“ E’ necessario uscire da questo disinteresse ed occorre anche superare la tendenza a trascurare lo studio delle monete comuni per privilegiare solo quelle rare. La rarità vale molto per il collezionismo, ma vale molto meno per la storia economica e sociale, una storia intimamente legata proprio alle monete più comuni, più numerose, a quelle che hanno effettivamente servito il mercato sostenendo le varie funzioni di misura dei valori, di mezzo di scambio e di pagamento, di conservazione e trasmissione di ricchezza. E’ soprattutto da queste monete più diffuse e più comuni che possiamo trarre notizie sulla storia economica e sulla vita della loro epoca .”
Murari O., 1981 da “La moneta milanese nel periodo della dominazione tedesca e del Comune ( 961- 1250 )” in “Memorie dell’Accademia Italiana di studi Filatelici e Numismatici”, I, V .
Tutto deve partire da qui, da quel tragico e funesto 26 marzo 1162, una pagina triste, drammatica per Milano e la sua popolazione: quel giorno Federico I detto il Barbarossa venne a Milano e comandò che tutti i milanesi uscissero dalla città e che la stessa venisse distrutta.
Federico I fu eletto imperatore nel 1152 all’età di 32 anni, uomo di grande ardore militare, carattere volitivo e deciso, fece capire subito ai milanesi che non potevano ribellarsi a lui e dovevano sottomettersi; i milanesi, uomini arditi, resistettero ai continui assedi, il primo fu nel 1158, ma nel 1162 Milano si vide costretta a capitolare.
Così ci racconta del Barbarossa e di quel momento Pietro Verri, lo storico di Milano, nella sua “ Storia di Milano ” : “ il nome di Federico I imperatore, comunemente chiamato col soprannome di Barbarossa, non è ignoto a veruno anche del popolo di Milano. Ognuno sa che Milano fu distrutta da lui. Molte favolose tradizioni, come accade, si frammischiarono colla verità. Federico Barbarossa però si ricorda come un barbaro. L’ epoca di questo imperatore è stata funesta: siamo stati avviliti; ma non vili, né senza gloria ” …. “ fummo dalla città scacciati, ripartiti a vivere in quattro borghi; e che la città non solamente fu smantellata, ma posta in rovina e desolazione e distrutte le case, trattene le chiese. I quattro borghi o terre nelle quali venne collocata tutta la popolazione di Milano, sono a vista delle porte della città, e distanti appena due miglia ; e sono Noceto, Vigentino, Carraria e San Siro alla Vepra” ….“ I Milanesi, dal mese di marzo 1162 sino al 1167, non abitarono in Milano, ma né suddetti luoghi; e questo si è che nessun contratto, nessuna carta scritta in quello spazio di cinque anni porta la data di Milano; ma i nostri archivi conservarono i contratti di quell’epoca, i quali portano in burgo de Veglantino, ovvero in burgo Noceti, che anche chiamavasi Burgo Porte Romane de Noxeda ”.
Nosedo o Noseda o Noceto, che è vicino alla Chiaravalle milanese, divenne importante per Milano e la sua monetazione, perché qui Federico I decise di mettere una zecca per la produzione di monete.
Come viene descritta questa zecca dagli studiosi? Lucia Travaini 1
ci racconta che su Noseda Federico I scommesse molto perché da qui partiva la nuova moneta imperiale: “ che si trattava di una gestione speciale sembra provarlo proprio la presenza di Rainaldo di Dassel nella prima fonte che impone l’uso dei denari imperiali; il cancelliere imperiale dimostrò grandi abilità in campo monetario, riorganizzando tra l’altro la zecca di Colonia ”…..“ la nuova moneta imperiale sarebbe stata caput monete, la moneta di riferimento, ereditando la funzione che era stata propria del denaro pavese ” ….“ perché il progetto fosse realizzabile concretamente i nuovi denari imperiali dovevano essere coniati in abbandonanza, e in quel momento Federico disponeva di risorse notevoli e di un enorme potere per realizzare questo progetto ”….“ occorreva impiantare una zecca ben controllata e difesa e ben organizzata, affidata a tedeschi sotto la guida di Rodulfus ”…..“ma la manodopera specializzata fu reclutata probabilmente sul posto, d’altra parte i monetieri lombardi vantavano antichissime tradizioni professionali ”.
Maila Chiaravalle invece in “ Le sedi della zecca di Milano ” su Noseda dice : “ la zecca imperiale fu istituita nel 1163, l’anno successivo alla distruzione di Milano, nel borgo di Noseda o Noceto, come attesta lo storico Acerbo Morena; là sorgeva un palazzo imperiale e là si erano rifugiati molti cittadini dopo la distruzione della città; secondo il Morena, il denaro là coniato, veniva custodito nella grandissima torre innalzata in onore di Federico I dal sovrintendente alle sue monete; nessuna moneta a noi nota reca l’indicazione di questa zecca, la cui produzione non doveva essere dissimile da quella successivamente coniata a Milano con il nome della città.” Silvana e Carlo Crippa 2 sempre su Noseda : “ A Noceto ( Noseda ) c’era anche la residenza dell’imperatore: la zecca era sottoposta direttamente all’autorità imperiale ed era diretta da un certo Rodulfus Teutonicus : tuttavia anche se la gestione era tedesca, la manodopera specializzata doveva essere sicuramente locale, data la notorietà che i monetieri lombardi godevano anche all’estero per la loro maestria. Dopo la pace, nel 1167 la zecca fu nuovamente riportata a Milano e qui continuò a coniare i denari imperiali . ”
Quindi ci fu una zecca vicino a Milano dal 1163 al 1167, che coniò moneta milanese e i pareri degli studiosi su questo sono nel complesso convergenti.
Perché parleremo essenzialmente di questa moneta, il denaro imperiale piano di Milano? Perché è una moneta, come spesso capita alle medievali, che ci riserva e riserverà tante sorprese e curiosità, che vedremo insieme piano, piano, una moneta milanese con diverse varianti e micro varianti, in particolare parleremo di una che non viene riportata nella bibliografia ufficiale.
La monetazione milanese del periodo della dominazione tedesca non è ad oggi rappresentata da una bibliografia completa ed adeguata, le difficoltà di assegnazione e di catalogazione di alcune tipologie l’hanno resa difficile, oltretutto i pochi ripostigli analizzati, spesso non integri hanno fatto il resto.
Siamo tutti in attesa del Crippa 1, riferito a questo periodo e al nuovo MEC che sicuramente faranno ulteriore luce su questo periodo di difficile comprensione.
Ma prima di arrivare alla moneta in questione, vediamo di capire in che fase storica siamo e da quali avvenimenti siamo stati preceduti: è un periodo di transizione, la moneta da imperiale si appresta a diventare comunale, qualcuno lo chiama precomunale, è un passaggio senza confini precisi, come capita spesso nelle evoluzioni graduali; è il periodo del risveglio della società, di grandi trasformazioni sociali, di progresso economico.
Pur reggendo ancora la struttura imperiale, con la progressiva decadenza di questa e della sua autorità centrale, iniziano ad affermarsi le autorità locali e le prime autonomie, inizia in pratica a strutturarsi l’organizzazione del Comune e le monete rispecchiano tutte le fasi di questa evoluzione.
Così le monete, anche se sembrano ancora degli imperatori tedeschi, in realtà sono già monete autonome, in mano agli organi comunali, fuori ormai dal controllo dell’Imperatore e dei suoi rappresentanti.
Prima di parlare del denaro imperiale piano milanese, dobbiamo però d’obbligo fare un salto indietro e tornare a Federico I il Barbarossa e alle monete del suo periodo anche per comprendere meglio il tutto.
Del secolo XII abbiamo numerose indicazioni sulla monetazione da atti pubblici e privati, in particolare dell’epoca di Federico Barbarossa; la distinzione è essenzialmente tra denari buoni milanesi vecchi e denari milanesi nuovi; da Federico I in avanti negli atti si parla di denari milanesi vecchi o denari imperiali e denari milanesi nuovi o terzoli.
Il nome dato ai denari nuovi o terzoli è riferito non al valore , ma al contenuto metallico , una lega di un terzo di argento ; il rapporto di valore tra le due monete è di un milanese vecchio o imperiale per due denari nuovi o terzoli; l’arrivo di una moneta nuova porta a una svalutazione della moneta milanese del 50% con un rapporto di valore da due a uno tra la moneta vecchia o quella nuova imperiale e la moneta nuova del Comune detta terzola.
Il Murari 3 a proposito dice: “ quando Federico I vuole togliere il diritto di zecca e far coniare una moneta nuova a suo nome, moneta che chiama imperiale, si basa per questa sul valore della moneta vecchia milanese allora in circolazione ad un valore doppio della moneta nuova allora in corso da parte del Comune, cioè non crea una moneta di nuovo valore ma opta per quella di maggior valore e prestigio in corso sul mercato.”
Il Cipolla4 indica per l’imperiale di Federico I un intrinseco di gr. 0,50 valore doppio del nuovo terzolo di circa gr. 0,25 di fino, in realtà il Murari è un po’ più cauto sull’argomento dicendo che le rilevazioni e i dati sono ancora contrastanti e non sufficienti.
Il Biondelli 5 dice di aver sacrificato ben 120 denari di Federico I per determinare con precisione lega e contenuto d’argento, in poche parole arriva a risultati di questo tipo, per l’imperiale una media di peso di gr. 0,875 ed un intrinseco d’argento di gr. 0,425 circa, mentre per il terzolo una media di peso di gr. 0,696 ed il loro intrinseco d’argento in gr. 0,222.
Questi dati verrebbero a confermare in modo abbastanza esatti il valore di 2 a 1 dei denari imperiali rispetto ai denari terzoli e sembrano al momento i più attendibili e da prendere in considerazione.
Sempre dall’esame dei documenti si possono identificare i denari imperiali con quelli coniati a nome di Federico I, mentre i terzoli sono identificati con quelli coniati a nome di Enrico; si ritiene che i denari nuovi terzoli saranno coniati sempre a nome di Enrico anche durante il periodo di Federico I, come durante Federico II, essendo moneta che ormai rientrava tra i diritti acquisiti da tempo dal Comune.
Il Murari ritiene sempre il denaro terzolo moneta base del mercato milanese nella seconda metà del XII secolo e nella prima metà del XIII secolo, affiancati con un ruolo minore dai denari imperiali e dai grossi anche questi a nome di Enrico; anche la maggior quantità di terzoli ritrovati, contro un numero inferiore di imperiali e grossi dell’epoca, fanno propendere per un maggior circolante del terzolo; il terzolo è in pratica la moneta spicciola del momento, i grossi e successivamente le monete d’oro serviranno per i commerci e le transazioni più importanti.
Anche l’analisi dei documenti conferma nel periodo una funzione per i terzoli come moneta effettiva del mercato, mentre i denari imperiali rivestono e sostengono in realtà un compito più rilevante come moneta di conto dell’epoca.
D’altronde anche le zecche lombarde che iniziano a coniare nella seconda metà del XII secolo utilizzano per il loro denaro il valore del terzolo e non quello dell’imperiale.
I primi denari imperiali scodellati milanesi furono coniati a Nosedo nella nuova zecca fuori Milano adibita all’uopo da Federico I.
L’imperiale si impose subito come moneta sovraregionale, occupando il vuoto lasciato dal denaro pavese; già nel 1175 un cronista dell’epoca annotava che “ gli imperiales mediolanenses per totam Ytaliam currebant ”.
Il denaro imperiale, che fu battuto anche successivamente sempre a nome di Federico, fu a tutti gli effetti la moneta di conto , esclusa l’area indipendente delle Venezie , a maggior diffusione nell’Italia Settentrionale anche nei secoli seguenti, fino al Quattrocento.
Silvana e Carlo Crippa in “ Le monete della zecca di Milano nella collezione di Pietro Verri ” dicono a proposito, riassumendo in modo esauriente il quadro complessivo: “con il 1117 circa i documenti d’epoca iniziano a citare i denari milanesi vecchi, indicando così l’introduzione di un denaro nuovo, detto poi comunemente terzolo o terzaruolo o terciolo ( questo nome compare nei documenti del 1158 ), forse perché contenente un terzo d’argento nella lega: il denaro terzolo fu coniato dal Comune di Milano a nome di Enrico ed equivaleva alla metà del vecchio denaro milanese. Esso divenne infatti la moneta base del mercato milanese e lombardo, soprattutto per vendite al minuto. L’importanza che ebbe il denaro terzolo all’epoca è anche evidenziata dal fatto che esso fu preso a modello dalle nuove zecche lombarde che iniziarono la loro attività nella seconda metà del secolo XII ( Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova ). Ancora nel primo decennio di regno di Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, ( 1152 -1190 ), la zecca di Milano continuò ad emettere denari terzoli a nome di Enrico. Nella sua lotta contro Milano Federico Barbarossa nel settembre 1155 tolse il diritto di battere moneta ai milanesi e contemporaneamente lo concesse alla città di Cremona: tuttavia sembra che Milano non si sia assoggettata agli ordini dell’imperatore, tanto più che la nuova zecca cremonese non era in grado di sostituire quella di Milano: solo con la distruzione della città nel 1162, il Barbarossa riuscì ad imporre il proprio volere su Milano anche in campo monetario; dopo di allora fu introdotto un nuovo denaro, l’imperiale, che fu inizialmente battuto nella zecca allestita in burgo Noxeta a pochi chilometri da Milano.”
Dopo questo splendido quadro riassuntivo da parte di Silvana e Carlo Crippa, la domanda che possiamo porci a questo punto è: come possiamo definire le tipologie dei denari milanesi dell’epoca federiciana? Direi non diversi sostanzialmente da quelli delle altre zecche italiche del periodo, Pavia, Lucca, Verona , Venezia, la costante per tutti è l’immobilità del tipo, presenta rare e piccole variazioni, evidentemente non si voleva anche per motivi politici, di consenso popolare, anche di tipo pratico modificare un tipo vincente e soprattutto conosciuto da tutto il popolo, che era per la quasi totalità analfabeta all’epoca; era un mix di simboli imperiali, col nome dell’imperatore sempre presente, Enrico o Federico che sia, la carica dello stesso imperatore abbreviato in IPRT, l’identità della città stessa che veniva riconosciuta col suo nome per esteso sul rovescio, nel nostro caso Mediolanum, ma in alcune tipologie come i denari terzoli rimane ancora il simbolo cristiano della croce, che non si vuole eliminare del tutto e rimane come simbolo di continuità e di protezione dell’Impero stesso.
Vedremo più tardi le immagini dei denari dell’epoca di Federico I e Federico II, sono piani, scodellati, alcuni leggermente scodellati, come abitudine ormai si usa dire scodellati dovunque, anche nei cataloghi d’asta, ma è giusta questa dizione nel caso dei denari di Milano? La Travaini6 ne parla di quest’argomento e ci racconta : “ I denari milanesi del XI secolo e XII secolo presentano una forma particolare, generalmente definita “ scodellata ”, comune anche ad altri denari dell’Italia Settentrionale; il termine scodellato, tuttavia, viene spesso usato in modo impreciso, per definire in realtà due forme diverse di monete: la prima è concavo – convessa, come per i denari di Verona o alcune monete bizantine; la seconda è una forma piatta ad ORLO RIALZATO, e questo è il termine corretto per i denari di Milano e altre zecche comunali; la diversa forma del tondello è dovuta a conii concavi nel primo caso, e conii piatti, ma di diametro diverso nel secondo. ”
Quindi per Milano denari non scodellati, ma dovremmo dire ad ORLO RIALZATO.
A questo punto, per farmi capire meglio dal lettore, è opportuno fare uno schemino delle monetazioni milanesi dell’epoca partendo da Federico I; per farlo utilizzeremo la cronologia proposta dal Murari che è forse lo studioso che ha analizzato più a fondo questo periodo, a cui però faremo seguire le cronologie e le proposte di altri autorevoli studiosi di questa monetazione che apporteranno invece delle variazioni in merito; le monete che verranno mostrate nell’articolo saranno descritte in base alla catalogazione del Murari.
Indice dei contenuti
EPOCA DI LOTARIO II E DI CORRADO III (1125-1152)
coniazione a nome di Imp. Enrico
N°15 MURARI – DENARO NUOVO SCOD. O TERZOLO
varietà arcaica senza cunei Peso gr. 0,70 a 0,75
D/+IMPERATOR scritto circolarmente, al centro HE RIC N scritto in tre righe entro cerchio
R/MEDIOLANV scritto circolarmente, al centro croce
EPOCA DI FEDERICO I DI SVEVIA (1152-1190)
N°16 MURARI – DENARO IMPERIALE SCOD.
1° varietà con cunei ( CNI 1-5 )
Peso gr.0,95 a 1,05
D/+FREDERICVS ( con S coricata ) , scritto circolarmente, nel campo IPRT R/ AVG+MED IOLA NIV scritto in quattro righe
N°17 MURARI –DENARO IMPERIALE SCOD.
2° varieta’ con globetti ( CNI 6-11)
Peso come la var.precedente
D/+FREDERICVS ( con S coricata ) , scritto circolarmente, nel campo IPRT R/AVG+MED IOLA NIV scritto in quattro righe
EPOCA DI FEDERICO I E DI ENRICO VI (1152-1198)
coniazione a nome Imp.Enrico
N°18 MURARI –DENARO TERZOLO SCOD.
varietà con cunei ( CNI 1,2,5-11)
Peso gr.0,70 a 0,75
D/+IMPERATOR scritto circolarmente, al centro HE RIC N scritto in tre righe entro cerchio
R/MEDIOLANV scritto circolarmente, al centro croce
N°19 MURARI – FRAZIONE DI TERZOLO O OBOLO
varietà con cunei (CNI 23 ) Peso gr. 0,30 circa
EPOCA DI ENRICO VI O DI FILIPPO DI SVEVIA E DI OTTONE IV (fine sec.XII o inizi XIII )
coniazione a nome di Imp.Enrico
N°20 MURARI- DENARO TERZOLO SCOD.
varietà con globetto su un braccio della croce ( CNI 3,4,14)
Peso gr.0,60 a 0,70
N°21 MURARI- DENARO TERZOLO SCOD.
varietà con globetti nel campo del diritto (CNI 12,13,20)
Peso gr.0,50 a 0,70
D/+IMPERATOR scritto circolarmente, al centro HE RIC N scritto in tre righe entro cerchio
R/MEDIOLANV scritto circolarmente, al centro croce
EPOCA DI FILIPPO DI SVEVIA, DI OTTONE IV E DI FEDERICO II (prima metà del sec.XIII )
coniazione a nome di Imp.Enrico
N°22 MURARI- GROSSO (CNI1-3)
Peso gr.2 a 2,10
Esistono varietà per il numero e la disposizione dei cunei.
D/+IMPERATOR scritto circolarmente, al centro HE RIC N scritto in tre righe
R/MEDIOLANV scritto circolarmente, nel campo croce alla cui sommità sono posti due cunei
N°23 MURARI-GROSSO MINORE (CNI 4-7)
Peso gr .1,30 a 1,40
Esistono varietà con e senza cunei e globetti
D/+INPERATOR scritto circolarmente, al centro HE RIC N scritto in tre righe entro cerchio
R/MEDIOLANV scritto circolarmente, nel campo croce ai cui lati sono posti quattro cunei
N°24 MURARI-GROSSO MINORE
varietà con la O crociata (CNI 8)
Peso come il precedente
N°25 MURARI–DENARO TERZOLO SCOD.
varietà con la O crociata (CNI 15-16)
Peso gr.0,60 circa
D/+INPERATOR scritto circolarmente, al centro HE RIC O ( crociata ), scritto in tre righe
R/MEDIOLANV con la O crociata e scritto circolarmente, nel campo croce
EPOCA DI FEDERICO II (1218-1250)
N°.26 MURARI –DENARO IMPERIALE SCOD. (CNI 12-15)
Peso gr.0,90 a 1,00
D/+FREDERICVS scritto circolarmente, nel campo IPRT con al centro globetto
R/+MED IOLA NVM, nel campo in cinque righe con trifoglio in alto e in basso
Finalmente siamo arrivati al nostro denaro imperiale piano che il Murari indicherà come tipo N°.27 per quello con la varietà con trifogli e come tipo N°.28 per quello con la varietà con rosette.
Come risulta nella bibliografia ufficiale il denaro imperiale piano di Federico II ? Crippa in “ Le monete della zecca di Milano nella collezione Pietro Verri ”, lo cataloga al N°.75 con trifoglio con o senza stelo, al N°.76 con la varietà con la E gotica, al N°.77 con varietà con rosette; Maila Chiaravalle in “ La zecca e le monete di Milano” lo cataloga al N°. 152 specificando tipo con trifoglio con stelo, Negrini – Varesi in “ La monetazione di Milano ” lo catalogano al N°.40, facendo riferimento al Murari con le tipologie 27 con trifoglio e 28 con rosette, Elio Biaggi lo cataloga al N°.1421 non specificando le varie tipologie, il CNI, invece è molto completo ne elenca 20 tipi, dall’1 al 3 con trifoglio con stelo, dal 4 al 15 col solo trifoglio, dal 16 al 19 con rosetta e il 20 con stella ( nei vari tipi elencati nel CNI ci sono anche delle variazioni presentate sul nome MEDIOLANUM ), Francesco ed Ercole Gnecchi anche loro dedicano molto spazio a questa moneta, nel loro libro il N°. 1 è per il trifoglio, il 2 con stella tra due trifogli, il 3 con rosetta; i Gnecchi pubblicano nel supplemento anche 8 varianti al tipo 1 con trifoglio con essenzialmente variazioni di legenda nel nome MEDIOLANUM, in “ La moneta in Monferrato tra Medioevo ed Età Moderna ” di Luca Gianazza, Matzke a pag.49 lo identifica al N°. 26 per il trifoglio e al N°. 28 a rosetta.
Uno dei motivi di rilievo di questo articolo arriva a questo punto: in tutta la bibliografia ufficiale consultata ed elencata, come abbiamo visto, non risulta da nessuna parte una variante che in realtà c’è e vi offriremo nelle immagini adesso, ed è quella della rosetta con stelo; anche il CNI e lo stesso Murari che elencano diverse varianti e microvarianti non fanno menzione di questa, quindi mi permetterei di riassumere per cercare di fare chiarezza le varianti viste :
MURARI 27 – DENARO IMPERIALE PIANO
VARIANTE 1 CON TRIFOGLIO – CNI 1-15
D/+FREDERICVS scritto circolarmente, nel campo IPRT con al centro globetto
R/+ME DIOLA NVM, nel campo in cinque righe con trifoglio in alto e in basso
MURARI 27
VARIANTE 1/B CON TRIFOGLIO CON E GOTICA
MURARI 27
DENARO IMPERIALE PIANO – VARIANTE 2 CON TRIFOGLIO CON STELO
MURARI 28
DENARO IMPERIALE PIANO – VARIANTE 3 CON ROSETTA – CNI 16-20
D/+FREDERICVS scritto circolarmente, nel campo IPRT con al centro rosetta
R/+ME DIOLA NVM nel campo in cinque righe con in alto e in basso rosetta
MURARI 28
VARIANTE 4 CON ROSETTA CON STELO
Esisterebbero anche due microvarianti una con la E gotica sopra riportata e citata anche dai Crippa di cui vi ho mostrato qualche esemplare e una con la stella, molto rara invero, citata dal CNI e dai Gnecchi.
Sia il Matzke che il Murari da un’attenta analisi dei ripostigli e delle leghe danno una cronologia, precisando che il tipo con trifoglio è più antico e precedente in ordine temporale a quello con rosetta.
Ma questi segni, del trifoglio, della rosetta, con o senza stelo, come li dobbiamo intendere? Come segni identificativi del funzionario di zecca o motivi ornamentali che abbelliscono la moneta rendendola meno geometrica e lineare? O magari tutti e due insieme? Il Murari pur non entrando nello specifico accenna ad entrambe le motivazioni; alcuni importanti studiosi milanesi di questa monetazione in colloqui personali mi parlano di segni identificativi dello zecchiere e mi sentirei di propendere in tal senso.
A questo punto, seguendo la cronologia del Murari e del Matzke che ritengono in ordine temporale primi i denari con trifoglio e successivi quelli con rosetta, verificato un progressivo ed evidente svilimento del tipo con rosetta più recente, sono andato a verificare sulle monete in possesso se c’era anche un abbassamento ponderale sulle due tipologie: su 25 monete esaminate di cui 14 con tipologia trifoglio e 11 con tipologia rosetta, esaminati i pesi di ognuno, sono arrivato ad un peso medio complessivo per la tipologia con trifoglio di 0,78 gr., ed un peso medio per la tipologia a rosetta di 0,66 gr.; questi dati, anche se il campione esaminato non è molto rilevante a livello numerico, testimoniano un progressivo ed evidente abbassamento di peso nel tempo tra le due tipologie, con pesi maggiori per quella più antica del trifoglio rispetto a quella più recente della rosetta.
EPOCA DI FEDERICO II (1218-1250)
coniazione a nome di Imp. Enrico
N°29 MURARI – DENARO TERZOLO SCOD.
varietà con rosette (CNI 17-19)
Peso gr.0,50 a 0,60
D/+IMPERATOR scritto circolarmente , al centro HE RIC e due rosette su tre righe R/MEDIOLANV con al centro croce
N°30 MURARI – DENARO TERZOLO SCOD.
varietà con iscrizioni variate (CNI 21 )
Peso come la varietà precedente.
Chi analizza ulteriormente la cronologia degli imperiali milanesi sono Bazzini e Ottenio 7 : l’osservazione più rilevante è che Milano si pose sempre contro la politica di Federico II, a differenza di quanto fece con Federico I, la conseguenza è che il Federico sui denari piani, non sia Federico II, ma Federico I.
Per quanto riguarda i nuovi denari imperiali, quelli del secondo tipo coi trifogli, i Murari 26, che portano ancora il nome di Federico I, secondo gli autori del saggio, hanno “un’evoluzione artistica così marcata e un cambiamento di stile così netto rispetto al tipo precedente” da essere collocati nella coniazione con un salto temporale dal 1167 al 1185 .
Questi denari continueranno fino a circa al 1240, quando agli scodellati saranno preferiti i denari piani; il passaggio degli scodellati ai piani ha come riferimento la data di apertura delle zecche di Lodi e di Bergamo.
Per quanto riguarda i denari imperiali piani gli autori estendono il periodo di coniazione rispetto al Murari dal 1240 al 1310 circa; ritenendo che quelli che vengono definiti terzoli in bibliografia, per intendersi, quelli catalogati in CNI V, p.60, N°.32-34, rari e sviliti, non siano altro ancora che dei denari piani imperiali piani particolarmente sviliti, e quindi di un periodo più tardo; fanno notare gli stessi che le piccole zecche piemontesi tra la fine del 200 e gli inizi del 300 coniano i loro denari imperiali imitando quelli milanese non col tipo scritta/croce, ma quello “ vecchio ” scritta/quattro lettere nel campo e questo sarebbe un ulteriore indizio in tal senso. Cercando di riassumere la cronologia dei denari imperiali proposta da Bazzini e Ottenio abbiamo :
- DENARO IMPERIALE SCODELLATO, 1°TIPO, ZECCA DI NOXEDA, prima emissione, 1162-1167
- DENARO IMPERIALE SCODELLATO, 1°TIPO, ZECCA NOXEDA, seconda emissione, poco prima della chiusura della zecca imperiale (1167)
- DENARO IMPERIALE SCODELLATO, 2°TIPO,ZECCA DI MILANO, 1185-1240 circa
- DENARI IMPERIALI PIANI, ZECCA DI MILANO, 1240-1310 circa.
Ho letto il Gamberini8, che ci spiega, nel suo libro sulle imitazioni e contraffazioni, chi imitava il denaro piano imperiale di Federico II di Milano: diverse sono le zecche di area piemontese, in particolare Acqui, Chivasso da Manfredo IV Marchese di Saluzzo a Teodoro il Paleologo a iniziare dal 1306, Cortemiglia con Ottone III del Carretto dal 1240, a Dego fino ad Incisa che moneta questa tipologia da inizio 1300.
I pesi sono attendibili con un denaro piano, ormai svilito e svalutato, la datazione può pure corrispondere a cavallo tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300.
CORTEMIGLIA – Ottone III del Carretto ( 1248 – 1313 ) – IMPERIALE D/ODONVS MARCh su tre righe
R/DE CAR, nel campo R E T O a croce
CHIVASSO – TEODORO I PALEOLOGO ( 1307 – 1338 ) – IMPERIALE PICCOLO 9
D/MARChIO , nel campo T h E O a croce R/MONTISFERAT su tre righe, sopra e sotto rosetta Mistura, g. 0,67, Collez. Privata
Chi parla anche di imitazioni e contraffazioni del denaro imperiale milanese è Lorenzo Bellesia nel suo ultimo articolo su Panorama Numismatico di aprile 2011 “La produzione di alcune zecche piemontesi nei primi anni del trecento una visione d’insieme ”: “Dopo la morte di Federico II l’Impero era precipitato nell’anarchia ed i Comuni italiani si affrancarono completamente; per questo il 7 novembre 1311 fu emanata in palatio comunis Papie una grida che prevedeva, prima di tutto, che nessuno osasse dare nec recipere nec portare imperiales factos in Clivassio in Yporeya in Incixa et in Ponzono in Curtemilia nec nullum marchexanum TyrallinumRussinum factos in dictis monetis. Le grida proseguivano intimando di portare il metallo da monetare alla sola zecca di Milano e tariffava alcune monete sia d’oro che d’argento. Evidentemente i problemi creati alla circolazione da queste zecche non dovevano essere trascurabili. Le zecche citate dalle grida erano tutte piemontesi e si erano specializzate nella produzione di contraffazioni delle monete allora più diffuse.” Le monete citate nelle grida sono tre e una di queste è l’imperialis. “ L’imperiale è la moneta milanese in mistura col nome di Federico II che in letteratura è assegnata soltanto al’età dell’imperatore, cioè dal 1218 al 1250. Tuttavia, sia per ragioni economiche che morfologiche, è praticamente certo che sia stata battuta comunque anche nella seconda metà del Duecento. Se ciò non fosse, Milano sarebbe rimasta per una sessantina d’anni senza abbondanti emissioni di monete di modesto valore. I ripostigli poi comprendono sia gli ambrosini d’argento che questi imperiali. ”
Come la pensano sulle cronologie altri illustri studiosi ? Matzke dice: “ In Milano e in Lombardia dal 1256 si parla di moneta nova dove con questo termine dobbiamo intendere la produzione di denari imperiali piani e di grossi ambrosini del primo tipo da 2,9 gr.,in pratica Milano riesce ad emettere di nuovo moneta buona grosso modo equivalente a quella di prima della crisi monetaria ”; Matzke10 data i denari imperiali piani con trifoglio precedenti a quelli con rosetta al 1256 -70 circa e quelli con rosetta successivi al 1298 -1310.
Sempre Matzke sulle imitazioni degli imperiali milanesi: “ Ma a Milano vennero coniati anche nuovi denari imperiali piani con la rosetta in centro. Erano questi i denari imperiali nuovi che sarebbero stati in seguito imitati da zecche minori in Piemonte nel primo 300. ”
Arslan11 invece sulla cronologia dei denari imperiali piani segue la linea di emissioni tra il 1240 e il 1310, gli scodellati di Noseda li data 1162 -1167 coniati nella zecca imperiale presso la Chiaravalle milanese.
Lo stesso aggiunge: “L’imperiale diventa moneta di riferimento ed ebbe alti volumi di emissione, ma nel 1167 probabilmente cessò la sua produzione, che non sarebbe proseguita nella città rioccupata dai milanesi, che invece emettevano denari terzoli, ma probabilmente fu fatta altrove. Dopo la pace di Costanza del 1183, ristabilitisi i rapporti tra Milano e l’imperatore, forse ripresero le emissioni; questo sarebbe chiarito da un documento del 1192, dove c’è un riferimento ad Imperiales Veteres, evidentemente con un intrinseco superiore, da distinguere da quelli di nuova emissione.”
Tutto questo sarebbe organico a quanto detto in precedenza da Bazzini –Ottenio su una produzione del 1° tipo a Noseda tra il 1162 ed il 1167 ed una seconda tra circa il 1185 e il 1240 degli imperiali scodellati di Milano.
Qui avrei finito di riassumere le linee principali di questo complesso periodo monetario milanese, il cantiere è a oggi aperto, arriveranno a presto importanti contributi e se vorrete partecipare anche voi a migliorare il quadro complessivo, i vostri commenti saranno ben accetti.
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