Nell’anno 1080 la piccola viscontea del Béarn, situata sui Pirenei occidentali, iniziò ad emettere le sue monete nella zecca della città di Morlàas. In questo articolo si ripercorrono le vicende numismatiche del Béarn partendo dalla prima tipologia, emessa per diversi secoli, di cui si analizzano le caratteristiche, l’evoluzione e le varianti.
Ci si occupa poi dei fiorini d’oro emessi da Gaston IX (1315–1343) e da Gaston X (1343–1391), che imitarono la tipologia fiorentina. L’articolo si conclude con la figura del visconte Jean I (1382–1436), di cui si espone la biografia e si illustrano le nuove tipologie di monete che egli introdusse.
Indice dei contenuti
Storia del Béarn
Il Béarn è un’antica provincia della Francia sud-occidentale, oggi inglobata nel dipartimento dei Pirenei Atlantici, di cui occupa oltre la metà del territorio.
Prima dell’epoca romana il Bèarn era abitato da popolazioni di lingua celtica come gli Aquitani, gli Iberi e i Vasconi. Dopo la conquista romana avvenuta nel I secolo a.C., il Béarn venne integrato nell’Aquitania di cui continuò a far parte anche quando, nella prima metà del V secolo, la regione passò sotto il controllo dei Visigoti. Attorno al 510 il territorio fu occupato, insieme a tutta l’Aquitania, dai Franchi e nel 580 dai Vasconi. Tornato nuovamente sotto il controllo dei Franchi nel 769, il Béarn entrò a far parte dell’impero carolingio e nell’anno 843, alla stipula del trattato di Verdun, risultava incluso nel territorio francese.
Nell’anno 819 il duca di Guascogna Loup III Centulle concesse a suo figlio Centulle Loup la sovranità sulla viscontea del Béarn, una signoria di nuova creazione inquadrata all’interno del ducato di Guascogna. Nell’anno 841 la capitale Beneharnum (oggi Lescar) fu rasa al suolo dai vichinghi e Morlaàs divenne la nuova capitale.
Il Béarn visse i suoi anni d’oro tra la fine del XI secolo e l’inizio del XII: nel 1070 smise di essere vassallo del duca di Aquitania e nel 1080 fu fondata a Morlaàs la chiesa benedettina di Sainte Foy1, dipendente dall’abbazia di Cluny. Otto anni dopo, nel 1088, il visconte Gaston IV concesse dei privilegi alla città di Morlaàs, tramite un for: in cambio del pagamento di una tassa e dell’obbligo di fortificare la città, il visconte stabilì il principio di libertà di successione, la certezza della durata del servizio militare, delle garanzie riguardanti la libertà individuale, l’inviolabilità del domicilio e concesse immunità ed esenzioni da determinate obbligazioni.
Inoltre Gaston IV costruì strade, ospedali e ostelli2 per i pellegrini in transito sul cammino per Compostela e promosse una legislazione liberale. Gaston VI si unì alle forze catare per opporre resistenza alla crociata contro gli albigesi; ottenne il perdono papale nel 1214. In quest’epoca l’economia del Béarn era basata principalmente sull’allevamento di bovini in pianura e di ovini in montagna; i terreni erano poco produttivi e poco coltivati.
Nel 1250 Gaston VII trasferì la capitale a Orthez3, città che stava attraversando una fase di rapida espansione; inoltre rivendicò, a nome di sua moglie, il possesso della Bigorre4. La presenza militare inglese vicino ai confini della viscontea lo indusse a creare numerose fortificazioni; dopo trenta anni senza scontri, Gaston VII fu sconfitto e imprigionato a Londra. Liberato dietro promessa di non combattere più contro gli inglesi, egli morì nel 1290 senza figli maschi e il titolo di visconte fu ereditato da suo genero, conte di Foix: questo provocò l’unione tra le due signorie.
Ma le rivendicazioni di sovranità continuarono per secoli: ad esempio Gaston Fébus, conte di Foix e visconte di Béarn, il 25 settembre 1374 riconobbe l’autorita del re di Francia sulla contea di Foix ma non sulla viscontea del Béarn. Nel farlo usò queste parole: Je ne tiens mon pays de Béarn que de Dieu et de mon épée. Nel 1460 la capitale fu nuovamente trasferita, definitivamente, a Pau.
Nel 1472 Béarn e Foix entrarono a far parte del Regno di Navarra, governato dai d’Albret; il regno si estendeva per lo più nella penisola iberica. Tali territori vennero però persi nel 1512, in quanto annessi alla Spagna da Ferdinando il Cattolico. Il Béarn divenne quindi il fulcro stesso del Regno e tale ruolo permise alla città bearnese di Pau di convertirsi nella nuova capitale, sostituendosi a Pamplona, fino ad allora sede della corte.
Ai D’Albret successero i Borbone, con Antonio duca di Vendôme e padre del futuro Enrico IV, nato a Pau. E fu sotto il regno di quest’ultimo, prima re di Navarra (1572–1610), poi di Francia (1589–1610), che il Béarn si legò definitivamente al Regno di Francia. Il definitivo ingresso della viscontea nei possedimenti della corona francese avvenne solo nell’ottobre del 1620, ad opera del re Luigi XIII:
Édit de Louis XIII de glorieuse mémoire du mois d’octobre 1620 par lequel il a uny le Royaume de Navarre et la souveraineté de Béarn à la couronne de France, avec réserve expresse de leurs fors droits franchises et immunités qui seront inviolablement gardés et observés.
Gli atti giuridici continuarono ad essere redatti in lingua béarnese (una variante del guàscone) e la regione ebbe un Parlamento proprio; questa autonomia fu stroncata dalla rivoluzione del 1789.
Il 12 gennaio 1790, l’Assemblea Nazionale creò il dipartemento dei Bassi Pirenei (che prenderà il nome di Pirenei Atlantici nel 1969) che riuniva le tre province francesi di lingua basca (il Labourd, la Bassa Navarre e la Soule), le terre guasconi di Bayonne e di Bidache, e il Béarn. Con un atto burocratico furono unite delle genti che fino ad allora avevano fatto parte di popoli diversi.
Questa è la cronologia più attendibile ma, data la scarsità e l’inattendibilità delle fonti altomedievali5, non è possibile escludere la presenza di qualche errore.
Dinastia dei Centulle
- Centulle Loup (816–819)
- Centulle I
- Centulle II (-940)
- Gaston Ier (940–984)
- Centulle III (984–1004)
- Gaston II (1004–1022)
- Centulle IV il Vecchio (1022–1058)
- Gaston III (-1053), associato a suo padre Centulle IV
- Centulle V (1058–1090), figlio di Gaston III
- Gaston IV il Crociato (1090–1131)
- Centulle VI (1131–1134) – reggenza della madre Talèse d’Aragon
- Guiscarde (1134-abdicato nel 1147)
Dinastia dei Gabarret
- Pierre II (1147–1153), figlio maggiore di Guiscarde
- Gaston V (1153–1170), figlio cadetto di Pierre II
- Marie (1170–1173), sorella di Gaston V e sposa di Guillaume de Moncade
Dinastia dei Moncade
- Gaston VI (1173–1214), figlio di Marie
- Guillaume I (1214–1224)
- Guillaume II (1224–1229)
- Gaston VII (1229–1290)
Dinastia di Foix-Béarn
- Marguerite di Moncade e Roger-Bernard III di Foix (1290–1302)
- Gaston VIII di Béarn o Gaston I di Foix (1302–1315)
- Gaston IX di Béarn o Gaston II di Foix (1315–1343)
- Gaston X Fébus di Béarn o Gaston III Fébus di Foix (1343–1391)
- Mathieu di Foix-Castelbon (1391–1398), nipote di Gaston X
Dinastia di Grailly
- Isabelle di Foix-Castelbon -figlia di Mathieu- e Archambaud de Grailly (1398–1412)
- Jean I di Foix-Béarn-Grailly (1412–1436)
- Gaston XI di Béarn o Gaston IV de Foix-Grailly (1436–1472)
- François Phébus di Navarra-Foix-Grailly (1472–1483)
- Catherine I di Navarra-Foix-Grailly (1483–1517) e Jean II d’Albret (1484–1516)
- Henri I di Béarn-Albret (1517–1555)
- Jeanne I di Béarn-Albret (1555–1572)
- Henri II di Béarn-Bourbon, poi Henri III di Navarra e Henri IV di Francia (1572–1610)
- Louis I di Béarn-Bourbon, poi Louis II di Navarra e Louis XIII di Francia (1610–1620)
La zecca di Morlaàs dal 1080 al 1662
Storia della zecca
Le monete di cui si occupa questo studio furono coniate in una sola zecca, quella di Morlaàs; l’officina di coniazione si trovava nel castello La Hourquie (oggi scomparso).
Nel cartolario della chiesa di Sainte Foy è stato rinvenuto un documento del 1080 che attesta la concessione del ruolo di incisore e zecchiere a tale Geraud che, dietro pagamento, si assicurò l’incarico perpetuo per sè e per i suoi discendenti.
Tra il 1090 e il 1100 Gaston IV, successore di Centulle V, contestò la legittimità della concessione ma, considerata l’abilità incisoria di Geraud, gli riaccordò la concessione ad un prezzo di 100 sols. Il nuovo contratto prevedeva che Geraud versasse alla chiesa di Sainte Foy la decima parte delle monete prodotte da quel momento in avanti:
Notum sit omnibus hominibus presentibus atque futuris quod ego Girardus monetarius acquisivi a domino Centullo comite magisterium sectionis cognorum monete hujus ville mihi et posteris jure perpetuo. Post mortem vero ipsius, habui inde magnam contentionem cum domino gastone vicecomite. Quousque per judicium ferri ita me sopradictum magisterium adquisisse ostendi sibi, atque centum solidos illi tribuendo, perpetualiter ipsum magisterium mihi et posteris mehi confirmavit.
Ego autem offero Deo et Sancte Fidei decimam partem huius honoris pro salute anime mee et omnium parentum meorum. Si quis vero hoc donum delere voluerit, de libro viventium deleatur, et cum justis non scribatur, sed pars ipsius cum diabolo et angelis ejus inveniatur.
Se si considera che a quest’epoca un denaro di Morlaàs pesava circa 1,15 e il titolo di fino si aggirava intorno ai 700/1000, l’una tantum pagata al visconte fu di circa 966 grammi di argento fino: una somma sicuramente notevole, ma chi fu davvero avvantaggiato da questo nuovo contratto è la chiesa di Sainte Foy. Considerando che in diversi episodi successivi fu evidente l’influenza del clero negli affari monetari, credo che non sia azzardato ipotizzare che dietro la contestazione del contratto precedente possano esserci pressioni del clero stesso. La carica di monetiere rimase ai discendenti di Geraud fino al 1366, quando fu affidata a Jean d’Estèbe.
Nei primi secoli di attività, la zecca di Morlaàs usava soprattutto argento acquistato dalla Spagna.
I vecchi fors (leggi dei secoli XI–XIII) miravano ad incoraggiare l’importazione dell’argento e a punire severamente la sua esportazione:
Rubrique XI – Du change
Article 14 – Si quelque changeur vient en cette ville et reçoit le marc sur le poids d’un sterlin, si la chose peut être prouvée, il donnera au seigneur 6 sous; et si quelqu’un apporte de l’argent à la monnaie, nul homme ne doit lui faire tort en allant et en retournant; si on le fait, on donnera au seigneur 66 sous, et on réparera le dommage au plaignant.
Article 15 – De plus, il est établi que nul homme de ma terre ne soit si osé que de changer de l’argent à un étranger, de sorte que l’argent sorte de ma terre par homme étranger ou par homme connu; mais celui qui voudra changer le fera avec celui qui tient la monnaie, ou avec un autre homme de la terre.
Rubrique XII – Peine de celui qui fait sortir de l’argent de la terre
Article 16 – Tout homme qui fera sortir de l’argent de ma terre, si cela peut être prouvé, et qu’il soit pris et atteint, doit perdre l’argent sans autre forme de procès.
In una sentenza del 23 luglio 1512 si fa cenno ad una singolare tassa in vigore nel Bèarn: ogni forestiero che usciva dalla viscontea con delle monete d’oro non béarnesi, doveva pagare un liard (3 denari) per ogni suddetta moneta posseduta. In pratica si penalizzava il fatto di non aver speso i pezzi in oro nel Bèarn.
Nel territorio della viscontea erano sicuramente presenti delle miniere. Ciò è attestato da vari documenti: il 6 maggio 1542 Enrico II dispose una concessione mineraria in favore di Nicolas Herman, il quale era obbligato a donare la decima parte dei metalli estratti e a vendere al visconte l’argento a 12 livres e 2 sols per marco. Il metallo così acquistato sarebbe stato destinato interamente alla zecca. Nel 1563 i diritti minerari passarono ad Etienne Bergeron per 25 anni.
Ma la gran parte dell’argento continuava ad affluire dalla Spagna, grazie ai mercanti e a molti béarnesi che lavoravano in Spagna. Si sa che nel marzo 1612 la zecca di Morlaàs fuse 108 marchi di reales.
Dopo l’ingresso del Béarn nei possedimenti della corona francese, nella viscontea vigeva l’obbligo di cambiare le valute straniere presso una delle zecche, vedendosi sottrarre un balzello di 4 sols su 60. La sanzione di 3.000 livres prevista per chi contravveniva a ciò servì a poco perchè le monete spagnole potevano venire cambiate in altre città. Inoltre l’obbligo poteva essere aggirato usando le lettere di cambio.
Ciò causò la penuria d’argento nelle zecche di Béarn e Navarra, costringendole a produrre solo quarti di scudo.
La Spagna rimase la principale fonte d’argento per la zecca di Pau, almeno fino al primo Settecento.
La zecca di Morlaàs continuò a coniare monete per diversi secoli; dal 1620 Navarra e Béarn entrarono definitivamente nel regno di Francia, ma le loro zecche (Saint-Palais, Morlaàs e Pau, fondata nel 1524) operarono in un regime privilegiato:
- avevano un direttore unico;
- non dovevano rispondere alla Cour de Monnaies di Parigi, ma a quella provinciale di Pau;
- il controllo dei pesi e dei titoli era meno stretto;
- avevano il diritto di apporre, insieme alle armi di Francia, anche quelle della provincia (Navarra a Saint-Palais, Navarra-Béarn a Pau e Morlaàs);
- avevano il diritto di usare legende proprie come GRATIA DEI SVM ID QUOD SVM (fino al 1652); inoltre Pau e Morlaàs potevano apporre la menzione DB (Dominus Bearniae) dopo la legenda ROI DE FRANCE ET DE NAVARRE.
Chiusa nel 1650, Morlaàs riprese la produzione nel 1652 usando, per la prima volta, la coniazione meccanica. Da questo stesso anno il direttore unico delle zecche di Navarra e Béarn fu Pierre de Peyré: egli commise molteplici abusi, producendo monete con caratteristiche ponderali irregolari. Inoltre ignorò il divieto di fabbricare pezzi da 60 sols imposto dalla Cour de Monnaies di Parigi.
Stesso divieto fu imposto alla zecca di Bayonne, che commise abusi in risposta a quelli navarro-béarnesi; ma nel 1660 Bayonne fu autorizzata a riprendere la coniazione: Morlaàs, Pau e Saint-Palais risposero emettendo pezzi da 60 sols con peso e titolo ancor più sviliti. Il 17 febbraio 1661 la Cour des Monnaies stabilì che chiunque fosse stato trovato in possesso di questi pezzi o li avesse fatti circolare, sarebbe stato condannato a morte.
Il 23 novembre 1662, di fronte alla resistenza opposta dalle istituzioni del Béarn, il potere centrale rispose con un decreto di chiusura immediata delle tre zecche; se ci fossero state ulteriori fabbricazioni monetali, i direttori e i loro commessi sarebbero stati processati come falsari.
Grazie all’accanita resistenza (anche armata6) del personale delle zecche e delle istituzioni locali, dopo qualche mese riaprirono le zecche di Pau e di Saint-Palais; quella di Morlaàs, invece, non ottenne mai il permesso di riaprire: a questa decisione contribuì anche il tacito assenso di Pau, ben felice di diventare sede dell’unica zecca del Béarn.
Nel 1690 l’attrezzatura della zecca di Morlaàs venne trasferita in quella di Pau: nel libro contabile della zecca di Pau risultano vari pagamenti per lavori di trasferimento del materiale da Morlàas e del suo riassemblaggio a Pau. Nel 1708 il castello La Hourquie fu demolito e il terreno su cui sorgeva venne venduto.
Di seguito si può leggere la cronologia di coloro che lavorarono presso la zecca di Morlaàs.
Zecchieri o maestri di zecca
- 1080–1366: Geraud e suoi eredi
- 1366-…: Jean d’Estebe
- 1434–1436: Peyroton d’Arblade
- 1483: Jean de Gardey
- 1484: Arnaud d’Abbadie, signore di Narp e di Mourenx
- 1492: Martin de la Doue
- 1492: Menauton de la Motte7
- 1497: Gaston de Saint-Jean
- 1497: Jean, signore di Candau
- 1562–1582: Auger de la Garde (o Ogier de Lagarde)8
- 1582 (settembre): Berthomine de la Moulère, vedova di Auger de la Garde
- 1582 (ottobre): Guillaume Lamy
- 1583–1585: Roger de Vergez
- 1585–1587: Roger de Vergez e Guillaume Lamy
- 1589–1590: Bertrand de la Lande (signore di Gayon) e Guillaume Lamy
- 1594: Jean de Péclaver
- 1601–1605: Jacques du Casso e Rodgre de Pergis
- 1652: Pierre de Peyré
Commessi dello zecchiere
- 1591–1593: Bernard de Gassie
- 1601: Lois de la Moller
- 1603: Pierre de Mirande
- 1604–1605: Pierre Bousquet
- 1608–1610: Bertrand de Lespiau
- 1647: Bernard de Gassie
- 1656: Robet Fisson
Commissari
- 1613: Demirand e Cadralon
- 1619: Fouront
Guardie
- 1543: Guillem de Ladoue
- 1562–1566: François de Loos
- 1574: Jacques de la Molère
- 1579: Jean d’Estillart, dimessosi in favore di Pierre de Rauzet
- 1580: Michel de la Molère
- 1580–1591: Denis Vergeron
- 1599: Pierre Day
- 1604: Pierre Day e Bayard
- 1611: Denis Vergeron
- 1617–1627: Jacques de Noseilles. In carica dal 27 febbraio a seguito delle dimissioni di suo suocero Denis Vergeron.
- 1634: Laforcade
- 1637: Jacques de Noseilles
- 1647–1656: Denis de Nozeilles
- 1657: Jean de Forgues
Controguardie (addette al registro dei metalli)
- 1600: Pierre de Lagarde
- 1619: Bayard
- 1632: Jean de Forgues
Controllori
- 1657: Bertrand de Beaumont
Saggiatori
- 1514: Jean d’Andonhs
- 1543: Jean de Pavie
- 1562–1566: Bertrand Dumas e Jean Fournier
- 1573–1574: Sauvat de Harfort
- 1581: Guillaume Lamy
- 1582–1592: Antoine de Belleville
- 1593–1643: Roger de Gassie
Incisori
- 1543–1566: Jean Bazet (o Baset)
- 1573–1580: Jérôme Lenormant
- 1580–1609: Guillaume Lamy
- 1609–1637: Jean Lamy, in sostituzione del padre Guillaume che divenne incisore della zecca di Pau (atto del 23 giugno 1609)
- 1661: Minvielle
- 1661: Bertrand de Beaumont
La tipologia CENTVLLO COM’
Non è chiaro se il diritto di battere moneta fu concesso alla viscontea del Béarn dal duca di Guascogna Sancho IV (morto nel 961) o se fu, invece, usurpato e regolarizzato successivamente.
Secondo la teoria oggi più accreditata, le prime monete del Béarn furono un denaro e un obolo, coniati da Centulle V (1058–1088) intorno all’anno 1080.
Alcuni studiosi fanno risalire le prime coniazioni a due secoli prima, intorno all’anno 8509, ma queste affermazioni non sono supportate da nessuna fonte.
Più fondata, invece, sembrava la datazione di queste monete a prima del 980, anno in cui vennero nominate dal duca di Guascogna Guglielmo Sancho nella carta di fondazione dell’abazzia di Saint-Sever. È però dimostrato che il documento, così come le sue sucessive conferme, è un falso del secolo XI. Questa tesi fu sostenuta dagli autori che ancora non conoscevano la falsità del documento: de Crazanne e Poey d’Avant. Quest’ultimo cercò una soluzione di compromesso, sostenendo che la tipologia CENTVLLO COM’ era chiaramente del secolo XI ma che in precedenza erano state coniate altre monete, non pervenuteci.
Di fatto i primi tesoretti contenenti queste monete sono del XII secolo. Considerato tutto ciò, si può affermare con relativa sicurezza che la produzione di queste monete iniziò intorno all’anno 1080.
Meno certezze esistono sulla fine della loro produzione ma sicuramente essa terminò entro il 1434, quando fu emessa una nuova tipologia.
Poey d’Avant10 e Dieudonné11, considerato che il primo rinnovamento tipologico avvenne solo nel 1434, hanno affermato che la tipologia CENTVLLO COM’ fu coniata fino al XV secolo. Invece Engel e Serrure12 sostennero che la produzione terminò a metà del XII secolo; a sostegno di questa teoria c’è la composizione di un importante tesoretto ritrovato a Bordeaux e databile tra il 1287 ed il 1307: su 308 monete solo una appartiene a questa tipologia.
Quel che è certo è che, dopo la fine della produzione, queste monete rimasero in circolazione per secoli.
D/: entro circolo perlinato croce affiancata, nel primo e secondo cantone, da due bisanti; intorno, esternamente al circolo perlinato, legenda in caratteri gotici CENTULLO COM’(e), ovvero “Conte Centulle”.
R/: entro circolo perlinato legenda in caratteri gotici PAX (“Pace”); intorno, esternamente al circolo perlinato, legenda in caratteri gotici ✠ ONOR FORCAS (ovvero “signoria di La Horquie”13).
Sul significato della legenda ONOR FORCAS non ci sono dubbi, ma nei primissimi decenni dell’ottocento non si era ancora giunti ad una interpretazione univoca. Ad esempio il De Barthélémy ipotizzo che FORCAS fosse una contrazione di forte castellum14, mentre l’abate Venuto (autore dell’opera Dissertation historique sur les monnoies que les Anglois ont frappées en Aquitaine) fu indotto in errore dalle lettere NOR FO; infatti, in una conversazione con Chaudruc de Crazannes, l’abate disse che questa tipologia fu « coniata probabilmente in Guienna da un signore inglese della casa di Norfolk ».
I tre caratteri nel campo del rovescio (PA✠, con la A che ha forma di M e la X che ha forma di croce patente ✠) sono state oggetto di interpretazioni molto diverse tra loro: il De Boze, in un manoscritto, le interpretò come Pax Morlaci; invece per Chaudruc de Crazannes15 esse starebbero a significare Morlano percussa (altri ipotizzarono Morlani percussa), mentre altri autori indicano Morlacis palatium. Solo nel 1840 Lecointre-Dupont16 e Duchalais17, facendo un confronto con alcune monete appartenenti ai successivi visconti, formularono l’ipotesi tuttora più accreditata, ovvero che le tre lettere si debbano leggere come Pax. Infatti, molti pezzi di Gaston XI (1436–1472), François Phébus (1472–1483) e Catherine I (1483–1517) riportano la legenda Pax et honor forquie morlanis, ovvero “Pace e onore alla Fourquie di Morlaàs”.
Una volta arrivati a questa conclusione, il dibattito si spostò sull’interpretazione della parola “pace”: alcuni autori suggerirono che la parola potesse riferirsi ad una circoscrizione territoriale, mentre M. de Barthèlemy ipotizzò un ruolo del vescovado nell’emissione delle monete; oggi queste ipotesi, entrambe risalenti al 1857, appaiono superate ma probabilmente il De Barthèlemy aveva colto una reale influenza del clero negli affari monetari. Infatti nei primissimi anni di emissione (1080 circa), Centulle V fece una grande donazione di monete all’abbazia di Cluny, ma solo dopo aver ricevuto l’autorizzazione dell’arcivescovo di Auch, Guillaume de Montaut (1068–1096), e dei vescovi di Lescar e di Oloron18.
Ma l’interpretazione che oggi viene considerata più realistica è quella che fa riferimento alla “tregua di Dio”: una sospensione dell’impiego della forza armata imposta dall’autorità ecclesiastica, con cui si vietava di combattere dal mercoledí sera al lunedí mattina19. Ad avvalorare questa tesi vi è un trattato tra il visconte Centulle V, molto religioso, e il visconte di Soul Raimond-Guillaume: il trattato si concludeva con un riferimento alla pace, ovvero con la frase Pax hominibus bonae voluntatis. Amen. La prima “tregua” stipulata dal Béarn fu quella del 1104 con la contea di Armagnac.
Le monete del Béarn furono molto apprezzate anche al di fuori della viscontea: circolarono ampiamente in tutta la Guascogna, al punto che sia i re di Francia che i duchi di Aquitania cercarono di limitarne la circolazione, in quanto esse erano pìù ricercate delle loro monete. In questo senso è da segnalare un documento del 1290 con cui il vescovo di Bazas (Gironda) inviò una rimostranza al duca di Aquitania, nonchè re d’Inghilterra, per chiedere il libero corso delle monete del Béarn nella sua giurisdizione. La moneta di Morlaàs ebbe ampio successo anche nel Pays de l’Adour, in Aragona, in Navarra e in Italia. A causa delle Crociate ebbe grande diffusione anche in Medio Oriente; inoltre fu imitata dai conti di Tolosa.
Il motivo di questo successo è da ricercare nella legislazione vigente nella viscontea: peso e titolo di queste monete non potevano essere cambiati arbitrariamente dal visconte, ma c’era bisogno del permesso del vescovo, dei baroni e dei comuni20. Ciò apportò a queste monete una sostanziale stabilità e grande pregio.
Ciò nonostante, queste monete andarono incontro ad un lento declino; infatti, con il passare dei decenni, si registrò una lenta ma costante riduzione sia del peso che dell’argento fino. Queste sono le leghe succedutesi nel tempo21:
- XII secolo: 66% d’argento e 33% di rame;
- I metà XIV secolo: 33% d’argento e 66% di rame;
- II metà XIV secolo (ultime coniazioni): 25% d’argento e 75% di rame.
Quelli che seguono sono alcuni tassi di cambio del denaro di Morlaàs con quello reale o di altre signorie:
- nel 1150 valeva come un denaro di Poitiers;
- nel 1250 il valore del denaro di Morlaàs era pari a quello di Tolosa e doppio rispetto a quello di Melgueil22;
- nel 1310 un atto di cambio stipulato tra il re Filippo IV e il conte di Périgord attesta che 1.344 livres e 9 denari in monete di Morlaàs valevano 2.150 lire, 9 soldi e 9 denari in pezzi emessi dal re;
- nel 1314–1316 (regno di Luigi X) 52 lire e 3 soldi di Morlaàs valevano 84 lire reali;
- nel 1339 valeva 1/3 in più del denaro di Navarra;
- nel 1356 11 denari di Morlaàs valevano 22 carlini neri di Navarra o 12 carlini bianchi;
- nel 1364 il valore del denaro di Morlaàs era pari a quello di Navarra;
- nell’aprile 1630 50 soldi di Morlaàs equivalevano a 7 lire e 10 soldi reali.23
- nel 1667 un denaro di Morlaàs valeva 3 denari reali;
- una lettera datata 26 dicembre 1684 riportava che a Bayonne “un sol morlan fa otto bianchi, ed ogni bianco sei denari, ovvero quattro soldi di moneta corrente”.
Di seguito sono elencati i tipi che ho finora censito; per rendere più agevole la consultazione, entrambi i nominali sono stati divisi in due sottocategorie (con e senza croce prima di CENTVLLO).
In questa catalagozione non sono prese in considerazione le varianti relative alla forma delle lettere (con un’unica eccezione, n° 24) come quelle relative alla forma delle lettere A di PAX e di FORCAS, che possono presentare la parte superiore chiusa o aperta, ovvero con asticelle verticali congiunte o disgiunte.
Un’altra variante prevede la presenza o meno di un rombo tra le asticelle verticali della A di FORCAS. Se presente, esso può trovarsi sopra o sotto l’asticella orizzontale.
Personalmente ritengo che la catalogazione di tali varianti sarebbe controproducente, in quanto esse non sono caratteristiche di un determinato periodo di emissione (le si riscontra in quasi tutti i tipi catalogati qui di seguito), ma semplici differenze tipiche di conii prodotti artigianalmente; inoltre si produrrebbe una grande frammentazione per cui risulterebbe difficile catalogare con esattezza monete usurate.
Oboli senza croce al dritto
Oboli con croce al dritto
Denari senza croce al dritto
Denari con croce al dritto
Esiste un piedfort di denaro dal peso di 6,30 grammi (PA 3240):
- D/: ✠ CENTVLLO : COME – Anelletto sopra la T di Centullo
- R/: ✠ ONOR : FORCAS – PA✠
Questo piedfort è sicuramente successivo all’inizio del regno di Filippo IV (anno 1285): in precendenza, in Francia non era mai stato emesso alcun piedfort, nè dal potere regio nè da quello feudale.
Una prima periodizzazione, anche se piuttosto sommaria, è fattibile basandosi sulla mera osservazione delle monete: quelle del secondo periodo (1200–1350/1400) presentano almeno una di queste caratteristiche che, tranne eccezioni (variante 14), non sono mai riscontrabili sulle monete del primo periodo (1080–1200):
- croce prima di CENTVLLO;
- punti o anelletti tra le parole delle legende;
- lettere elaborate (globetti dopo le L, sulle N e anelletti sulle T).
L’interpretazione della variante COM’/COME24, invece, è decisamente più problematica. La presenza della E sembra caratterizzare maggiormente le monete del secondo periodo, ma è pur vero che molti esemplari con la E, oltre a non presentare nessuna delle suddette particolarità tipiche delle monete del secondo periodo, hanno caratteristiche ponderali attribuibili al primissimo periodo (1080–1100). A questo proposito è interessante confrontare i pesi (tabella in basso) delle varianti 9 e 18, le quali sono entrambe senza croce, ma si differenziano per la E. Dunque questa variante non può essere considerata un riferimento utile alla datazione.
Quanto appena detto ci introduce all’analisi dei pesi delle singole varianti. Come detto, la periodizzazione basata sulle differenze stilistiche può non essere sempre veritiera: ad esempio la variante 15: ha l’anelletto sulla T ma pesa 0,95 grammi; è solo in base al peso che si può stabilire una datazione più precisa dei singoli esemplari. In sostanza, il peso è direttamente proporzionale all’antichità. Ecco alcune indicazioni di massima riguardanti la corrispondenza peso-data:
- DENARO – 17–19 mm – peso: da un massimo di 1,25 gr. ad un minimo di 0,50 gr.
- 1,25–1,15 g = dal 1080 all’inizio del XII secolo (1100)
- 0,90 g = XII secolo (1100)
- 0,80 g = XIII secolo (1200)
- 0,70–0,60 g = XIV secolo (1300)
- OBOLO – 12–15 mm – peso: da un massimo di 0,60 gr. ad un minimo di 0,35 gr.
- 0,40 g = fine XII secolo (1100)
Nella tabella seguente sono riportati i pesi medi di ognuna delle trentatré tipologie/varianti catalogate; i dati provengono da diversi cataloghi d’asta e di vendita. Da questi dati si potrà indicativamente risalire al periodo di emissione di ogni variante, fermo restando che per datare un singolo esemplare rimane necessario accertarne il peso. È completa o va integrata da excel e traduzione?
Inoltre in base al numero di pezzi analizzati si potrà evincere se la variante è più o meno rara.
Guida fotografica all’identificazione delle varianti
Varianti del dritto – CENTVLLO COM
Varianti del rovescio – ONOR FORCAS
Varianti generali
I Fiorini d’oro di Gaston IX (1315–1343) e Gaston X (1343–1391)
I primi fiorini d’oro apparsi nella Francia meridionale furono coniati dal papato ad Avignone nel 1322; questa tipologia fu subito adottata da svariate signorie feudali, come il Delfinato, la contea di Valentinois, l’arcivescovado di Arles e il principato d’Orange.
Ben presto anche il Béarn produsse la sua prima moneta d’oro: il visconte Gaston IX (1315–1343) emise un fiorino imitativo del tipo fiorentino, pesante 3,50 grammi, che andò ad affiancare le emissioni in mistura.
- D/: San Giovanni Battista stante impugna uno scettro crucigero e alza la mano sinistra; in circolo, legenda S. IOHANNES. B. Spada, torre o mucca dopo la S di IOHANNES.
- R/: grande fiore di giglio; in circolo, legenda G DNS BE+ARNI (Gastonus Dominus Bearnie)
Questa moneta fu emessa in concorrenza con il fiorino d’Aragona; da questo deriva la strana disposizione della legenda G DNS BE+ARNI, messa in modo tale (ARNI G DNS BE) da simulare la legenda ARAGONVM. Esistono anche le varianti G DN BE+ARNI25 e G DNS B+EARNI26.
Durante la signoria di Gaston X (1343–1391) la legenda del rovescio fu modificata in +FEBVS COMES. Dopo la S di IOHANNES vi è un elmo.
Nel 1365 il titolo di questa moneta fu stabilito in 18 carati (750 millesimi).
Gli autori ottocenteschi attribuirono i due fiorini ad un solo visconte, anche se non concordarono a quale attribuirli, ed alcuni considerarono la diversa legenda come una semplice variante. Personalmente ritengo che l’attribuzione a due visconti differenti, ipotesi emersa solo ai primi del Novecento27, sia quella più corretta.
La monetazione di Jean I (1412–1436)
Jean I di Grailly o Jean I di Foix (1382–1436) fu conte di Foix, co-principe di Andorra, visconte di Béarn, di Marsan e di Castelbon dal 1412 al 1436 e conte di Bigorre dal 1425 al 1436.
Il 10 maggio 1399 fu firmato il trattato di Tarbes, che riconobbe ai suoi genitori (Archambaud di Grailly e Isabelle di Foix-Castelbon) il possesso della contea di Foix, ma obbligò suo padre a rinunciare all’alleanza con gli inglesi. Jean fu quindi inviato in ostaggio alla corte di Francia per garantire il rispetto dei termini del trattato.
Il 24 aprile 1406 prestò omaggio al re Carlo VI di Francia come erede della contea di Foix e in seguito partecipò con una compagnia di soldati béarnesi a molte operazioni contro le truppe inglesi sotto gli ordini di Louis di Sancerre: assedi di Bordeaux (1404–1405), Blaye (1406) e Bourg (1406–1407).
Nel 1409 accompagnò il re Martino di Aragona in una spedizione per riconquistare la Sardegna ai genovesi: si distinse nella battaglia di San Luri (30 maggio 1409) e ritornò a Foix in settembre.
Martino morì il 31 maggio 1410 senza figli e due principi rivendicarono la sua successione: Ferdinando di Castiglia (nipote di Martino) e Luigi II d’Anjou (sposato a Iolanda d’Aragona, figlia del re d’Aragona Jean I, fratello e predecessore di Martino).
Jean di Foix inviò delle truppe per sostenere le pretese di Luigi d’Anjou, ma Ferdinando conquistò il trono il 25 giugno 1412, grazie al compromesso di Caspe. Ma Jean si era ritirato da questa guerra perché tre mesi prima, il 12 febbraio 1412, Archambaud di Grailly morì ed Isabelle di Foix cedette a suo figlio Jean tutti i suoi stati.
In aprile Jean entrò in guerra contro Bernardo VII, conte di Armagnac. Una tregua venne firmata il 28 maggio 1413, ma rotta quando gli armagnacchi presero il potere. Poi venne stabilita una nuova tregua per lottare contro l’invasione inglese.
Jean non partecipò alla battaglia di Azincourt (ottobre 1415) e il 28 maggio 1418 raggiunse il Delfino (il futuro Carlo VII), il quale lo nominò luogotenente generale del re in Linguadoca e Guyenne (17 agosto).
Per opportunismo, e pensando solo ai propri interessi, raggiunse il campo degli armagnacchi il 16 novembre 1418 e quello dei Borgognoni nell’ottobre 1419, ma abusò delle sue prerogative di luogotenente generale e il Delfino gli revocò l’incarico il 1 marzo 1420.
Allora egli si alleò con gli inglesi ed ottenne da loro lo stesso incarico di luogotenente generale del re in Linguadoca e Guyenne, il 3 marzo 1421. Ma alla morte del re d’Inghilterra Enrico V, Jean fece atto di sottomissione al re di Francia, da cui ricevette delle lettere di remissione (maggio 1423) e da cui riottenne la luogotenenza generale in Linguadoca e Guyenne (6 gennaio 1425).
Jean soggiornò alla corte del re dal 1423 al 1425, con lo scopo di costruire relazioni ed alleanze.
Nelle battaglie contro gli inglesi, egli evitò di prendere rischi, prese spesso le parti dei suoi nemici e non partecipò alle campagne di Giovanna d’Arco. Tuttavia il suo servizio per il re di Francia gli fece ottenere nel 1425 la contea di Bigorre, che era appartenuta ai suoi antenati e che il re aveva annesso ai suoi possedimenti in seguito a dei litigi tra i vari eredi.
Nel 1433 Jean intervenne ad Avignone per installarvi suo fratello Pierre come vicario apostolico. Morì a Mazères il 4 maggio 1436.
Negli anni ’20 Jean I ebbe una controversia con il potere regio. La monetazione oggetto di contenzioso era quella della zecca di Pamiers, nella contea di Foix.
Con le lettere del 12 febbraio 1419 il Delfino aveva autorizzato i signori locali a spostare le zecche in centri non sottoposti all’influenza inglese. Jean I, abusando del suo ufficio di luogotenente generale del re in Linguadoca e Guyenne, usò le lettere come pretesto per spostare la zecca di Tolosa a Pamiers che, tra l’altro era una città episcopale non sottoposta all’autorità regia.
Vi furono coniate monete a nome di re Carlo VI, ma i suoi diritti di signoraggio venivano intascati da Jean. Inoltre egli non rispettò la concessione dello zecchiere di Tolosa, Marot de Betons, ed affidò illegalmente l’incarico a Jehan Vagnier.
Il re comunque, considerando i precedenti servigi resigli dal visconte, gli concesse il perdono nel 1425.
Mercoledì 13 gennaio 143428 fu stipulato un contratto tra il visconte Jean I e Peyroton d’Arblade, che con questo atto divenne zecchiere della zecca di Morlaàs per due anni.
Conbenenses feites enter lo mod naud et poderos senhor mossen Johan, per la gracie de Diu, comte de Foixs, bescomte de Bearn, et comte de Begorre d’une part et Peyroton Darblade deu Mont-de-Marsan d’autre, sus la monede de Morlaas que lodit senhor ha novelament ordenat far et bater en sa bille de Morlàas.
Prumerament, fo accordat enter losdits senhor et Peyroton, que lodit Peyroton sie maeste particular de ladite monede et tengue aquere per lo terme de dus antz complitz acomptar deu jorn de la date de las presentz ab las manières et conditions dejuus scrites.
Item, lodit senhor es tengut de donar audit Peyroton hostau et ordilhe necessari per bater ladite monede a sons despens et per far ladite monede a ordenat son casteg de Morlaas.
Item, lodit Peyroton es tengut de bater et far en ladite monede Morlaas blancs a sieys diners de ley fii et a vint et sieys soos de talhe, marc de Colonhe ; medalhes morlanes que las dues agen de cors ung diner Morlaa a sieys diners de ley fii et sinquoante et dus soos de talhe, ab dus graas de remedi de la ley per marc dobre, et très diners de remedi per marc de la talhe. Et aixi ben es tengut de bater monede aperade pogese que sera blanque et aura de cors quoate per ung diner morlaas a ung diner et dotze graas de ley et a trente soos et sieys diners de talhe.
Item, que de sinquoante et dus soos de Morlaas qui salhiran de dotze diners de ley fii que lodit Peyroton age a balhar au marchantz per soo de ley fii aleyat a sieys diners dues livres et oeyt soos de ladite monede.
Item, lodit Peyroton es tengut de balhar au talhador per soo de ley dus diners Morlaas ;
Item, a lassayador per soo de ley ung diner Morlaa ;
Item, a la garde per soo de ley ung diner Morlaa ;
Item, aus obrers per marc dobre, deus diners Morlaas et de las pogeses sinq diners [Morlaas] et per marc de las medalhes morlanes detz diners per marc sens nulh decay.
Iiem, aus moneders per marc dobre deus Morlaas et de las pogeses très dîners Morlaas et per marc dobre de les medalhes morlanes oeyt diners Morlaas.
Item, audit senhor per son senhoradge sieys diners Morlaas per soo de ley et le restant que sie deudit Peyroton maesie particular susdit.
Item, que lodit Peyroton pusque affinar dentz Thostau de ladite monede totz los bilhoos qui seran necessaris per aleyar si caas es que ni agosse de basse ley, affin que la monede no vacasse per faute de bilhon.
Irem, lodit senhor es tengut de balhar o far balhar audit Peyroton et meter en ladite monede per une betz tant solament et au commensament que ladite monede comensara dobrar, quoate centz marcx dargent, pees de Colonhe, deusquoaus lodit Peyroton se servira en lobre de ladite monede tôt un an complit. Totes betz, lo medix Peyroton quant prenera losditz quoate centz marcx dargent, obliguera de pagar en son propri nom audit senhor, o adaquet o aquetz qui los y balheran passât lo termi deudit an sieys escutz de ladite monede per cascun marc fii.
Et totes et sengles las causes susdites lodit senhor de tant quant toque assa part et lodit Peyroton, de tant quant toque ala, sue prometon tenir, servar et complir, de punt a punt, sens far ni venir au contre en degune manière durant lo termi deus dus antz susditz. Et no remenhs, lodit Peyroton que prometo et jura sus lo te igitur et la sancte crotz dessus pausade de no far ni cometer frau en ladite monede et de bater aquere a la ley, talhe et pees susditz, et per mayor fermesse volon quen fossen feits dus cartels dune forme et ténor, signatz de lors maas et sageratz de lors sagetz o premses, deus quoaus la un ne fos balhat audit senhor comte et autre audit Peyroton.
Asso lo feit et fertnat en lo casteg de Pau, lo XIII jorns de Jener, lan mil quoatre centz trente et très. Preseniz messires Guilhem de la Porte, prior de organhaa, Bernardou de la cor de Morlaas et jo Menauton Danos secretari deudit senhor comte qui desson mandement et voler deudit Peyroton me suy soubz escrit et consigna: de ma man en aquestes presentz, J. M. Danos.
JOHAN. (traccia lasciata da un sigillo in cera rossa che è scomparso)
PEYROTON DARBLADE. (piccolo frammento di sigillo applicato sulla pergamena)
Con il contratto di cui sopra, stipulato il 13 gennaio 1434, Jean I nominò Peyroton d’Arblade zecchiere di Morlaàs per due anni; il visconte si impegnava a fornire 400 marchi d’argento che lo zecchiere avrebbe dovuto trasformare in monete nel primo anno.
Nello stesso atto, sono riportate le caratteristiche delle tre tipologie da coniare: morlàas blanc, medhales morlanes, pougeoises. Tutti gli esemplari a nome di Jean I sono da intendersi come prodotti tra il 1434 e il 1436; lo stile di queste monete è molto antiquato per l’epoca in cui furono emesse, ma questo è facilmente spiegabile perchè esse sono imitazioni dei precedenti denari.
Il morlàas blanc è una moneta dal valore legale di 6 denari, con titolo di 500/1000 e con peso legale di 0,778 grammi (con taglio di 26 soldi per ogni marco di Colonia29, ovvero 300 pezzi per marco).
Con questa tipologia le monete in mistura del Béarn subirono le prima modifiche iconografiche dopo 350 anni: la legenda CENTVLLO COM’ scompare e fu sostituita da IOAN: LO CONS (Jean il conte); inoltre le croci che precedevano le legende vengono sostituite da mucche volte a sinistra.
Fino a metà dell’800 circolarono diverse interpretazioni della nuova legenda: a causa della particolare grafia della L, LO CONS veniva letto come I:CONS o VOCONS30.
In una recente asta numismatica è apparsa una presunta variante inedita in cui, al rovescio, la mucca sarebbe sostituita da una croce31. Analizzando dati e foto della usuratissima e quasi illegibile moneta, ho potuto osservare quanto segue:
- la parte alta del dritto non è presente causa tosatura, quindi non è riscontrabile la presenza di una mucca;
- data l’usura, il peso di questo esemplare (0,54 grammi) è pienamente compatibile con quello dei denari CENTVLLO COM’ coniati nel XIV secolo; inoltre, sempre considerata l’usura, il peso risulta essere leggermente superiore al peso medio dei morlàas blanc in buona conservazione (0,55 grammi circa);
- infine la disposizione delle poche lettere leggibili al dritto (..NT..LLO) non lascia dubbi: la legenda è CENTVLLO COM’; sono visibili globetti sulla N e sulla T, come in molti pezzi coniati nel XIV secolo.
In conclusione credo che questo esemplare altro non sia che un denaro del tipo precedente (CENTVLLO COM’) coniato nel XIV secolo e che quindi non è da considerarsi una variante di morlàas blanc.
Le medhales morlanes sono monete dal valore legale di 3 denari (½ morlàas blanc) del peso di 0,389 grammi; era prevista la produzione di 52 soldi per marco (600 pezzi). Non ci è pervenuto nessun esemplare, molto probabilmente perchè non ne furono mai prodotti.
Le pougeoises, sono pezzi del valore di 1,50 denari (¼ di morlàas blanc): nonostante il loro peso legale (0,6275 grammi) si avvicnasse a quello del blanc da 6 denari, il titolo del fino era decisamente inferiore. Era prevista la produzione di 30 soldi e 6 denari per marco (372 pezzi).
Rispetto alla tipologia CENTVLLO COM’, al dritto la croce ad inizio legenda è sostituita da una mucca; inoltre la croce nel campo è cantonata da una I (iniziale di Ioan) al III cantone e il braccio inferiore della croce arriva a toccare il bordo. Al rovescio, invece, scompare il monogramma PAX, che viene sostituito da una mucca volta a sinistra.
Questa tipologia sarà l’ispiratrice della baquette, una piccola moneta di rame emessa dai successori di Jean I. Le baquettes, prodotte dal 1436 in poi, non furono coniate al castello di Morlaàs ma in un’officina di rue du Bourg-Neuf.
Nel 1436 a Jean I successe Gaston XI. Anch’egli emise un morlàas blanc uguale a quello di Jean I, con un’unica differenza nella legenda del dritto: GASTO anzichè IOAN.
Jean I rinnovò profondamente la monetazione della viscontea, introducendo nuovi nominali: baquette, mezzo bianco, scudo d’oro… proiettando di fatto la numismatica del Béarn nell’evo moderno.
Bibliografia
Storia
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[2] Cursente Benoit, Histoire du Béarn à l’usage des écoliers et lycéens du Béarn: des origines à Gaston Fébus, 1973
[3] Grosclaude Michel, Le Béarn: témoignages sur mille ans d’histoire, 1979
[4] Issartel Thierry, Beneharnum, les historiens et les origines du Béarn – du XVIe au XXe siècle, Orthez, 2000
[5] Laborde Jean-Baptiste, Morlaàs, première capitale du Béarn: dans sa grandeur et dans son déclin, 1934
[6] Laborde Jean-Baptiste, Précis d’Histoire du Béarn, 1943
[7] Lochard, Joseph, Le pays souverain de Béarn aux États généraux de Versailles – D’après les documents inédits des archives des Basses-Pyrénées, 1895
[8] (de) Marca Pierre, L’histoire du Béarn, Parigi, 1640
[9] Monlezun Jean-Justin, Histoire de Gascogne, Auch, 1846
[10] Mazure M.A., Histoire du Béarn et du pays basque, Pau, 1839
[11] Tucoo-Chala Pierre, Petite histoire du Béarn (du Moyen Âge au XXe siècle), Monein, 2000
Monetazione
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[2] Bascle de Lagréze G., Essai sur l’historie monétaire et numismatique de Béarn, Tolosa, 1855
[3] Beneut Guy, Le monnayage de l’atelier de Pamiers au nom de Charles VI , Parigi, 1963 in ”Revue numismatique”, serie 6, tomo 5, pp. 120-125
[4] Blanchet Adrien, Histoire monétaire du Béarn, Parigi, 1893, tomi I e II
[5] Blanchet Adrien, Les graveurs en Bèarn, Dax, 1888, in ”Bullettin de la Societè de Borda”
[6] Blanchet Adrien e Dieudonné Adolphe, Manuel de numismatique française, Parigi, 1936, tomo IV ”Monnaies féodales françaises”
[7] Cadier Léon, Cartulaire de Sainte-Foi de Morlàas, Pau, 1884
[8] Caron Émile, Monnaies féodales françaises, 188-284
[9] (de) Crazannes Chaudruc, Nouveaux èclarissements sur l’attribution et la légende d’une monnoie du Béarn, Parigi, 1838 in ”Revue numismatique”, pagg. 427-431
[10] (de) Castellane, Écu d’or au nom de Charles VI frappé par la comte de Foix en 1419, Parigi, 1915
[11] Duby Tobiesen, Traité des Monnaies des Barons ou représentation et explication de toutes les monnaies d’or, d’argent, de billon qu’ont fait frapper les possesseurs de grands fiefs, Pairs, Evêques, Abbés, chapitres, villes et autres seigneurs de France, Parigi, 1790
[12] Duchalais Adolphe, Observations sur le type de monnaie de Morlaàs, Parigi, 1840 in ”Revue numismatique”, pag. 269
[13] Duplessy Jean, Les monnaies françaises féodales, Parigi, 2004, pagg. 419-420
[14] Engel Arthur e Serrure Raymond, Traité de numismatique du moyen age, Parigi, 1894, tomo II ”Depuis la fin de l’epoque carolingienne jusqu’a l’apparition du gros d’argent”, pagg. 436-437
[15] Engel Arthur e Serrure Raymond, Traité de numismatique du moyen age, Parigi, 1905, tomo III ”Depuis l’apparition du gros d’argent jusqu’a la creation du thaler”, pag.1004
[16] Lagrèze (de) Gustave Bascle, Essai sur l’histoire monétaire et numismatique de Bèarn, Tolosa, 1855
[17] Lecointre-Dupont Gabriel, Note sur un denier de Catherine de Foix, explication du type des monnaies des Centulle, 1840 in ”Revue numismatique”, pagg. 266-268
[18] Marquis Jean-Claude, Quand Béarn et Navarre frappaient monnaies…, Aren, 2009
[19] O’Reilly Patrice-John, Histoire complète de Bordeaux, Bordeaux, 1857, parte I, tomo I, pagg. 317-318
[20] Poey d’Avant Faustin, Monnaies féodales de France, Parigi, 1860, vol. II, pagg. 157-163
[21] Roberts James N., The silver coins of medieval France 4761610, New-York, 1996
[22] Taillebois E., La monnaie morlane au nom de Centulle à propos de la dècouverte de 707 deniers et oboles faite à Pessan (Gers), Dax, 1883, in ”Bullettin de la Societè de Borda”
[23] sito web: jcungar.club.fr/Historia1.html
[24] sito web: www.cgb.fr/indexf.html
- Nel 1070 Centulle V aveva spostato Gisla, una sua parente di un grado proibito dalla Chiesa. Per riparare al grande scandalo suscitato, Centulle fece costruire Sainte Foy (dedicata a Santa Fede di Agen, vergine e martire). Un rappresentante di papa Gregorio VII annullò le nozze e, in cambio, concesse l’uso della croce nel blasone della viscontea.↩
- L’hôpital (ostello) più importante era quello di Sainte Lucie, fondato a Morlaàs nel 1154 ed affidato ai Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme.↩
- Conquistata nel secolo XI, insieme alla città di Montaner.↩
- Anche questo feudo, come il Béarn, fu creato dal duca di Guascogna Centulle Loup nel IX secolo, per farne dono al figlio Donat Loup.↩
- Il documento che riporta la cronologia dei primi visconti (la charte d’Allaon, datata 854) è un falso del XVII secolo.↩
- Il funzionario dell’ufficio delle Finanze dell’intendenza di Guyenne, inviato dal governo centrale, fu braccato da una banda di quindici uomini armati e costretto ad interrompere la sua missione, facendo ritorno a Bayonne.↩
- Non si conosce la data in cui smise di ricoprire il suo ruolo, ma si sa che nel 1514 era ancora in carica.↩
- Svolgeva anche la professione di orafo: nel 1581 ricevette un pagamento per dieci anelli d’oro con diamanti.↩
- Patrice-John O’Reilly, Histoire complète de Bordeaux (Bordeaux, 1857)↩
- Faustin Poey d’Avant, Monnaies féodales de France (Parigi, 1860), vol. II, p. 161↩
- Adrien Blanchet e Adolphe Dieudonné, Manuel de numismatique française (Parigi, 1936), tomo IV “Monnaies féodales françaises”↩
- Arthur Engel e Raymond Serrure, Traité de numismatique du moyen age (Parigi, 1894), tomo II “Depuis la fin de l’epoque carolingienne jusqu’a l’apparition du gros d’argent”, p. 437↩
- Onor = signoria / Forcas = castello di La Hourquie (probabilmente era chiamato così perchè vi si eseguivano le impiccagioni).↩
- cfr. Revue belge de numismatique 1883, p. 373↩
- Chaudruc de Crazannes, Nouveaux èclarissements sur l’attribution et la légende d’une monnoie du Béarn (1838) in “Revue numismatique”, pp. 427–431↩
- Gabriel Lecointre-Dupont, Note sur un denier de Catherine de Foix, explication du type des monnaies des Centulle (1840) in “Revue numismatique”, pp. 266–268↩
- Adolphe Duchalais, Observations sur le type de monnaie de Morlaàs (1840) in “Revue numismatique”, p. 269↩
- Ego Centullus, vicecomes Viarnensis, memor omnium peccatorum meorum et consanguinitatis uxoris mee, quam contra Dei legem duxeram uxorem, sciensque post mortem meam nil me boni operaturum, quo possim mea delere peccata, adhuc vigens et vivens, tribuo Deo et beato PetroCluniacensi, ecclesiam que hedificatur in honore Sancte Fidis… Dono etiam decimam monetam partis mee et decimam omnium furnorum qui sunt vel futuri erunt… Ceterum notum sit omnibus hominibus quod hoc donum feci cum consensu et consilio dompni Willelmi, Ausciorum archiaepiscopi, et Bernardi, Lascurrensisaepiscopi, et dompni Amati, Holornensis episcopi, et Bernardi Tumapalerii, avunculi mei et omnium principum submeo dominio degentium in manu dompni Hunaldi, abbatis Moysiacensis, sub potestate dompni Hugonis, abbatis Cluniacensis.↩
- La “tregua di Dio” veniva fatta coincidere, generalmente, con festività liturgiche o giorni di particolare rilievo; troverà una propria codificazione definitiva nei concili di Arles (1037–41).↩
- Questo sistema legislativo era valido per qualsiasi proposta: il visconte non poteva legiferare arbitrariamente su nessun argomento.↩
- Patrice-John O’Reilly, Histoire complète de Bordeaux (1857, Bordeaux) – parte I, tomo I, pp. 317–318↩
- John H. Mundy, Des hommes et des femmes: le procès de Pierre De Dalbs, abbè de Lézat (1987) in “Médiévales”, n°12↩
- Bullettin de la Societé des sciences, lettres et arts de Pau (1886–87), p.199↩
- In alcuni esemplari, soprattutto se usurati, risulta difficile stabilire se dopo la M c’è un semplice ’ o un abbozzo di E.↩
- Collezione del Cabinet de France. Segnalata da Adrien Blanchet, Histoire monétaire du Béarn (Parigi, 1893), tomo II, p. 2↩
- Bascle de Lagréze G., Essai sur l’historie monétaire et numismatique de Béarn (Tolosa, 1855)↩
- cfr. Arthur Engel e Raymond Serrure, Traité de numismatique du moyen age (Parigi, 1905), tomo III “Depuis l’apparition du gros d’argent jusqu’a la creation du thaler”, p. 1004↩
- La data riportata nel documento è il 13 gennaio 1433, ma dal secolo XI al 1567 in Francia il calendario seguì lo stile della Pasqua, quindi il cambio di data (da 1433 a 1434) avvenne solo il 28 marzo (domenica di Pasqua).↩
- Un marco di colonia equivaleva a 233,40 grammi↩
- Faustin Poey d’Avant, Monnaies féodales de France (Parigi, 1860), vol. II, pagg. 162↩
- Asta CGB “Monnaies 22” del 17 marzo 2005, lotto 279 – “variante inédite avec une croisette à la place d’une vache en début de légende du revers”. Base d’asta 300 €, invenduta.↩