato più semplice procedere alla coniazione direttamente con la lega 50/50, che tra l’altro fonde a una temperatura minore della lega bronzea utilizzata per il tondello, con notevole risparmio di tempo e di risorse? Conosciuta la composizione sia esterna che interna del pezzo, questi interrogativi non permettevano di avere un’idea chiara sulle tecniche utilizzate per effettuare la suberatura e se, insomma, la contraffazione avrebbe potuto avere una parvenza di autenticità nel caso fosse stata acquisita da un possessore distratto. Si è cercato di rispondere a queste domande ricreando in laboratorio i tondelli e la lega esterna.
Sequenza operativa
Per ricreare i tondelli in laboratorio è stato impiegato un forno elettrico a muffola. I metalli sono stati pesati per ottenere tre campioni di tondelli, ognuno di questi con contenuto di rame del 74,5% (2,384 gr.), stagno 24,5% (0,784 gr.), piombo 1% (0,032 gr.)
Portando a fusione il metallo a seconda della superficie di contatto con il crogiuolo o il supporto, e in funzione della velocità di raffreddamento, è possibile ottenere forme a globetto, perfettamente sferoidali, oppure forme discoidali e schiacciate. La forma a globetto è stata riscontrata nei campioni che hanno iniziato e completato la fusione completamente ricoperti dai frammenti di carbone, non entrando dunque in contatto con l’atmosfera né con il crogiuolo (Figura 17). Il tondello discoidale è ottenuto, al contrario, quando il carbone è tanto limitato da lasciare buona parte del metallo a contatto con l’aria. Come si evince dalla Figura 18 la parte superiore a contatto con l’aria risulta essere piatta.
Alla luce di questi dati, quando il Finetti ((A. FINETTI , Numismatica e tecnologia, id., pp. 23-25.)) afferma:
Nel corso del VI secolo si preferì ricorrere a stampi chiusi di forma globulare che ricevendo solo una quantità prefissata di metallo assicuravano in partenza una notevole uniformità di peso quanto di dimensioni. Benché non sia rimasta traccia di siffatti strumenti è ipotizzabile l’uso di forme multiple […]
è altrettanto ipotizzabile la produzione di tondelli, per monete con pesi di circa 3-4 grammi, senza l’uso di stampi. D’altro canto è lo stesso autore a descrivere una tecnica documentata dagli Arabi che consisteva nel far fondere solo una quantità pre-pesata di metallo e ottenere così l’addensarsi in una forma sferica ((Ivi, pp. 32-33.))
Un tondello discoidale è stato sezionato e osservato al microscopio elettronico per osservarne la struttura superficiale e, previa lucidatura, è stata esaminata anche la struttura interna. Il piombo è completamente assente all’interno a causa della migrazione sulla superficie, lo stagno e il rame sono alternativamente