Indice dei contenuti
II. Mercanti ed avventurieri. Gli eredi della Hansa.
Le riforme politiche ed economiche del sultano di Zanzibar, Bargash bin Said Al-Busaid, avevano richiamato i primi stabilimenti commerciali britannici e statunitensi, ma gli “eredi della Hansa” non potevano, certo, essere da meno ed alcuni mercanti amburghesi avevano assunto il controllo di buona parte dei traffici marittimi locali.
Il sultano di Zanzibar (foto da Wikipedia)
Carl Peters apparteneva a quella schiera di europei, affascinati dall’idea (non sempre in senso troppo elevato…) di “missione dell’uomo bianco” e, a Londra, era stato folgorato dalla grandezza di quella che, allora, era la più importante metropoli del mondo, dove ogni angolo ricordava la potenza (anche coloniale) britannica. Ritornato in Germania, aveva fondato, a Berlino, la Gesellschaft für Deutsche Kolonisation (Società per la Colonizzazione Tedesca) con lo scopo di dare seguito ai primi piccoli stabilimenti mercantili tedeschi dell’Africa occidentale e del Pacifico. Peters si stabilì a Zanzibar e, da qui, nel novembre del 1884, si recò sulle coste, intrecciando rapporti e siglando trattati con i capi locali.
Carl Peters (foto dal Bundesarchiv, in Wikipedia)
Il cancelliere Bismarck, almeno inizialmente, ignorò l’impresa e, solo dopo la conclusione della Conferenza del Congo a Berlino, il governo tedesco riconobbe le acquisizioni di Peters, avallando un sostanziale protettorato sull’area. Una squadra navale fu inviata nell’area, ma riuscì “soltanto” ad ottenere nuove concessioni sulla terraferma, stante la fermezza del sultano, forte del protettorato britannico. I fratelli Clemens e Gustav Denhardt ottennero il Wituland, dal sultano locale Ahmed ibn Fumo Bakari che sperava di svincolarsi, definitivamente, dal potere di Zanzibar. Il 27 maggio 1885, nasceva il protettorato tedesco del Deutsch-Witu, amministrato dai “residenti” locali (i fratelli Denhardt). Il cambiamento, dunque, fu repentino, ma sempre timoroso di creare attriti eccessivi con la Gran Bretagna. L’abolizione della schiavitù guadagnò alla causa tedesca le simpatie britanniche e rese il Wituland un punto di passaggio forzato, per gli schiavi in fuga dai negrieri arabi; il territorio divenne una sorta di zona multietnica, sulla falsariga di quanto già accaduto nella Sierra Leone britannica. Nel frattempo, Peters, tornato in Germania, fondava la Deutsch-Ostafrikanische Gesellschaft (Società per l’Africa Orientale Tedesca) che, ottenuto il governo dell’area tramite la “Patente Imperiale” del 27 febbraio 1885, iniziò una sistematica espansione territoriale. Nasceva, così, la colonia della Deutsch Ostafrika., Nel 1888, la Società Tedesca per il Wituland fu assorbita dalla Deutsch-Ostafrikanische Gesellschaft. Era l’inizio della razionalizzazione delle imprese coloniali, che avrebbe portato alla nascita di una colonia unitaria.
Bandiera della Società per l’Africa Orientale Tedesca (foto da Wikipedia)
III. Istituzionalizzazione e consolidamento della politica coloniale.
Sotto la spinta del nuovo Kaiser Guglielmo II e dopo il licenziamento di fatto del Bismarck, sembrava possibile l’affermarsi di una politica più aggressiva, ma il nuovo cancelliere Leo Von Caprivi, pur intendendo rafforzare la presenza tedesca nell’area, mirava ad una politica estera conciliante nei confronti della Gran Bretagna e riteneva troppo dispendioso un impegno militare diretto. Già dai primi anni, infatti, erano sorte ribellioni da parte della popolazione araba della zona, tenute a bada dai reparti coloniali di Askari e represse, anche, con l’aiuto britannico.
Il Kaiser Guglielmo II (foto da Wikipedia)
Nel frattempo, la Germania stabiliva protettorati sul Camerun, sul Togo e nell’Africa sud-occidentale, costituendo un piccolo impero coloniale che, peraltro, appariva ancora risibile rispetto alla consistenza dei domini francesi e britannici. Il limite politico (auto-imposto) alle conquiste territoriali, infatti, era proprio la volontà di evitare pericolose sovrapposizioni con le aree sotto l’influenza dei due paesi che dominavano l’Africa. In questo quadro, Germania e Regno Unito firmarono il Trattato di Helgoland-Zanzibar, con il quale si definivano le reciproche sfere di influenza e si scambiavano territori. In particolare, il Wituland veniva ceduto alla Gran Bretagna, mentre i fratelli Denhardt venivano indennizzati dal governo tedesco.
Il cancelliere Georg Leo Graf von Caprivi di Caprara di Montecuccoli (foto da Wikipedia)
IV. Apogeo e crisi della “Società”. Nuovo ruolo mondiale della Germania.
Dopo i primi embrionali esperimenti di governo, la “Società per l’Africa Orientale Tedesca” stabilì un controllo effettivo del territorio, iniziando l’organizzazione “politica” del paese. Il benevolo governo dei primi anni fu soppiantato da un’amministrazione molto più rigida e vessatoria che, pure, rimarrà lontana dalle criminali politiche genocide, perseguite nella colonia “sorella” dell’Africa del Sud-Ovest, all’inizio del ventesimo secolo. La sede della “Società” fu posta a Bagamoyo e, in seguito, trasferita a Dar es Salaam. Furono organizzati i primi sistemi ferroviari e stradali e sviluppate la coltivazione intensiva del cotone e l’estrazione mineraria. Grazie a queste attività, le condizioni economiche dell’area migliorarono, ma non furono certo gli indigeni, costretti al lavoro forzoso per realizzarle, a trarne beneficio. Di pari passo con l’incremento delle attività e del controllo dell’amministrazione coloniale, che si facevano più capillari ed opprimenti, crebbe anche il malcontento delle popolazioni locali e le ribellioni si moltiplicarono. Furono gli arabi, con l’appoggio del sultano di Zanzibar, a mettere, definitivamente, in crisi il sistema di governo. La rivolta di Abushiri costrinse la Compagnia a richiedere l’intervento del governo tedesco, stante l’impossibilità di mantenere il controllo del territorio con le sole proprie forze. La ribellione fu sedata, nel dicembre del 1889, ma risultò evidente che la stagione politica della Società volgeva al termine. Nel 1891, il governo tedesco assumeva il controllo diretto della colonia, sotto la pressione di nuove organizzazioni di massa quali la Deutsche Kolonialgesellschaft (Società Coloniale Tedesca) e la Alldeutscher Verband (Unione Pangermanica). In questa svolta impressa alla politica coloniale tedesca, giocò un ruolo fondamentale la nuova borghesia liberale che aveva, ormai, scavalcato la vecchia nobiltà terriera prussiana (impegnata nel salvaguardare la propria “rendita di posizione”) e che puntava all’espansione su scala mondiale. Questo ben si sposava con l’umore delle masse; quel sentirsi una “nazione in ritardo” nella corsa alla ripartizione del mondo e che veniva compensato, con l’emergere di un nazionalismo aggressivo[1]. Max Weber affermava, nel 1895, “Dobbiamo comprendere che l’unificazione della Germania è stata una ragazzata che la nazione ha compiuto in età avanzata e dalla quale, dati i suoi alti costi, avrebbe fatto meglio ad astenersi, se essa doveva rappresentare la conclusione e non il momento iniziale di una politica tedesca su scala mondiale”[2]
Bandiera dell’Africa Orientale Tedesca (foto dalla rete)
Paradossalmente, nel momento stesso nel quale vedeva sfaldarsi il proprio potere, la Società viveva il proprio apogeo “politico”. Nel 1890, acquisiva il diritto di battere moneta!
1 Schulze, Hagen, Storia della Germania, Donzelli Editore, Roma, 2000, pp. 121-122, 241. 2 Max Weber, Freiburger Antrittsrede (1895), cit. in Schulze, Hagen, Storia della Germania, Donzelli Editore, Roma, 2000, p. 121.