Figura 5
Ricordiamo che per il periodo della monetazione in Lire pontificie di Pio IX sono noti diversi casi di utilizzo di più di un conio per l’emissione di un singolo nominale. Il caso forse più evidente è quello della moneta da 1 Lira 1866 anno XXI, per il quale sono censiti nei repertori almeno tre differenti conii di dritto14 (cosiddetti “busto piccolo”, “busto medio” e “busto grande”). E’ interessante notare come, mentre il “busto grande” è del tutto diverso dagli altri due ed è tra l’altro analogo a quello della presente moneta, le differenze tra “busto piccolo” e “busto medio” siano minime e anche in questo caso localizzate nella zona della nuca del pontefice e della parte posteriore del copricapo. Tramite la sovrapposizione digitale di questi due conii, effettuata su immagini reperite in letteratura (Figura 6), può essere mostrata la differenza tra i profili, corrispondente all’ombreggiatura evidenziata dal riquadro.
Figura 6
Tornando al 4 soldi, dal confronto dei rovesci (Figura 7) notiamo, nella variante, di nuovo la presenza di due stelle al posto di una, questa volta atte a separare l’indicazione del valore espresso in decimale dall’autorità emittente. La differenza più rilevante è l’assenza, nella variante, del segno di zecca R.
R/ 4 soldi ufficiale R/ 4 soldi variante
Successiva differenza tra la moneta in esame e quella ufficiale è la leggera diversità di peso. Il 4 soldi, secondo le direttive impartite in zecca, avrebbe dovuto avere un peso di g. 2015, ma è noto che questo è molto oscillante e anche gli esemplari in ottima conservazione si attestano per lo più tra i 19 ed i 20 grammi16. L’esemplare da noi presentato risulta avere un peso di g. 18,7517 e questo suo calo difficilmente si può giustificare con l’usura dovuta alla circolazione. Si è ipotizzato quindi, essendo lo spessore pressoché identico a quello delle monete ufficiali18, una composizione diversa della lega metallica rispetto a quella dell’esemplare destinato alla circolazione.
Attraverso l’utilizzo di una tecnica di analisi non distruttiva chiamata Fluorescenza di Raggi X (X-Ray Fluorescence o XRF, in inglese) abbiamo analizzato diversi esemplari della moneta ufficiale per determinare la loro composizione di lega metallica e abbiamo confrontato i risultati con quello ottenuto dall’analisi della variante qui presentata. Le analisi sono state effettuate in situ utilizzando una strumentazione portatile; il tempo di misura necessario per acquisire uno spettro è di due minuti. Per ogni moneta sono stati acquisiti due spettri, uno sul dritto e uno sul rovescio. I risultati presentati corrispondono alla media di questi due spettri, che sono risultati comunque sempre molto simili l’uno all’altro.
La Figura 8 mostra una porzione dello spettro di fluorescenza di raggi X ottenuto dai cinque esemplari della moneta da 4 soldi che sono stati analizzati in questo lavoro. I picchi più alti a destra e a sinistra corrispondono al segnale prodotto dal rame, mentre il picco centrale più basso corrisponde al segnale dello zinco. La concentrazione relativa dello zinco rispetto al rame è legata al rapporto delle altezze dei picchi, e si può calcolare in maniera quantitativa utilizzando opportuni metodi analitici che non richiedono l’uso di standard di calibrazione. Va detto che la fluorescenza di raggi X è una tecnica molto sensibile alle condizioni superficiali del campione; nel caso di monete in lega a base rame, come quelle analizzate, i risultati dell’analisi si possono considerare solamente semi-quantitativi, a causa della patina superficiale che è sempre presente negli esemplari storici. Nonostante questa doverosa considerazione, si può affermare con sicurezza che la percentuale di zinco nella variante è vistosamente superiore (da 3 a 5 volte maggiore) rispetto a quella degli esemplari coevi analizzati19.
14 CNI XVII n. 211-213; D’INCERTI 1962, n. 650-652; MUNTONI 1996, n. 51-53; GIGANTE 2012, n. 295-297.
15 MARTINORI 1922, pag. 133.
16 Gli esemplari censiti nel CNI per i vari anni hanno un peso di g. 19,80 ( FdC), g. 19,50 (C2), g. 20,13 (C1), g. 20,20 (C1), g. 19,95 (FdC), g. 20,06 (FdC), g. 19,55 (FdC),
17 Stesso peso dell’esemplare passato in asta Varesi.
18 Va comunque tenuto presente che una differenza di spessore pari al diametro di un capello (ca. 60 micron) su una moneta dello spessore di 2,5mm produrrebbe comunque, a parità di diametro, una variazione di peso del 3,5% circa, pari a 0,7g per una moneta del peso standard di 20g.
19 Rileviamo che in genere la densità di una lega non si può calcolare semplicemente come la media delle densità dei due elementi pesata in proporzione alla loro concentrazione nella lega. In particolare, per la lega della moneta esaminata, pur essendo il peso specifico del rame di 8,93 kg/dm3 e quello dello zinco di 7,1 kg/dm3, un aumento del 3-5% nel tenore di zinco non avrebbe come effetto una riduzione di peso rispetto alle monete “ufficiali”. È probabile