In questo caso vengono citate delle liste di magistrati redatte su lino (magistratuum libri), meglio note come libri lintei e conservati proprio presso il tempio di Giunone Moneta.
Documenti di tipo archivistico venivano spesso custoditi presso i templi, ma va anche ricordato che la natura dei documenti stessi era in qualche modo legata alla figura della divinità titolare del culto.
A tal proposito possiamo ricordare i libri sibillini, conservati presso il tempio di Giove Capitolino insieme a decreti, documenti relativi ai senatoconsulti e trattati diplomatici (questi ultimi forse custoditi presso l’antistante tempio di Fides), i documenti dell’erario presso il tempio di Saturno, sede del tesoro o ancora gli editti plebei conservati presso il tempio di Cerere. Ritenere casuale la custodia dei libri lintei presso il tempio di Giunone Moneta sarebbe quindi inopportuno.
Ogni documento può sostanzialmente essere visto come una memoria scritta ma, per giustificare la conservazione dei libri lintei presso il tempio di Giunone Moneta, tale considerazione non è tuttavia sufficiente.
La chiave per comprendere i legami fin qui emersi potrebbe tuttavia arrivare dall’analisi dell’ubicazione stessa del tempio.
Il luogo di culto dedicato a Moneta, sede della zecca ed il tempio di Saturno, sede dell’aerarium, erano due strutture legate, sia funzionalmente che strutturalmente. Due estremità di un percorso che dalla materia prima restituiva, a ciclo concluso, il prodotto monetato ed unite da un edificio convenzionalmente noto come Tabularium, ovvero l’archivio di Stato, a sua volta funzionalmente collegato ed attiguo al tempio di Giove Ottimo Massimo ed a quello di Fides. A questo gruppo di edifici va poi aggiunto l’Atrium Libertatis, sede amministrativa dei censori che, come usualmente ritenuto, sorgeva sulla sella montuosa che anticamente congiungeva Campidoglio e Quirinale, poi sbancata per far posto al Foro di Traiano.
Scrutatori e custodi, i censori ricoprivano un ruolo estremamente importante, che non va sottovalutato. Oltre a funzioni di tipo amministrativo ed economico va sottolineato che questi magistrati erano anche i custodi delle antiche tradizioni che, tramite il regimen morum, erano tenuti a far rispettare. Loro compito era quindi anche (o soprattutto) quello di controllare il comportamento, privato e pubblico, dei cittadini romani potendo, in caso di violazioni, espellere membri dal Senato, trasferire i cittadini appartenenti a prestigiose tribù in altre meno importanti o attuare dei veri e propri declassamenti sociali.
Custodi dei mores maiorum, custodi della tradizione romana, custodi della memoria romana. I libri lintei, su cui poco sappiamo,potrebbero quindi essere stati strumento dei censori e da questi consultati al fine di rintracciare le origini sociali di una famiglia o di un suo membro, al fine di compiere opportune valutazioni circa il mantenimento di un’opportuna “condotta gentilizia”.
Siamo dunque di fronte ad un complesso di edifici sacri ed amministrativi fondamentali per la vita religiosa, politica e sociale di Roma. In essi risiedevano il cuore e l’anima dell’Urbe, ove tradizione e memoria venivano innalzati a supremi valori, utili per valutare e legittimare le azioni compiute nel presente ed ancora da compiersi nell’immediato futuro.
Indiscutibilmente la moneta ben si inserisce in tali concezioni. Dalla sua introduzione, l’iconografia denariale risultò legata a quel generale conservatorismo iconografico, proprio sia delle monetazioni più antiche che di quelle del medesimo periodo, per circa un ottantennio. Come per le monetazioni greche, le iconografie dei primi denari fungevano da identificativo per la moneta stessa, rimandando direttamente e chiaramente all’autorità responsabile dell’emissione. In contesti socioeconomici eterogenei, la staticità iconografica era un importante elemento distintivo, utile quindi ad incrementare l’accettabilità dell’emissione nei suoi variegati contesti di circolazione.
Tuttavia, in una posizione di supremazia, a Roma tali esigenze diventarono di secondaria importanza ed infatti, tra il 140 ed il 130 a.C., la moneta romana divenne oggetto di un’evoluzione graduale ma straordinaria, in grado di attuare una rottura degli standard fino a quel momento utilizzati. L’iconografia monetale smise di rappresentare direttamente, per tramite di tipi fissi, l’autorità emittente e per via di una condizione egemonica sempre più salda l’ormai predominante denario divenne strumento non di Roma ma di romanità.
E’ possibile supporre che, inizialmente, le prime rotture si ebbero anche al fine di commemorare e monumentalizzare emissioni romane precedenti, come nel caso del denario di Ti. Veturius del 137 a.C. che ripropone al rovescio la scena del giuramento propria della più antica emissione aurea, ma lasciando da parte le semplici ed a tratti inconsistenti ipotesi è indiscutibilmente vero che nella Roma repubblicana la moneta, nel corso del tempo, divenne un sempre più efficacie veicolo di comunicazione delle gesta del popolo romano.
Come sottolineato da Meadows e Williams non è corretto utilizzare il termine “propagandistici” al fine di definire i tipi monetali propri del periodo tardo repubblicano in quanto, in tali iconografie, non è possibile rintracciare alcuna finalità persuasiva.
Pomponio Porfirione, Pomponii Porphyrionis Commentarii in Q. Horatium Flaccum
[quote_box_center]Ode I. 2. 15: “monumentum non sepulcrum tantum dicitur , sed omne quidquid memoriam testatur”[/quote_box_center]
Giustiniano, Digesta
[quote_box_center]XI, 7, 2, 6 (Ulpianus): “Monumentum est, quod memoriae servandae gratia existat”[/quote_box_center]
In particolar modo sul denario è possibile individuare una moltitudine di monumenti sociali e gentilizi, finalizzati a far ricordare tradizioni ed imprese dei fautori della romanità; analogamente Iuno Moneta è colei che “ammonisce”, anch’essa fa ricordare.
Pur se complessa ed eterea tale concezione risulta estremamente preziosa per comprendere appieno il valore e l’essenza delle iconografie monetali proprie del periodo repubblicano: Moneta e memoria.
Bibliografia essenziale
- Franco Rendich, Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Palombi editore (2010).
- Dario Sabbatucci, La religione di Roma antica: dal calendario festivo all’ordine cosmico, Il saggiatore (1988).
- Daniele Miano, Monimenta. Aspetti storico-culturali della memoria nella Roma medio repubblicana, Bulzoni (2011).
- Michael H. Crawford, Roman Republican coinage, Cambridge University Press (1974).
- Andrew Meadows and Jonathan Williams, Moneta and the Monuments: Coinage and Politics in Republican Rome, The Journal of Roman Studies Vol. 91 (2011).