Viene spontaneo individuare le diverse influenze. Dal mondo latino, la testa radiata del sovrano, il tema dell’Equità e l’impostazione delle leggende. Dal mondo greco, la testa di profilo che occupa quasi tutto il campo e il cavallo andante su linea orizzontale. Un cavallo che va tranquillo al passo, senza finimenti, senza cavaliere, senza armatura, libero e quindi ispiratore di intenzioni pacifiche. “Equitas Regni” ribadisce il programma di governare con equità. Un messaggio di carattere laico, in una moneta già di per sé laica, priva com’è di ogni riferimento alla religione. Niente croce nel campo. Neanche una crocetta in leggenda, nemmeno come interpunzione. Vengono invece usati anelli, globetti e rosette. Nessun accenno a nessuna delle Persone della SS. Trinità, neanche l’iniziale. Invece le iniziali dei funzionari di zecca sono in bella mostra: A, C, I, L (Liparolo), S (Spinelli) e T (Tramontano).
Con quel soggetto “profano” raffigurato al rovescio, la moneta viene popolarmente chiamata cavallo, o secondo la parlata locale, callo, cavalluccio, cavalluzzo e cavallirazi.
Durante il suo lungo regno, Ferdinando deve affrontare diverse emergenze. Nel 1480 l’occupazione di Otranto da parte dei turchi semina il panico e paventando lo spostamento ad Avignone della sede papale, Sisto IV indice una crociata “italiana”. L’anno seguente, la crociata capitanata dal genovese Paolo Fregoso dà i suoi frutti: i turchi si arrendono al figlio di Ferdinando, Alfonso II.
Come pretendente al trono comincia ad amministrare il regno, ma i suoi metodi suscitano l’ostilità dei sudditi causando la rivolta dei baroni. La ribellione è appoggiata dal nuovo Papa, il genovese Innocenzo VIII, in conflitto con Ferdinando, che non rispetta l’impegno di pagare il tributo allo Stato della Chiesa. A seguito dei disordini la città di Aquila nel 1485 – 1486 si erge a repubblica autonoma.
La nuova situazione politica viene propagandata con l’emissione di un particolare cavallo: infatti come soggetto manca proprio il cavallo. Per molto tempo sui vari testi numismatici è stato considerato il recto, il lato col simbolo di Papa Innocenzo VIII e il verso, il lato con simboli della municipalità, ossia un’aquila e la leggenda “AQVILANA LIBERTAS”. Interpretazione che studi successivi hanno ribaltato, in quanto l’autorità emittente è stata riconosciuta nella municipalità e i simboli del Papa, solamente come patrocinio.
Nel 1492 a Firenze muore Lorenzo il Magnifico e con lui svanisce il precario equilibrio degli interessi politici sulla Penisola. Ferdinando I muore nel gennaio del 1494 e il trono passa al figlio Alfonso II. la lunga durata del regno precedente ha lasciato una abbondanza di circolante, per cui le sue emissioni monetali sono limitate e non comprendono cavalli. Lo stesso anno Piero de’ Medici è cacciato da Firenze e il conseguente concatenamento di eventi, favorisce il temuto ritorno dei Francesi con Carlo VIII. Dopo un solo anno di regno, Alfonso II abdica a favore del figlio Ferdinando II e fugge in Sicilia. Durante la sua marcia di avvicinamento attraverso gli Abruzzi, Carlo VIII si affretta ad elargire concessioni di monetazione1, per propagandare il cambio di autorità. Addirittura le prime monete (scudi) hanno la leggenda in lingua francese: al D/ CHARLES*ROY*D*FRE e al R/ CITE*DE*LEIGLE. Sui pezzi da un cavallo compaiono i simboli religiosi e spariscono sia il cavallo come soggetto, che l’EQVITAS. Resiste solo la consuetudine di chiamarli cavallo. La leggenda cambia secondo l’officina: in particolare quella di Aquila è “AQVILANA CIVITAS” e quella di Napoli “XPS VINC XPS RE XPS IMP”, che abbinata alla croce potenziata presenta Carlo VIII come difensore della fede, suddito del Papa e nominalmente re di Gerusalemme. Questo non lo salva comunque da una coalizione (Lega Santa) organizzata da Alessandro VI Borgia per spodestarlo. Spagnolo come suo zio Callisto III, è ostile ai francesi, anche se guelfi, e intende ridimensionare le velleità della dominazione angioina in Italia. Carlo VIII è costretto a tornare in patria prima del previsto, ma la produzione monetale, in rapporto alla breve durata del regno, è stata esponenziale e al loro rientro gli Aragonesi si ritrovano una considerevole massa di monete circolanti.
Con Ferdinando II l’attività monetale riprende, ma per i pezzi da un cavallo, si tratta in larga parte di una ribattitura 2 di quelli di Carlo VIII e solo una piccola parte presenta il profilo del nuovo re e il nome FERRANDUS II. Attività ridotta, anche per la prematura dipartita di Ferdinando II.
1 Tra esse: Chieti, Manoppello, Ortona, Sora, Sulmona. Maggiori dettagli a pagina 5
2 Argomento sviluppato in apposita discussione su www.lamoneta.it/topic/57036-i-cavalli-ribattuti-nel-regno-di-napoli/A