Nel marzo dello scorso anno 1887 un villano, arando un campo presso Siderunda, piccolo villaggio a sette ore dalla città di Scio, urtava col l’aratro in un’urna di terra, la quale si rompeva, mettendo allo scoperto un tesoretto di moneto d’argento. Ciò avveniva nelle vicinanze di una vecchia muraglia, indizio di qualche palazzo o castello che anticamente vi sorgeva.
Rare volte avvenne di trovare in così piccolo ripostiglio tanta messe di materiali nuovi e interessanti per la numismatica. Gli è quindi con gran piacere che abbiamo stesa la descrizione e una breve illustrazione delle nuove monete apparse, monete di tale importanza e di tipo cosi nuovo, che al loro primo apparire lasciarono perplessi parecchi numismatici perfino sulla loro autenticità. Pure, se un certo riserbo e una certa prudenza sono più che naturali in simili casi, crediamo che oggi qualunque dubbio debba esser messo da parte, considerando prima di tutto il tipo delle monete stesse, che per un occhio pratico è la guida più sicura, poi la grande varietà di conii ((Esaminando attentamente le sole monete rare di Scio appartenenti a questo ripostiglio e passate per le nostre mani, abbiamo constatato che per fabbricarle sarebbero occorsi non meno di quaranta conii diversi)). Fra tutte le monete di questo ripostiglio non ne abbiamo trovate due che appajano prodotte da un medesimo conio, e un falsario non vi avrebbe certo trovato il suo tornaconto, principalmente ai prezzi esigui a cui tali monete furono vendute originariamente. Le reiterate domande successive degli amatori e gli alti prezzi a cui salirono in seguito ne avrebbero poi indubbiamente promossa la fabbricazione, se tali monete fossero il prodotto di conio moderno.
Il ripostiglio non giunse fino a noi intatto; pure dalle monete avute e dalle diverse informazioni assunte possiamo darne, se non con assoluta certezza, almeno con moltissima approssimazione il contenuto.
Ecco la distinta delle monete:
Autorità | Tipologia | Quantità |
---|---|---|
Rodi. — Elione de Villeneuve (1319-1346) | Gigliati | 9 |
Rodi. — Elione de Villeneuve (1319-1346) | Aspri | 4 |
Carpentrasso. — Giovanni XXII (1316-1344) | Grossi | 3 |
Napoli. — Roberto d’Angiò (1309-1343) | Gigliati | 80 |
Venezia. — Francesco Dandolo (1328-1339) | Matapani | 40 |
Venezia. Bart.° Gradenigo (1339-1342) | Matapani | 35 |
Scio. — Paleologo e Benedetto II Zaccaria (1310-1313) | Matapani | 1 |
Scio. Martino Zaccaria solo (1315-1329) | Matapani | 2 |
Scio. Galeazzo Maria Sforza (1466-1476) | Grossi o Gigliati | 6 |
Scio. Maona — Anonime (secolo XV) | Grossi o Gigliati | 4 |
Scio. Maona — Dogi anonimi (secolo XV) | Grossi o Gigliati | 5 |
Scio. Lodovico XII re dì Francia (1500-1512) | Grossi o Gigliati | 5 |
Lasciando da parte le monete di Rodi, Carpentrasso, Napoli e Venezia, che non offrono nulla di speciale o di differente da quelle già ripetutamente pubblicate, limiteremo le nostre osservazioni alle monete della zecca di Scio, a cui appartengono quelle nuove e sconosciute sia pel loro tipo, sia anche pei nomi che portano.
La zecca di Scio sotto la dominazione genovese lavorò interrottamente per lo spazio di due secoli e mezzo, cioè dal 1301, quando l’ammiraglio genovese Benedetto I Zaccaria si impadronì dell’isola colla forza, sino al 1666, quando l’isola fu conquistata dai Turchi.
Non si conosce finora alcuna moneta di Benedetto I Zaccaria, né del figlio Paleologo; se ne conoscono però alcune degli abbiatici Martino e Benedetto II, che batterono moneta di loro propria autorità dal 1314 al 1329, nel quale anno cessa il dominio degli Zaccaria, e risola è occupata dai Greci.
Nel 1347 succede nell’isola una nuova invasione. Una società di armatori genovesi se ne impadronisce, ma questa volta in nome della madre patria. Genova anzi accorda a questa società, che venne poi chiamata Maona, il pieno possesso dell’isola sotto speciali condizioni, e a patto di riconoscere l’alta sua sovranità. La Maona ebbe quindi anche il privilegio di battere moneta, purché su questa figurassero sempre le leggende delle monete genovesi dvx ianvensivm e conradvs rex r. Essa usò quindi di questo diritto interpolatamente, ma anche durante l’avvicendarsi delle varie dominazioni dei Visconti, degli Sforza e dei re di Francia su Genova, e ciò fino al 1566.
Le monete di Scio battute durante il possesso della Maona si possono distinguere in quattro classi:
A) Monete dei Dogi anonimi.
B) Monete coi nomi dei Dogi Tommaso Campofregoso (1415-1439), Raffaele Adorno (1443-1447), Pietro Campofregoso (1450-1458) o de’ principi che furono padroni di Genova.
C) Monete veramente anonime colla sola indicazione civitas chii econradvs rex romanorum.
D) Monete anonime coll’anno o l’iniziale dei Podestà dell’isola. il che permette di stabilirne in parte l’anno della coniatura, e che abbracciano l’epoca dal 1483 al 1562.
Stabilite così le serie di monete che si conoscono come battute in Scio durante il dominio dei Genovesi, veniamo ora alla descrizione delle monete di quell’officina, contenute nel ripostiglio di Siderunda e non descritte da altri autori, monete ora conservate, parte nella Raccolta del Conte Papadopoli a Venezia e parte nella nostra.
[quote_box_center]SCIO. Isola della Grecia situata nell’arcipelago delle Sporadi meridionali e prospiciente le coste occidentali dell’Asia Minore. Genova rivendicò con successo dai Veneziani il possesso di dell’isola, ratificato con il trattato di Ninfeo del 1261. Seguirono due periodi di dominazione genovese (il primo dal 1307 al 1329, il secondo dal 1346 al 1566, anno della conquista turca), durante i quali l’isola godette di una grande fioritura economica e sociale. [/quote_box_center]