In ambito romano arcaico, tutto questo assume tonalità più “numinose” e talvolta anche superstiziose: la religiosità etrusco-romana ha aspetti oscuri, paurosi, diversi dalla chiara luminosità dei greci.
L’iconografia di base, nelle prime emissioni bronzee ed anche nell’argento, non si discosta nella sostanza da quella greca: alcune divinità specifiche (Giano o Fonto che sia, Bellona o Roma, Giove, Giunone, Marte, Mercurio ed altri), alcuni semidei (Ercole, i Dioscuri), gli astri, non pochi animali (delfino, cavallo, aquila, toro, serpente, gallo…), diversi oggetti (che saranno numerosissimi poi come marcature di conio), prore di navi. Certo, la scelta degli animali e degli oggetti non sembra rispondere ad una simbologia così chiara, o almeno per noi comprensibile.
Con la lupa compaiono subito anche i gemelli, figure decisamente umane legate al mito fondativo della città: uno sarà il primo re, dopo aver ucciso il fratello (a Roma, il sangue scorre subito!)
Più avanti, nella monetazione argentea repubblicana le presenze umane si faranno molto frequenti: si tratta di antichi eroi o di personaggi storici, tratti quasi sempre dall’albero genealogico (reale o presunto) dei magistrati monetali. Vediamo così: il pastore Faustolo che trova i gemelli (( RRC 231/1A Il pastore Fostlus (Faustolo) trova i gemelli allattati dalla lupa, sotto al fico ruminale, sul quale sono posati alcuni uccelli. )); il ratto delle Sabine (( RRC 344/1B di Titurius Sabinus, 89 a.C. Due romani rapiscono altrettante sabine. )); Tarpeia uccisa dagli scudi (( RRC 344/2B, di Titurius Sabinus, 89 a.C. Tarpeia tra due soldati, che stanno per schiacciarla coi loro scudi. )); L. Marcius Philippus (( RRC 293/1 di L.Marcius Philippus, 113 a.C. Testa del re Filippo V di Macedonia, col tipico elmo ; statua equestre di L.Philippus al rovescio. )); il re Aretas e Publius Hypsaeus (( RRC 442/1B, di M.Aemilius Scaurus e P.Plautius Hypsaeus, 58 a.C. Il re Areta a fianco di un cammello; al rovescio, nel campo, CAPTU (Caius Hypsaeus consul preinvernum captum). )); M.Lepido che incorona Tolomeo V (( RRC 419/2, M.Aemilius Lepidus, 61 a.C. Testa turrita della città di Alessandria. Al R., M.Lepidus incorona Tolemeo V d’Egitto. )); Silla col re Bocchus e Giugurta prigioniero (( RRC 426/1, Faustus Cornelius Sulla, 56 a.C. Silla seduto su un palco e, dietro di lui, Giugurta prigioniero; il re Bocchus è inginocchiato. )); e molti altri.
L’etica repubblicana vietava la raffigurazione di personaggi viventi, regola che venne immancabilmente infranta da Giulio Cesare dictator perpetuus nel 44 a.C., pochi mesi prima della morte. Si può anzi ipotizzare che proprio la sua decisione di porre il proprio ritratto sulle monete sia stata l’ultima goccia che fece traboccare l’indignazione di Bruto e della sua parte politica (( Junius Brutus comunque, magistrato monetario nel 54 a.C., aveva raffigurato su un denario il proprio avo barbuto L.Junius Brutus con un ritratto che forse alludeva a lui stesso. Aveva anche rappresentato Servilius Ahala, colui che aveva ucciso il traditore Spurius Melius nel 439 a.C.: eloquente manifesto repubblicano ed anticipazione in pectore del cesaricidio (F.Catalli, Le immagini del potere, 2005). )).
Si apre così il periodo imperatorio, uno dei più agitati e sanguinosi della storia di Roma; appaiono ritratti di molti condottieri e capi-fazione, da Sesto Pompeo (( Pompeo Magno fu rappresentato, ma solo dopo la sua morte, su monete emesse dal figlio Sesto Pompeo. )) ad Ottaviano, da M.Antonio a Lepido, Labieno e Cassio. Si respira già l’aria del principato.
Augusto inaugurerà la nuova fase, pur con abili mimetismi, ma allo stesso tempo vorrà essere (o apparire) il restauratore del buon tempo antico. Sui suoi denari troviamo molte divinità, armi, trofei, monumenti, animali sacrificati, astri e simbologie di ogni genere. Non mi soffermo qui sulla ritrattistica di Augusto, trattata da molti AA (M.Sapelli e F.Catalli, Le immagini del potere, 2005; A.Morello, Il ritratto monetale di Augusto, Monete Antiche n. 52, 2010). Mi basta accennare all’evoluzione dai ritratti giovanili di Ottaviano, al “Tipo di Azio” dopo il 31 a.C., al tipo elaborato dopo il 27 a.C. (simile alle fattezze della statua detta di Prima Porta) ai ritratti della maturità avanzata.
Compaiono però, oltre a quella dell’Augusto, altre figure umane: un barbaro inginocchiato, i nipoti Caio e Lucio, Agrippa, il console Aquillius Florus, ecc. Questa varietà di temi, che probabilmente non ha eguale nei suoi successori, anticipa tutta l’iconografia imperiale. In essa, al diritto non manca mai il ritratto dell’imperatore, improntato al “realismo romano” sino alla fine del III secolo, poi sempre più lontano da precise caratteristiche fisionomiche, se non per la presenza di elementi grossolani (presenza o assenza di barba, capigliatura più o meno abbondante, ecc.)
Le considerazioni che seguono, quindi, si riferiscono principalmente ai rovesci.