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La riforma monetaria di Emanuele Filiberto, X Duca di Savoia.

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La riforma monetaria di Emanuele Filiberto, X Duca di Savoia.

1.4 La riforma monetaria del 13 marzo 1562

Nell’ambito della ricostruzione del Ducato, rientra anche la riforma della monetazione.
Essa prese corpo con le Patenti del 13 marzo 1562 che prevedevano l’adozione di un’unica monetazione, che aveva corso sia in Piemonte che in Savoia, e la riduzione dei tipi monetali che avrebbero avuto un rapporto definito e fisso tra loro.
Veniva sostituito, quindi, il sistema di conto dei Fiorini, Grossi, Quarti e Denari con la Lira, composta di venti Soldi equivalenti a duecentoquaranta Denari.
Prendeva, così, “vita” negli Stati Sabaudi, la lira, originariamente unità di peso e successivamente, con la riforma di Carlo Magno, moneta di conto.
I tipi prodotti dalla riforma sono i seguenti:

Doppio Filiberto d’oro27 lire d’argento
Filiberto d’oro9 lire d’argento
Scudo d’oro3 lire d’argento
Lira d’argento20 soldi
Mezza lira d’argento10 soldi
Filiberto d’argento (quarto di lira)5 soldi
Soldo di biglione12 denari
Quarto di soldo di biglione3 denari
Denaro di biglione

Un sistema quindi basato su tre specie metalliche (oro, argento e biglione o mistura), su tre tipi monetali per ciascun metallo e sui multipli del tre per quel che riguarda le monete auree: Chiaudano non esclude una valenza simbolica, di natura superstiziosa.
Questo sistema, probabilmente, si ispirò al sistema monetario fiammingo (… au dict pays de Fiandres ilz marcandent a Livres, Solz et Deniers…)

Il titolo della Lira era fissato a denari 10.18, cioè la media ponderale tra la bontà del Testone di Savoia e quello di Piemonte.
Per evitare, tuttavia, che la moneta minuta (soldi, quarti di soldo e denari) prendesse la via dell’estero, dato l’intrinseco in argento, ne fu leggermente ribassato il titolo (6 grani per 20 pezzi).
Per favorire il commercio, in seguito furono coniate monete da Soldi 4, che presero il nome di Bianchi.
La riforma, inoltre, inizialmente, prevedeva il ritiro dei pezzi facenti parte del vecchio sistema monetario, tuttavia, per mancanza di una quantità sufficiente di nuove monete, all’atto pratico, queste ultime affiancarono, ma non sostituirono mai completamente le precedenti, tanto che, fu autorizzata, anche dopo il 1562, la coniazione di Fiorini in argento, quarti di Piemonte e Forti.
Alla morte di Emanuele Filiberto, il figlio Carlo Emanuele I ripristinò l’antico sistema, riservando quello del 1562 ai soli conti dello Stato .

1.5 Il documento

Viene qui riportata la trascrizione degli stralci più significativi, dell’editto del 1562 (si noti l’uso dell’Italiano, introdotto da Emanuele Filiberto, negli atti ufficiali):

[quote_box_center]Emmanuele Filiberto per gratia di Dio Duca di Savoia, […]
Considerando quanto importi al bene pubblico, che il fatto delle monete sia con buoni ordini stabilito, abbiamo giudicato […] provvedere a tutti i disordini, che per addietro sono corsi, così nel modo di spendere esse monete, come nella maniera di fabbricarle, intorno alla qual cosa, […] Ci è paruto esser necessario a questo effetto di riformar, e stabilir di nuovo gli ordini della Fabbrica delle nostre monete, con li quali primieramente abbiamo provveduto, che esse monete possano star a paragone con quelle de’Potentati circonvicini […], oltre di questo si è procurato di restringer le specie di esse monete a un certo, e determinato numero, e che le pezze vengano a corrispondere tra loro nel valore, con proporzione tale, che agevolmente si possano moltiplicare l’une per le altre, e che ciascuna delle minori moltiplicata sempre, venga a costituire giustamente qual si voglia delle maggiori così d’oro come di argento, […] abbiamo stabilito […] gli ordini seguenti[…].[/quote_box_center]

[quote_box_center]

COSTITUZIONI
Primieramente ordiniamo che tutte le somme […] negli Stati Nostri, così di qua come di là da’ Monti s’abbia a calcular, e a ridurre a nostra nuova moneta, cioè a scudi, lire, soldi, e denari[…].
Le nostre monete nuove saranno fabbricate di questa forma, e si spenderanno per lo valore sottonotato.
Doppio Filiberto d’oro di suo peso vale lire 27; il peso sarà di dinari 21, e grani 21.
Filiberto d’oro, di suo peso vale lire , e sarà al peso di dinari 7, e grani 7.
Scudo di peso di dinari duoi e grani 14, vale lire tre.
Lira d’argento di peso di denari nove, e grani venti traboccanti valeno soldi venti.
Mezze lire di peso di denari 4e grani 22, soldi dieci, e sei valeno il scudo.
Filiberto d’argento di peso di danari duoi, grani 11, vale soldi cinque, e 12 valeno il scudo.

Soldo vale danari dodici.
Quarto di soldo vale dinari tre.
Dinari dodici al soldo.
[…]
Dat. In Rivoli sotto il sigillo Ducale della Camera nostra alli 13 di marzo del 1562, e del Ducato nostro l’anno nono.
Per il Duca nostro Signore a relazione delli Signori della Camera.
Vista Solfo. P. Boschi.
In Vercelli nelle stampe di Sua Altezza.[/quote_box_center]