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BALDESSARRI Mauro
Medaglista nato a Rovereto il 21 luglio 1942. Ottimo scultore, si è dedicato essenzialmente all’arte nummaria, rinverdendo antichi fasti dei nativi della sua terra. Dotato di tecnica eccezionale, eccelle nella manualità, mentre i suoi temi, soprattutto religiosi, hanno un vago sentore di arte etnica, dovuto ai suoi lunghi soggiorni in Africa. A Milano, dove vive e lavora, modella medaglie per vari Stati cooperando con importanti stabilimenti di coniazione.
BERTI Antonio
Nacque a S. Pietro a Sieve nel 1904 e fu allievo di Libero Andreotti, che lo indirizzò verso la pittura; nei suoi quadri, il Berti mise tutta la dolcezza del natio paesaggio toscano. Soltanto dal 1934, si dedica completamente alla scultura ottenendo importanti commesse e creando famosi monumenti. Già affermato modellatore e medaglista, ricevette importanti incarichi da varie nazioni sia per la scultura monumentale sia per la fattura di conii, anche monetali. Eccellente ritrattista, in cui rivela le sue origini calligrafiche, il Berti ha saputo aumentare le possibilità del materiale scultoreo di aderire allo spazio fisico, quasi come se le sue opere fossero fotogrammi in rilievo. E’ morto a Firenze nel 1990.
BIANCHI Francesco
Medaglista nato a Roma il 3 ottobre 1842, secondo genito di Giuseppe Bianchi. A venti anni già collaborava con il padre alla Zecca di Roma e lo aiutò quando le condizioni della salute paterna peggiorarono. Subito dopo il 1870, passò al servizio della Regia Zecca italiana, ma seguitando ad incidere i conii per le medaglie papali. Fu anche autore di bronzetti e targhe e, qualche volta, entrò in contrasto con Leone XIII, per il quale realizzò tutte le medaglie ufficiali, tanto che nel corso del 1900 ottenne la nomina ad “Incisore dei Sacri Palazzi Apostolici”, dopo essersi messo in pensione nei riguardi dello Stato italiano. Fece medaglie anche per Pio X e per Benedetto XV. Stremato nel fisico e nella psiche, Francesco Bianchi non riuscì a terminare la medaglia dell’anno V di papa Della Chiesa, perché morì nel proprio appartamento romano il 4 aprile 1918.
NOTA PERSONALE:
Forse non era stato un ‘’medaglista’’ completo,certo artisticamente non all’altezza del padre, ma in un periodo travagliato e difficile, politicamente, socialmente e culturalmente, aveva saputo mantenere viva la grande tradizione dei ‘’medajari der Papa’’, riuscendo, pur nei limiti di certi stilemi legati all’ufficialità, ad accompagnare la medaglia pontificia in pieno Novecento e talvolta a dare una libera e personale interpretazione dell’arte classica.
BIANCHI Giuseppe
Incisore italiano, nato a Cantalupo di Tivoli il 22 Settembre 1808 e trasferitosi a Roma giovanissimo, seguendo il padre, piccolo impiegato statale. A soli 15/quindici anni risulta impiegato presso la Calcografia Camerale ad incidere i rami tipografici; più tardi aprì un negozio di sigillaro. Si cimentò nell’arte del conio in età matura, dopo essersi impratichito dei suoi segreti frequentando la Scuola della Medaglia dell’Ospizio Apostolico. Nel 1851 realizza il medaglione in onore di Pio IX con l’altare della basilica lateranense. Di poi, parecchie medaglie annuali ma sempre con contratto privato, stipulato con il Direttore della Zecca di Roma; dentro la quale entrò in pianta stabile soltanto a partire dal 1859, con incarichi amministrativi di secondo piano, pur realizzando ininterrottamente le medaglie annuali degli ultimi 15 anni di Pio IX. Rifiutò di passare “al servizio dei Piemontesi” dopo il 1870, limitando la propria attività soltanto alle committenze del Vaticano; sebbene, a casua della salute malferma, negli ultimi tempi di vita, si facesse aiutare dal figlio Francesco. Giuseppe Bianchi ottenne a giugno del 1877 il tanto agognato titolo di “Incisore dei Sacri Palazzi ex Pontificis voluntate”; pochi mesi dopo, a novembre, morì.
BIANCINI Angelo
Dal borgo natio di Castelbolognese, dove vide la luce nel 1911, si trasferì a Firenze per seguirvi gli studi d’arte. Nella città toscana, ebbe modo di entrare in contatto con i migliori intellettuali fiorentini, nel periodo fra le due guerre. Fu invitato alla Biennale di Venezia del 1934 e da allora in poi, ha partecipato a numerose manifestazioni ottenendo sempre grande successo. Dallo stile armonico ma vigoroso, eccelse nella scultura a tema religioso, e portò nelle sue opere la maestria di decoratore di ceramiche, materia che per anni insegnò a Faenza. Realizzò molti modelli per medaglie, in special modo per il Vaticano e per la Repubblica di San Marino. E’ morto a Firenze nel 1988.
BODINI Floriano
Artista completo, nacque a Gemonio nel 1933 e studiò a Milano, sotto Francesco Messina. Le sue opere sono fra gli esempi più validi della scultura italiana moderna. Molti suoi capolavori sono esposti in importanti musei. Dopo aver maneggiato legno e bronzo, si cimentò anche con il marmo, ottenendo grande successo tanto da insegnare all’ Accademia di Carrara, della quale è stato anche Direttore. Il suo stile è molto aperto all’influenza europea, giacché ha ricoperto anche la cattedra all’università di Darmstadt. Autore di grandi monumenti pubblici, specialmente legato a Paolo VI, il Bodini ha cominciato a modellare medaglie nell’ultimo trentennio del XX secolo, dando vita ad opere d’intensa concettualità con un modellato assolutamente personale. Si è spento a Milano il 2 luglio 1988.
BONANOTTE Cecco [Francesco detto …]
Nato nel 1942 a Porto Recanati, è sicuramente uno degli artisti più rappresentativi della sua generazione, le cui ubbìe ha trasfigurato nel bronzo della scultura e dei pannelli. Eclettico , leggero ed elegante, il Bonanotte, che vive e lavora a Roma, ha saputo trasfondere nella medaglia l’armonia che sta alla base della sua arte, giacché nel tondello metallico ha trovato il miglior veicolo per dar saggio anche della sua perizia da calligrafo.
BRANDT Henri François
Nato a Le Chaux de Fond, in Svizzera, il 27 gennaio 1789, studiò disegno e poi incisione a Parigi a la Maison de la Monnaye sotto il Droz, specializzandosi nell’intaglio di lastre tipografiche e di conii. Avendo vinto un concorso, fu mandato a Roma all’ Académie Française e fece il primo conio di una medaglia papale, alludente alla liberazione di Pio VII. Francesco Mazio, Direttore della Zecca, si accorse dell’abilità dell’artista e lo chiamò nello stabilimento monetario papale ad incider i conii monetali; ma gli affidò pure la fattura di due medaglie annuali consecutive di papa Chiaramonti. Il Brandt divenne anche un ricercato intagliatore di cammei e di rami tipografici. Rifiutò le offerte di Luigi XVIII re di Francia, ma accettò quelle del re di Baviera di trasferirsi alla Zecca di Monaco. Partito da Roma nella primavera del 1818, l’artista arrivò nella città bavarese dopo un periglioso viaggio ed iniziò immediatamente il proprio lavoro. Morì a Monaco il 9 maggio 1845, dopo aver realizzato mole immensa di conii medaglistici e monetari.
CARDARELLA Francesco
Scultore e medaglista nato a Trieste nel 1945, ma siciliano di adozione. Nel suo atelier di Palazzolo Acreide nel siracusano, relizza modelli per sculture bronzee e per medaglie in cui trasfonde con semplicità ed eleganza, numerosi temi classici che egli rivisita con un’eccezionale purezza di tratto e di morbidezza di linee.
CALVELLI Ettore
Nato a Treviso nel 1912, viene considerato fra i migliori medaglisti moderni, per la quantità e la qualità dei modelli realizzati. Ottimo scultore, ha dedicato gran parte della vita all’insegnamento; artista dallo stile inconfondibile, ha trovato valida forma di espressione nella medaglistica, approntando centinaia e centinaia di modelli, soprattutto a oggetto sacro, che egli prediligeva, pur senza trascurare la scultura a tutto tondo. E’ morto a Ponte di Legno, città in cui risiedeva da anni, il 5 gennaio 1997.
CERBARA Giuseppe
Incisore di gemme e di conii, nato a Roma il 10 luglio 1770. Si acquistò fama come incisore di cammei e come intagliatore di rami calcografici durante il governo pontificio prima e quello napoleonico successivamente. Ascritto all’Accademia di S. Luca nel 1812, da questa data fece le prime esperienze come medaglista. Partecipò al concorso per succedere al Mercandetti come “incisore camerale” nel 1821, vincendolo ex aequo insieme a Giuseppe Girometti. Il Cerbara, insieme al fratellastro Nicola, svolse, con molto impegno, anche l’attività didattica alla Scuola della Medaglia presso l’Ospizio Apostolico ed ottenne anche da Leone XII, il titolo di “incisore particolare de’ Sommi Pontefici” con l’incarico di incidere fregi e quant’altro sugli oggetti di oreficeria destinati ai Sacri Palazzi. Pur non tralasciando la professione privata, che gli rendeva lautamente, Giuseppe Cerbara lavorò sempre in Zecca, al servizio di ben quattro Pontefici per cui realizzò conii monetali e medaglistici. Ottantacinquenne, fu messo a riposo ma Pio IX gli concesse un vitalizio, ammirato della sua arte. Giuseppe Cerbara morì a Roma il 6 aprile 1856.
CERBARA Nicola
Nato a Roma il 29 febbraio 1796, diventò intagliatore di cammei e scultore di coralli aprendo bottega propria. Pur avendo lavorato nella Zecca papale al restauro e rifacimento di conii e di punzoni fin dagli Anni ’20, vi entrò stabilmente solo a partire dal 1830, come “sovrastante” del fratellastro Giuseppe. Insieme a costui, Nicola Cerbara diresse anche la “Scuola della Medaglia” presso l’Ospizio del S. Michele, vera fucina di futuri medaglisti. Il Cerbara incise moltissimi conii per monete e per medaglie, nonché sigilli ufficiali, ed ebbe fiorente attività privata. Compromesso politicamente con la Seconda Repubblica Romana del 1849, al ripristino del potere pontificio fu chiamato, del tutto privatamente e quasi di nascosto, ad incidere la medaglia di massimo modulo di “Gaeta” per papa Pio IX. Dopodichè, dimessosi da tutte le numerose e prestigiose istituzioni culturali di cui faceva parte, fu costretto all’esilio nel 1852. Nicola Cerbara morì a Montepulciano il 28 giugno 1869.
CHUNG Yang Chen
Medaglista cinese, essendo nato a I Lan, nell’isola di Taiwan, nel 1951 che ha riscosso i maggiori riconoscimenti internazionali nel proprio campo. Ha studiato presso la Scuola dell’Arte della Medaglia di Roma, dove ha affinato la propria tecnica sia concettuale che manuale. Unisce tratti realistici a quelli fantastici tipici del proprio Paese, in una commistione di eccezionale impatto emotivo.
CONTRI Gianni
Fra i più rappresentativi artisti italiani contemporanei, è nato ad Ancona nel 1938; poeta e pittore figurativo, passa ben presto al surreale e all’informale. Nella scultura, preferisce il legno e il ferro ai materiali tradizionali. Esponente di spicco della “Transavanguardia”, il Contri abbandona la pittura per esprimersi attraverso la scultura e l’incisione. Orafo di eccezionale abilità e grafico di alta perizia tecnica, ha ricevuto moltissime committenze per monete e medaglie.
CROPANESE Filippo
Pochissime le notizie biografiche su questo incisore di cui sono ignoti la data e il luogo di nascita. La sua prima medaglia, in onore del cardinale Enrico di York, risale al 1756. E’ probabile che fosse allievo o praticante di Ferdinando Hamerani, che sostituì allorché questi fu allontanato dalla Zecca. Il Cropanese, pur senza ricevere mai alcuna nomina ufficiale, incise conii di medaglie pontificie dal 1771 al 1774. Dopo questa data, non si hanno più notizie di lui.
CVENGROSOVA Ludmilla
Artista slovacca, nata a Radosina il 17 aprile 1937, fin dalla giovanissima età ha dato dimostrazione della propria abilità. Diplomata all’Accademia d’Arte di Bratislava, città in cui vive e lavora, nei primi Anni ’60 si è data alla modellazione di medaglie. Caratterizzata da un tocco morbido nelle linee e dall’attenta e tribolata ricerca del sacro, la sua opera è esposta nei maggiori musei mondiali.
DZWIGAJ Czweslaw
E’ forse l’artista moderno più rappresentativo della Polonia, essendo nato a Nowy Wisnicz, nei pressi di Cracovia, il 18 giugno 1950. Ha iniziato giovanissimo la sua collaborazione con la Chiesa cattolica, realizzando parecchi monumenti d’arte sacra, per passare alle grandi composizioni bronzee a tutto tondo. L’artista è famoso anche per le sue battaglie civili in difesa della libertà, della pace e della tolleranza.
FABBRI Agenore
Artista italiano nato a Barba, nei pressi di Pistoia, nel 1911. Negli Anni ’30, frequenta i circoli culturali di Firenze che influenzano la sua arte in senso modernista. Nel secondo dopoguerra, passa decisamente all’Espressionismo, ed attraverso un’arte tutta propria, fatta di spacchi e tagli nei materiali e giochi policromi, accentua un’esasperata drammaticità espressiva. Celebri le sue opere in bronzo che hanno per soggetto gli animali. Il Fabbri eccelse essenzialmente nella modellazione della ceramica, che elevò al rango di arte scultorea vera e propria. E’ morto a Savona il 2 novembre 1998.
FAZZINI Pericle
Tra i più celebri artisti italiani del XX secolo, nacque a Grottammare il 4 maggio 1913. Dopo le prime esperienze nella falegnamerìa patrerna si trasferì a Roma, dove affinò la propria tecnica. Avendo esposto nelle maggiori mostre europee, nel 1935 apre un proprio studio in via Margutta. Profondamente segnato dall’esperienza bellica, le sue opere esprimono la sofferenza dell’umanità riscattata dal soffio divino, tant’è che viene definito lo “scultore del vento”, per l’estrema leggerezza che egli seppe trasfondere nel metallo. Autore di numerosi bozzetti per monete e medaglie, fu legato da personale amicizia con Paolo VI, che gli affidò la scultura della “Resurrezione” nell’Aula Nervi e con Giovanni Paolo II. Il Fazzini è morto a Roma il 4 dicembre 1987.
FUSCO DANIELA
Nasce a Roma il 21 giugno 1969. Si forma presso la Scuola dell’Arte della Medaglia. Come allieva del Veroi ha collaborato alla realizzazione della copia della statua di Marco Aurelio, della Colonna Antonina e di altri monumenti antichi. Dopo aver inciso una serie monetale per il Vaticano, nel 2002 ha vinto il concorso internazionale per la realizzazione del monumento alla “Lira italiana”, posto a Rieti. Autrice di molte medaglie per Enti pubblici e privati, ha disegnato la “annuale” del 2008 per il regnante Benedetto XVI.
GALLO Oscar
Nato a Venezia il 20 luglio 1909, si trasferì giovanissimo con la famiglia a Prato, dove frequentò il liceo artistico. Soggiornò a lungo all’estero, dove fu influenzato dalle nuove tendenze pur senza mai rinunciare ad un classicismo rivisitato, il Gallo diventò titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, incarico che tenne per molti anni. Morì nella città lagunare, dove aveva il proprio ateliere, nel 1994.
GIAMPAOLI Pietro
Incisore italiano nato a Buja, in Friuli, nel 1898. Fece le prime esperienze nell’officina paterna, poi andò a studiare all’Accademia di Brera e a Venezia. Trasferitosi a Roma, si diede alla medaglistica, specialmente quella fusa in cui eccelleva, ricevendo numerose commitenze da privati. Nel 1936, il Romagnoli lo volle come incisore capo alla regia Zecca italiana. Da allora, la carriera del Giampaoli divenne fulgida. Considerato fra i più grandi incisori contemporanei per sapienza e per abilità tecnica, realizzò conii per monete e medaglie di molti Paesi europei, oltreché per l’Italia e per il Vaticano. Fu Giovanni XXIII ad affidare al Giampaoli, al quale lo legava profonda e sincera amicizia, la realizzazione delle proprie medaglie ufficiali, dopo la morte del Mistruzzi. Il Giampaoli assolse alla perfezione il gravoso compito, anche per i primi tre anni del regno di Paolo VI. Le novità in senso modernistico introdotte in curia, gli tolsero tuttavia questo incarico. Pietro Giampaoli è morto a Roma nel febbraio 1998, ultracentenario.
GIANDOMENICO (Di Giovandomenico detto…) Sergio
Incisore italiano, fu assunto nel 1947 alla Zecca di Roma, città in cui è nato il 23 novembre 1924. Dopo aver frequantato la Scuola dell’Arte della Medaglia, è diventato incisore-capo. Realizzò numerosi conii monetali e di medaglie per numerosi Paesi, avendo dedicato l’intera sua attività all’arte nummaria. Artista dotato di eccezionale manualità, mostra ottima destrezza nell’equilibrio dei volumi e grande capacità di inserire armoniosamente le figure nel ristretto spazio del tondello metallico.
GIANNETTI Gino [Luigi detto….]
Nato a Montorio Romano, nella bassa Sabina, nel 1951, è autodidatta in pittura: i suoi primi quadri sono caratterizzati da un ipercolorismo di natura espressionista. Negli Anni ’80 si è dedicato esclusivamente alla scultura, sotto la guida di Pericle Fazzini, pur senza dimenticare l’attività di incisore grafico. Artista dotato di ferrea tecnica, trasfonde nelle proprie opere il linguaggio della propria utonoma invenzione, attraverso contrapporsi di masse che derivano da un preciso etimo rinascimentale.
GIROMETTI GIUSEPPE
Incisore, gemmografo ed orafo, Giuseppe Giormetti vide la luce a Roma il 7 ottobre 1780. Apprendista del Canova per la scultura, fu, per l’incisione dei conii, anche allievo del Mercandetti, al quale successe nel 1821, seppur in alternanza con Giuseppe Cerbara. Apprezzato incisore di pietre dure, campo nel quale aveva acquisito grande fama, fu soprattutto medaglista sia per lo Stato pontificio sia per i privati. Entrato in contrasto con Giuseppe Cerbara per motivi economici e di prestigio, Giuseppe Girometti ebbe la sventura di vedere il proprio figlio Pietro coinvolto in un processo per connivenza con la II Repubblica Romana. Da queste vicissitudini, Giuseppe Girometti non si riprese mai, anzi, colpito da grave malattia, rifiutò le cure mediche e si spense il 17 novembre 1851; fu sepolto in S.Maria del Popolo e per la sua tomba, aveva personalmente scolpito l’autoritratto e l’epitaffio.
GIROMETTI Pietro
Incisore nato a Roma il 28 settembre 1811, secondo maschio di Giuseppe Girometti. Ebbe un’ottima istruzione e nel 1831 già lavorava in pianta stabile alla Zecca con l’incarico di rinettare i conii. Al 1837 risalgono le sue prime medaglie per Gregorio XVI. Insieme al padre ed ai fratell(astr)i Cerbara, Pietro Girometti aveva intrapreso l’emissione di una serie di medaglie dedicate agli Italiani Illustri che non ebbe molto successo. Ebbe il grado di “vice incisore soprastante” nel 1847 e, suo malgrado, fu costretto a ricoprire il ruolo di Direttore della Zecca di Roma, durante il periodo della II Repubblica Romana. Il processo che ne seguì, al ritorno del Papa, tuttavia lo scagionò completamente da ogni accusa, ma gli costò l’allontamento dalla Zecca, nella quale fu riassunto, ma con grado inferiore a quello precedentemente ricoperto. Fece medaglie, tra cui le annuali e quelle della Lavanda, ma sempre grazie ad un contratto ad personam con le autorità di Zecca. Pietro Girometti morì a Roma il 13 luglio 1859 e fu sepolto in S. Maria del Popolo, accanto al padre. Solo qualche anno più tardi, grazie alla generosità di amici, fu possibile ergere la lapide, da lui stesso disegnata, sul suo sepolcro.
GRECO Emilio
Sicuramente fra i più famosi artisti italiani, Emilio Greco nacque a Catania l’ 11 ottobre 1913. Appena ventenne, iniziò ad esporre, dando forma alla propria natura artistica , ispirata agli ideali di solidità e di chiarezza mediterranea. Nell’immediato dopoguerra si trasferì a Roma ed insieme a Guttuso, Manzù, Marini e tanti altri diede vita al “gruppo neorealista”, determinato anche da ben precisi orientamenti sociali e politici. La fama di Emilio Greco, attraverso le sue opere, si è diffusa in tutto il mondo. Autore di importanti monumenti bronzei, è stato anche ottimo disegnatore ed eccellente modellatore per medaglie; in alcune di queste, l’artista ha trasferito il suo “senso della vita che è molto breve, per chi non ha speranza dell’aldilà”. Emilio Greco è morto a Roma nel 1995.
HAMERANI ALBERTO
Primo esponente italiano della più importante famiglia di incisori che abbia mai lavorato al servizio dei papi, Alberto Hamerani nacque a Roma il 6 ottobre 1620 da Johann Hermannskircher, artigiano bavarese specializzato nell’incisione di caratteri tipografici, e da Margherita Corradini, figlia di un orefice impiegato in Zecca. Il padre, con un po’ d’orgoglio nazionalistico, tenne a precisare che il neonato era “todesco e bavaro”. Rimasto orfano di madre, Alberto seguì il padre, risposatosi, a Livorno dove il vecchio Johann lavorava nella costruzione del porto e dove morì di malaria il 17 agosto 1644. allora il giovane Alberto tornò a Roma, impratichito nell’arte di incidere medaglie e dove sposò Marta Agucchi, sorellastra della matrigna. Alberto fu chiamato a lavorare anche alla Zecca di Massa, dove incise conii monetali e, forse, medaglistici. Rientrato a Roma, Alberto fu impiegato nella Zecca papale incidendo alcune matrici per monete di Alessandro VII, ed entrando nel circolo della regina Cristina, il cui ingresso a Roma aveva celebrato con una medaglia nel 1655. Proprio in quegli anni, si trasferì con tutta la famiglia in una casa in affitto in Via dei Coronari, che ben presto diventerà un’officina d’incisione e vero e proprio stabilimento di coniazione. Seguitando ad incidere conii per medaglie private che trovavano un ottimo mercato, Alberto Hamerani spirò il 21 giugno 1677, proprio mentre il figlio Giovanni Martino consegnava alla Camera Apostolica la prima della trentennale serie delle medaglie annuali, che avrebbe fatto ad majorem Petri gloriam.
HAMERANI GIOVANNI MARTINO
Figlio di Alberto, nacque a Roma il 10 febbraio 1646 e, adolescente, seguì il padre a lavorare nella zecca di Massa, dove si impratichì nel mestiere di incisore. Tornato a Roma nel 1670, lavorò all’officina “All’insegna della Lupa” in via dei Coronari di Cristoforo Marchionni, la cui figlia, Brigida, sposò nel 1676. Proprio in quell’anno, all’elezione di papa Innocenzo XI, fu nominato, con la mallevadoria del suocero, incisore camerale e “maestro de li ferri”, cioè incisore di coni monetali; si dimise da quest’ultima carica nel 1692, non accettando la riduzione di stipendio. Giovanni M. Hamerani fu ascritto alle maggiori Accademie dell’epoca e frequentò il cenacolo della regina Cristina; amico di esponenti di curia e di intellettuali, portò la sua officina a fama europea, fornendo di medaglie e di conii di monete numerosissime corti. Colpito da ictus cerebrale nella tarda primavera del 1702, fu aiutato nel proprio lavoro dai figli Ermenegildo e Beatrice. Giovanni M. Hamerani morì a Roma il 28 giugno 1704 e fu sepolto nel Cimitero Teutonico, accanto all’adorata figlia primogenita.
HAMERANI BEATRICE
Primogenita di Giovanni Martino, ebbe i natali a Roma il 14 settembre 1677. Poté godere di un’istruzione di prim’ordine, certamente non comune alle fanciulle dell’epoca. Abilissima nell’incisione di cristalli, seguì in questo campo le orme della zia Anna Cecilia Hamerani, ma non disdegnò neppure di incidere conii medaglistici. Per aiutare il padre malato, fu Beatrice ad incidere la medaglia annuale del 1702 per papa Clemente XI. Sposata ad un orefice, morì giovanissima il 25 febbraio 1704, per un tumore al cervello.
HAMERANI ERMENEGILDO
Primogenito maschio di Giovanni Martino Hamerani, nacque il 25 settembre 1683 e si avviò con ottimi risultati alla professione paterna. Anzi, quando il padre non poté più lavorare a causa della malattia, Ermenegildo fu nominato, nel 1704, incisore camerale per le medaglie e incisore principe per le monete, realizzando alcuni dei più bei esemplari numismatici del regno di papa Clemente XI. Uomo mondano, intimo amico dei maggiori intellettuali, non solo romani, del tempo, per l’intero anno 1730 lavorò alla zecca di Palermo. A poco a poco, Ermenegildo smise di dedicarsi all’attività lavorativa per dedicarsi alla “Società per fare medaglie” che aveva costituito insieme ai fratelli e che, anche grazie all’immensa collezione di conii di famiglia, diede agli Hamerani il monopolio della medaglistica italiana. Trascorse gli ultimi anni nella villa che si era fatto costruire alle pendici di Monte Mario, ma, gravemente malato, tornò nella casa-officina di via dei Coronari per morirvi il 29 novembre 1756.
HAMERANI OTTONE
Era il settimo figlio di Giovanni Martino Hamerani e di Brigida Marchionni, nato a Roma il 5 novembre 1694; studiò dal nonno materno, e venne nominato nel 1730 “incisore soprastante” alla Zecca di Roma, giacché il fratello Ermenegildo si trovava, allora, a Palermo. Da qui in poi, entrambi i fratelli ebbero il monopolio dell’incisione di monete, medaglie Agnus Dei e quant’altro nella Zecca pontificia, ed incrementarono pure i loro affari privati. Nel 1734-37, i due fratelli Hamerani gestirono una Zecca provvisionale per conto dello Stato, situata nella loro casa-officina di Via dei Coronari; ma furono implicati in uno scandalo finanziario che portò alla sua chiusura. In seguito alla riforma della Zecca, passata alle dirette dipendenze della Camera Apostolica, Ottone Hamerani vide di molto decrescere le proprie entrate e si trovò in disagiate condizioni economiche, avendo sette figlie da maritare, per ciò provò a vendere la collezione di conii di famiglia. Ottone Emerano Hamerani morì il 21 marzo 1761, nella stessa casa che l’aveva visto nascere.
HAMERANI FERDINANDO
Primogenito maschio di Ottone Hamerani e di Teresa Velli, Ferdinando nacque a Roma il 20 maggio 1730. Collaborò con il padre sia nell’attività privata che in quella pubblica alla Zecca papale, e gli successe come incisore camerale nel marzo 1761. Angustiato da preoccupazioni economiche, tentò, fin dal 1764, di vendere l’avita collezione di famiglia dei conii papali e di devozione. Nel 1771 fu licenziato dalla Zecca ma vi fu riassunto cinque anni più tardi, con i medesimi incarichi precedenti, anche grazie all’interessamento di papa Pio VI. Costretto per motivi finanziari ad abbandonare la casa-officina di via dei Coronari, si trasferì in un appartamento in affitto nei pressi di Torre Argentina. Nella primavera del 1788, stanco e malato, si ritirò a vita privata, lasciando il proprio incarico al figlio Gioacchino. Ferdinando Hamerani morì a Roma il 25 novembre 1789.
HAMERANI Gio(v)acchino
Primogenito di Ferdinando e di Antonina Fuga, Gioacchino Hamerani nacque a Roma il 4 giugno 1761. Fece pratica nella famosa zecca paterna e fu assunto da quella statale con il compito di incidere i sigilli per le dogane. Di salute assai cagionevole, Gioacchino Hamerani fu nominato “vice” del padre nel 1788 per poi sostituirlo alla di lui morte nell’anno successivo, ma sempre con incarico ad interim. Soltanto il 18 aprile 1794, ottenne il titolo di “incisore camerale”, ribadito nel gennaio 1796, però dovette condividerlo con il Mercandetti. Minato dalla tisi, Gioacchino Hamerani si spense a Roma il 12 ottobre 1797, fra le braccia del fratello.
HAMERANI Giovanni
Il secondo genito di Ferdinando Hamerani vide la luce a Roma il 30 luglio 1763. Si dedicò alle Belle Arti e, giovanissimo, fu a Parma con il compito di arredare la locale Biblioteca Palatina. Tornato a Roma, aiutò il padre ed il fratello, senza tuttavia prendere parte attiva alla professione di incisore. Fu Giovanni Hamerani a condurre in porto la delicata trattativa che portò all’acquisizione definitiva, da parte della Zecca, dei conii della sua famiglia. Negli ultimissimi anni del ‘700, si dedicò materialmente alla fattura di conii monetali. Nell’anno 1800 venne chiamato da Francesco Mazio alla realizzazione delle medaglie di Pio VII, pur senza alcuna veste ufficiale. Accademico di S. Luca, ivi insegnò Arte della Medaglia quando Roma fu annessa all’Impero francese. Malato anch’egli di tisi, dopo la Restaurazione vendette quel poco che rimaneva del patrimonio di famiglia e risiedette in varie località dei Castelli Romani, sfruttandone la salubrità dell’aria. Tornato a Roma dopo il matrimonio dell’unica figlia, vi morì il 13 novembre 1846. fu sepolto in S.Carlo ai Catinari, accanto all’amato fratello Gioacchino.
HANSING Ernst Günter
Nato a Kiel nel 1929, già alla fine degli Anni ‘50 diventa famoso per i suoi ritratti, sia pittorici che scultorei, che riecheggiano il grande espressionismo tedesco fra le due guerre. L’Hansing, pure affermato grafico ed ideatore di nuove architetture, nelle sue opere, dai tratti secchi e spigolosi, tende continuamente all’ascesa del principio materiale per congiungersi con lo spirituale.
MANFRINI Enrico
Medaglista italiano, nato a Lugo di Romagna il 27 marzo 1917. Studiò all’Accademia di Brera, di cui fu anche insegnante di scultura per molti anni. Legato da personale amicizia con Giovanni Montini, il Manfrini ha realizzato parecchie medaglie e monete per il Vaticano, pur non dimenticando la scultura monumentale. Egli si autodefinì uno scultore d’arte sacra, giacchè nell’arte sacra ci sono i più bei soggetti, sempre trattati però con stile del tutto personale e riconoscibile. Morì a Milano il 19 maggio 2004.
MANZU’ (Manzoni detto…) Giacomo
Tra i più significativi artisti italiani del XX secolo, nato a Bergamo il 22 dicembre 1908. Autodidatta, si trasferì a Milano negli Anni ’30, ed entrò in contatto con i più significativi movimenti culturali dell’epoca. Maestro del modellato nello spazio plastico, il Manzù si avviò piuttosto tardi all’arte medaglistica, ma ne raggiunse ben presto le vette. Incise pure conii monetali per alcuni Stati europei. E’ morto ad Ardea, dove, dal 1969, è presente la “Raccolta permante d’arte Amici di Manzù, il 17 gennaio 1991.
MASINI Anna Lisa
Nata a Roma nel 1966 e diplomatasi al liceo artistico, la Masini, allieva della Scuola dell’Arte della Medaglia, fu assunta in Zecca, dove tuttora è impiegata, nel 1991 e ha sempre dato dimostrazione della propria abilità sia nella modellazione, sia, soprattutto, nell’incisione vera e propria del conio, lavorandone direttamente il metallo.
MERCANDETTI Tommaso
Nato a Roma il 2 dicembre 1758, fin da giovanissimo diede mostra di grande abilità, tanto da aprire, dodicenne, una bottega di intagliatore. L’architetto Luigi Valadier gli affidò la realizzazione di alcuni coni monetali per la Zecca papale, fino a che il Mercandetti venne nominato incisore camerale insieme a Gioacchino Hamerani, il 16 gennaio 1796. Gravemente compromesso con la Prima Repubblica Romana, per la quale aveva lavorato, fu costretto all’esilio, ma ricevette commissioni, a compenso ridotto e con contratto privato, dalla zecca papale, finché, nel 1807, fu reintegrato nell’incarico. Però, dissidi con le autorità lo costrinsero di nuovo all’esilio. Tornò a Roma quando questa diventò la seconda città dell’Impero napoleonico e lavorò per i Francesi; cosa che gli valse, dopo il 1815, l’ostilità della curia vaticana. Dopo parecchie inchieste, il Mercandetti fu riabilitato nel 1818. Gravato da pesanti ristrettezze economiche morì a Roma l’ 11 maggio 1821. viene considerato unanimamente uno dei più grandi incisori artisti a cavallo dei due secoli, per quantità di materiale prodotto e per la sua qualità.
MERIGHI Giuseppe
Nato a Carpi nel 1930, il Merighi ha studiato a Bologna. Dapprima pittore ed eccellente ritrattista, si è poi dedicato alla scultura e specificatamente alla modellazione di medaglie, campo nel quale gode di meritata fama. Scultore elegante e raffinato, il Merighi è capace di cogliere gli atteggiamenti più spontanei ed espressivi dei soggetti che ritrae, utilizzando, talvolta, una prospettiva che sembra andare al di là della materia. Il Merighi è morto tragicamente a Carpi nel 2008.
MINGUZZI Luciano
Nato a Bologna nel 1911, si formò alla guida del padre, anch’egli scultore. Espose le sue prime opere poco più che ventenne, riscuotendo immediato successo di pubblico e plauso di critica e le sue opere sono esposte nei maggiori Musei del mondo. Pervaso da profondo senso religioso, il Minguzzi modellò anche la quinta porta del Duomo di Milano e quella della basilica vaticana. Nel corso della sua fulgida carriera artistica ha realizzato parecchi modelli per medaglie e per monete. Si è spento a Milano il 30 maggio 2004.
MISTRUZZI Aurelio
Medaglista italiano nato a Villaorba di Udine il 7 febbraio 1880. benchè avesse preso il diploma di agrimensore, sentì un irrefrenabile impulso verso l’arte che lo portò a frequentare l’Accademia di Brera e quella di Venezia. Venuto a Roma, si diede alla scultura a tutto tondo in cui ebbe una certa fama. Benchè non fosse un professionista della medaglia, la Santa Sede lo scelse, tramite apposito concorso, per realizzare l’annuale del 1922 di Benedetto XV. Da quel momento in poi, fino alla morte, Aurelio Mistruzzi fece tutte le medaglie ufficiali del Vaticano e disegnò anche le prime monete del nuovo Stato. Legato da sincera e personale amicizia con Camillo Serafini e, soprattutto, con Pio XI ottenne da questi, il 25 giugno 1932, la nomina perpetua ad “incisore dei Sacri Palazzi Apostolici” , egli fu l’ultimo artista a ricoprire tale carica. Pur non tralasciando la scultura e l’oggettistica, il Mistruzzi rifulse soprattutto nella modellazione delle medaglie, non solo per il Vaticano. Dopo il secondo conflitto mondiale, la sua vena si appannò leggermente, anche in seguito a tristi vicende personali, ma rimase sempre ad ottimi livelli. Si racconta che l’artista ricevette il viatico sul letto di morte da Giovanni XXIII in persona. Era la vigilia di Natale del 1960.
OLIVA Otmar
Scultore slovacco nato ad Olomuc il 19 febbraio 1952. Si è formato sotto il grande Vladislav Vaculka. L’Oliva intende restituire all’arte il senso del sacro che aveva in passato e che sembra aver perso nella società consumistica. Perciò si è dedicato, pur accanto alla libera espressione, agli arredi liturgici, in senso lato, che forgia nel suo laboratorio a Velehrad.
PASINATI Giovanni e Giuseppe
Si tratta in realtà di due fratelli: Giovanni, nato a Vicenza il 21 Febbraio 1755, e Giuseppe nato il 2 Settembre 1756, che usavano firmare le loro opere con il solo cognome. Seguirono il padre a Roma, ove costui aveva aperto bottega di intagliatore; ottimi sigillari entrambi, di chiara fama, i fratelli Pasinati diventarono nel 1801 “Sigillari dei Sacri Palazzi”. Pur avendo inciso qualche medaglia per i privati, i Pasinati furono chiamati, a metà del 1814, a prestare la loro opera nella Zecca papale, realizzando conii monetali e di qualche medaglia, tra cui l’Annuale. Coinvolti in una brutta storia ed accusati di malversazione, furono posti sotto processo, dal quale però uscirono assolti. Tranne qualche opera secondaria, non lavorarono mai più per la Zecca di Roma. Giuseppe Pasinati morì nel 1829, qualche anno dopo il fratello. La “ditta di medaglie e sigilli” da loro fondata seguitò ad esistere fino agli Anni ’60 del XX secolo.
PASSAMONTI Salvatore
Incisore romano nato nell’ultimo quarto del XVIII secolo, di cui si hanno scarsissime notizie. Da giovane si diede all’intaglio dei cammei, ma con scarsi esiti economici. Fu allievo del Canova per la scultura e del Mercandetti per la numismatica. Assunto nel 1818 alla Zecca, ebbe la ventura di incidere medaglie per Pio VII, fra cui due annuali consecutive, i cui coni furono acquistati dallo Stato nel 1822. Dopo tale data non si hanno più notizie documentarie su di lui, sebbene c’è chi ha ipotizzato che sia morto nel 1851.
PERNAZZA Uliana
Diplomata al liceo artistico di Roma, città in cui è nata il 2 gennaio 1959, la Pernazza ha studiato nella prestigiosa Scuola dell’Arte della Medaglia presso la Zecca di Roma, della quale è diventata incisore nel 1984 realizzando una “medaglia – calendario”. Ha eseguito numerosi modelli per medaglie e conii per monete; attività a cui ora affianca l’insegnamento in quella stessa scuola che la vide allieva.
PETRASSI Silvia
Incisore bozzettista della Zecca di Roma dove è nata nel 1965. Molti i suoi lavori in campo numismatico; le sue opere sono pregne di elevate doti figurative e di uno spiccato gusto per l’armonia e l’equilibrio delle forme. E’ stata la prima donna a realizzare una medaglia annuale pontificia, quasi tre secoli dopo Beatrice Hamerani nel 1702.
ROCCHI EMANUELA
Nata a Roma nel 1974, è ottima designer dagli interessi più disparati: spazia dalla scultura all’arte orafa, dalla grafica alla pittura in un turbinio di interessi, verso i quali indirizza il suo versatile talento creativo.
ROMAGNOLI Giuseppe
Grandissimo incisore italiano, nato a Bologna il 14 dicembre 1872. Fin da 1897 espone nelle maggiori mostre italiane, finché nel 1909 viene chiamato a Roma a dirigere la nuova Scuola dell’Arte della Medaglia presso la Zecca, incarico che reggerà indefesso per quasi mezzo secolo. Incisore capo nella stessa zecca, il Romagnoli fece un numero infinito di conii per monete sia del regno d’Italia sia della Repubblica. Anche la sua attività in campo medaglistico, o per dovere d’ufficio o per diletto, è enorme. Il Romagnoli segnò veramente un’epoca in campo nummario; lo testimoniano i numerosissimi riconoscimenti ricevuti. E’ morto a Roma, ultranovantenne, nel 1966.
SCORZELLI Lello
Scultore dallo stile inconfondibile, eclettico e versatile,Lello Scorzelli nacque a Napoli il 1 novembre 1921 e vi fece i primi studi artistici. Fu deportato dai tedeschi durante la II Guerra Mondiale, e l’esperienza ne segnò per sempre l’anima. Amico personale di Paolo VI, fu da costui chiamato a modellare alcune medaglie per il Vaticano, dando saggio di potere passare con estrema disinvoltura dalla realizzazione di complesse scene di ampio respiro al piccolo ed angusto spazio del tondello, senza perdere un briciolo della propria valentia artistica. Lo Scorzelli morì a Roma, città in cui si era insediato stabilmente, il 20 settembre 1997.
SEVERINO Federico
Scultore e pittore italiano, nato a Brescia nel 1953, si laurea in filosofia sulle orme paterne ed è autodidatta in campo artistico. Neanche ventenne espone ad una sua prima mostra personale. Dando ampio spazio alle tematiche del sacro, il Severino da segno di fervida capacità inventiva sorretta da una profonda cultura, capace di equilibrare le forti tensioni e contraddizioni della società. Saltuariamente ha realizzato anche modelli per medaglie.
SILVA (da) FERREIRA Antonio Manuel
Scultore portoghese, nato a Lisbona nel 1956, che nel campo medaglistico ha trovato la sua completa realizzazione.Assecondando il proprio stile, di un realismo quasi fotografico alternato, e più spesso accoppiato ad una resa iconologica fantastica, il Ferreira (RG= il cognome completo è da Silva Ferreira Constao, ma egli preferisce farsi chiamare semplicemente Ferreira – cfr Voclab. Dos artsitos portugueso) ha iniziato la propria attività presso la Zecca della sua nazione, per poi ricevere committenze da svariati organismi sia pubblici sia privati di tutto il mondo.
TOFFETTI Mario
Nato a Mozzanica nel 1949, ha frequentato la prestigiosa Accademia Carrara di Bergamo, nel capoluogo. Scultore sia in marmo che in bronzo, ha ben presente il senso della sacralità: suo, ad esempio, il fonte battesimale nella Cappella Sistina in Vaticano. Occasionalmente si è dedicato alla medaglistica, ove ha portato il suo stile inconfondibile, che lo contraddistingue nel variegato panorama dell’arte italiana contemporanea.
TOMMASI Marcello
Scultore, pittore e grafico, Marcello Tommasi è nato nel 1928 a Pietrasanta di Lucca. Allievo di Pietro Annigoni, si è dedicato progressivamente alla scultura dopo che la fama gli venne dalle innumerevoli illustrazioni grafiche per libri di grande prestigio. Dopo aver realizzato importanti sculture e monumenti, esposti soprattutto in Francia, il Tommasi ha affrontato anche la modellazione delle medaglie, portandovi il suo stile nervoso e dinamico, derivatogli certamente dagli insegnamenti dell’eclettico maestro, ma rivissuto in proprio. TOT Amerigo Eclettico e poliedrico artista ungherese, nato a (Fehérvar) Csurgo il 27 settembre 1909. dopo gli studi compiuti a Budapest, si trasferì prima in Germania, nel prestigioso gruppo del Bauhaus e, dopo l’avvento del Nazismo, venne a Roma. Partigiano della resistenza italiana, iniziò a lavorare a pieno ritmo soltanto dall’immediato dopoguerra, ottenendo numerosi riconoscimenti e committenze. Fu anche attore di cinema. Amico personale di Paolo VI, realizzò numerosi oggetti di alta oreficeria e scultura per questo Papa. Budapest gli ha intitolato un museo personale. Benché i suoi disegni tendano all’astrattismo, l’arte scultorea del Tot è improntata ad un realismo fantastico. E’ morto a Roma il 13 dicembre 1984.
VEROI Guido
Scultore e medaglista nato a Roma il 21 novembre 1926. Laureato in ingegneria, si rivolse all’arte sotto la guida di Pietro Giampaoli e di Publio Morbiducci. Dal 1958 realizza modelli per monete sia per la Repubblica Italiana che per la Città del Vaticano, ma la sua vera passione è la medaglistica dove giunge a vette insuperate sia nella medaglia fusa che in quella coniata. Ecezionale modellatore, il Veroi è impegnato anche nella realizzazione di sculture a tutto tondo, ma anche opere di pittura, di bassorilievo e di vetrate.
VISTOLI Raoul
Scultore nato a Fusignano il 22 dicembre 1915; di origini contadine, manifestò subito propensione per il disegno ed abile manualità, tanto da fare tutta una serie di ritratti in terracotta di suoi concittadini, che ottennero buon successo. Nel 1938 si trasferisce a Roma, ove stringe amicizia con Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del Futurismo ed ove ottiene una cattedra all’Accademia di Belle Arti. Buon ritrattista, nel senso rinascimentale del termine, ha saputo tuttavia adattare il proprio tratto sempre al soggetto raffigurato; autore di importanti monumenti pubblici, è anche un ottimo medaglista giacché nel tondello metallico porta il suo stile ora morbido ora incisivo. Il Vistoli morì a Roma nel giugno 1990.
VOIGHT Karl
Karl Voight nacque a Berlino il 6 ottobre 1801. artista bohemién fu pittore, scultore, grafico, intagliatore. Andò a Parigi e a Londra, dove collaborò con il Pistrucci. Convertitosi al Cattolicesimo, fu anche a Roma e qui incise alcuni conii monetali per Pio VIII. Poi, per circa un trentennio, lavorò nella Zecca di Monaco di Baviera. Ritornò a Roma, patria di sua moglie, nel 1859 e fu subito ascritto, data la sua fama, alle principali Accademie culturali della città, ottenendone persino la cittadinanza onoraria. Lavorò anche nella Zecca papale, realizzando medaglie e monete di Pio IX, ma sempre con contratti a tempo di tipo privatistico. Dopo il 1870, con la caduta del potere temporale dei Papi, decise di ritornare in patria. Morì a Trieste il 13 ottobre 1874, durante il viaggio che doveva riportarlo in Germania.
ZACCAGNINI Bonfi(g)lio
Nato a Chieti nel 1793, studiò in Seminario poi venne a Roma dove era stato trasferito il padre: Bonfiglio Zaccagnini si dimostrò ottimo incisore di lastre tipografiche, ma anche abilissimo nell’intaglio dei conii, tanto che fu assunto come collaboratore dai fratelli Cerbara. Lo Zaccagnini, sempre attento alle novità tecniche, acquisì anche una certa esperienza nella galvano plastica. Assunto in Zecca con contratto a termine e relegato in ruoli secondari, l’artista tuttavia fu scelto per incidere la medaglia annuale del 1853 di Pio IX. Uomo dal carattere poco aderente alla morale dell’epoca, fu sempre in contrasto con i superiori, un rapporto di conflittualità che certamente gli precluse una brillante carriera statale. Bonfiglio Zaccagnini morì a Roma il 28 ottobre 1867.