XIV. Trattati di pace. Fine della Deutsch-Ostafrika
Nel gennaio del 1919, Lettow-Vorbeck, che il Kaiser aveva nominato generale, con uno dei suoi ultimi atti ufficiali, rientrò a Berlino, fra l’esultanza della folla.
In un’epoca, nella quale non era ancora concepibile la sconfitta, mediata diplomaticamente, senza che le forze armate fossero realmente sopraffatte, il generale appariva come l’ultimo eroe nazionale. Il 2 marzo, gli venne tributata una parata della vittoria, sotto la Porta di Brandeburgo.
Lettow-Vorbeck alla parata, in suo onore (foto di Walther Dobbertin, 2 marzo 1919, in Bundesarchiv, da Wikipedia)
Nel frattempo, il 18 gennaio si era aperta la Conferenza della Pace, nella Sala degli Specchi del Castello di Versailles. Data e luogo non erano stati scelti a caso… lì, precisamente quarantotto anni prima, i principi tedeschi avevano offerto a Guglielmo I, la corona di Imperatore del Deutsches Reich. Le condizioni, imposte dai governi alleati, erano pesantissime, tanto da indurre il Ministerpräsident Philipp Heinrich Scheidemann, a dimettersi, piuttosto che avallare il trattato, che fu, comunque, firmato il 28 giugno 1919, sotto la presidenza di Gustav Adolf Bauer.
Il trattato fu durissimo, si potrebbe dire spropositato, rispetto ad analoghe situazioni precedenti. L’ottusità dei governi occidentali (in particolare della Francia revanscista) nel pretenderne l’integrale applicazione, avrebbe avvelenato, pesantemente, la vita politica ed economico-sociale della Germania, per tutta la durata della cosiddetta Repubblica di Weimar, contribuendo al fallimento di questa esperienza.
Testo del Trattato di Versailles (foto da Wikipedia)
Con l’imposizione della rinuncia a tutte le colonie, da parte della Germania, terminava l’esperienza coloniale tedesca e, in particolare, la breve storia della Deutsch-Ostafrika. Il territorio del paese fu smembrato ed affidato alle potenze vincitrici, dalla neonata Società delle Nazioni.
L’ex-impero coloniale tedesco. Nei colori rosso e giallo, gli stabilimenti persi, prima della nascita dell’Impero; in colore blu le cessione, seguite al trattato di Versailles (foto da Wikipedia).
Il piccolo Triangolo di Kionga fu annesso all’Africa Orientale Portoghese, l’odierno Mozambico, divenuto indipendente, solo nel 1975.
Il Ruanda-Urundi passò, sotto mandato della Società delle Nazioni, al Belgio, fino alla sua indipendenza, nei due stati separati di Ruanda e Burundi, nel 1962. La maggior parte del Tanganyika fu affidata, sempre in mandato, al Regno Unito, che vi costituì un protettorato.
Bandiera del Territorio del Tanganyika (foto da Wikipedia)
L’Italia, esclusa dalla spartizione, fu “compensata”, con la cessione di alcuni territori britannici e francesi, ai confini con la Somalia e la Libia, stante il rifiuto del Portogallo, ad accondiscendere alla stravagante richiesta italiana … la cessione dell’Angola!
XV. Post finem
La guerra e le sue conseguenze, più o meno dirette, incisero profondamente sulle strutture statali, dei paesi sconfitti ed anche sulle vite stesse, di milioni di persone. Fra queste, naturalmente, anche gli ultimi protagonisti della nostra storia.
Carl Peters, già caduto in disgrazia a seguito dei processi subiti, nel 1897, per la violenta repressione coloniale, trascorse gli ultimi anni scrivendo testi di vario genere, fra cui i resoconti delle sue esplorazioni. Fu riabilitato dal Kaiser, che gli assegnò una pensione ed il titolo onorifico di Commissario Imperiale, ma non sopravvisse al conflitto e morì a Bad Hazburg, il 10 settembre del 1918. Vent’anni dopo la sua morte, fu un decreto personale di Adolf Hitler a riabilitarne l’operato. Il Kaiser Guglielmo II trascorse la sua vecchiaia nei Paesi Bassi, dove aveva ottenuto asilo politico, in cambio della completa astensione da ogni attività politica. Evitò, così, il processo, che gli alleati volevano intentare, contro di lui, in qualità di criminale di guerra. Morì a Doorn, il 4 giugno 1941. L’ultimo cancelliere imperiale, Massimiliano di Baden, si ritirò a vita privata e morì a Salem, il 6 novembre 1929. Il Ministro-Presidente del Reich Philipp Scheidemann, che rifiutò di avallare il Trattato di Pace, rimase in politica, senza incarichi di particolare prestigio e fuggì in Danimarca (dopo la presa del potere da parte dei nazisti) dove morì, il 29 novembre 1939. Il suo successore, Gustav Bauer, sotto il cui governo fu ufficializzata la fine dell’Africa Orientale Tedesca, ricoprì altri incarichi ministeriali, dopo un periodo di allontanamento, seguito ad un celebre scandalo di corruzione. Morì a Berlino, il 16 settembre 1944. Il Presidente Friedrich Ebert, già primo cancelliere della Repubblica, mantenne la sua carica, sino alla morte, avvenuta il 28 febbraio 1925, nella capitale. Heinrich Schnee, ultimo governatore della colonia, fu eletto deputato al Reichstag, per il Partito Popolare Tedesco (DVP). In seguito, aderì al nazismo e fu deputato, per il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) dal 1933 al 1945 e fondatore della Lega Coloniale Tedesca. Morì a Berlino, il 23 giugno 1949. Il generale Paul Emil von Lettow-Vorbeck si spese in favore dei reduci tedeschi e dei “suoi” askari, per i quali aveva emesso certificati di credito, presso la Deutsch-Ostafrikanische Bank.18 Divenne un attivista politico di destra e deputato al Reichstag, per il Partito Popolare Tedesco- Nazionale (DNVP) dal 1929 al 1930. Si oppose ai nazisti, che avrebbero voluto usarlo, come un’icona della fierezza germanica. Dopo la seconda guerra mondiale, si ritirò a vita privata e visitò, per l’ultima volta, il Tanganyika. Qui, ricevette una calorosa accoglienza, dai reduci sopravvissuti al conflitto e gli onori militari, dai vecchi avversari britannici. Morì ad Amburgo, il 9 marzo 1964.
18 Solo dopo la morte del generale, il governo della Repubblica Federale Tedesca iniziò ad indennizzare i reduci askari.
Un notgeld da 75 pfennig, emesso a Berlino, con l’immagine di Lettow-Vorbeck. Sotto al volto del generale, si legge“Gedenkt unserer kolonien” (Ricordate le nostre colonie) (foto dalla rete)
Già a partire dal 1923, sorsero le prime organizzazioni filo-coloniali, fra le quali, emerse la Koloniale Reichsarbeitsgemeinschaft, fondata nel 1925. Con l’avvento del regime nazista, tali associazioni trovarono anche l’appoggio politico, del governo.
La Koloniale Reichsarbeitsgemeinschaft si fuse con altre associazioni minori, dando vita al Reichskolonialbund (Lega Coloniale Tedesca) sotto l’azione di Heinrich Schnee, ultimo governatore dell’Africa Orientale Tedesca. Presieduta da Franz Ritter von Epp, vecchio ufficiale imperiale, la “Lega” fu inglobata all’interno del Partito Nazionalsocialista. L’ufficio Politico Coloniale del partito aveva, come obiettivo primario, la ricostituzione di un impero, ancor più vasto del precedente.
Stendardo della Reichskolonialbund, che unisce la vecchia bandiera della Deutsch-Ostafrikanische Gesellschaft, con il simbolo del Partito Nazionalsocialista (foto da Wikipedia)
Luglio 1940, la guerra si è spostata sul fronte occidentale. Le armate tedesche hanno invaso la Francia, che si è arresa il 22 giugno. Il Regno Unito si trova, solo, ad affrontare le forze dell’Asse. Il Führer invia la sua offerta di pace al governo britannico, in modo da poter muovere guerra all’URSS, coprendosi le spalle. La richiesta principale è quella di riconoscere le conquiste tedesche all’est, come all’ovest e la restituzione delle colonie, perse nel 1919. La risposta del Prime Minister Winston Churchill è più orgogliosa, che spocchiosa… Stante il mancato accoglimento delle richieste britanniche (la resa incondizionata della Germania!!!) l’offerta di pace è rifiutata, il 22 luglio 1940.
Sarà questo l’ultimo sussulto coloniale tedesco. Nel 1943, il Reichskolonialbund viene sciolto e nessuna istanza espansionistica potrà seguire la disfatta del 1945.