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Le Monete delle due regine di Pavia

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Le Monete delle due regine di Pavia
Figura 1: Denaro tipo 1 a1.

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Le Monete delle due Regine di Pavia

di Mario Limido

L’articolo si propone di analizzare l’intreccio e le connessioni tra storia e monetazione di uno specifico periodo della zecca di Pavia, quello della Reggenza di Ottone III dal 983 al 996 e quello successivo dal 996 al 1002 in cui Ottone III fu Imperatore. Segue un Catalogo delle tipologie delle monete emesse a Pavia in questo periodo con alcune importanti novità  apparse recentemente sul mercato numismatico

Inquadramento storico e monetario del periodo

Durante l’età  ottoniana Pavia ebbe un breve periodo in cui fu gestita da due donne che esercitarono una reggenza in nome di colui che anni dopo diventerà l’Imperatore Ottone III, all’epoca di soli tre anni.

Il periodo a cui mi riferisco à quello successivo alla morte di Ottone II, ed esattamente dal 983 al 996, a cui farà  seguito dal 996 al 1002 il periodo di regno dell’Imperatore Ottone III.

Storia e monetazione, come spesso accade, si intrecciano e sono proprio le monete che ci aiutano a comprendere meglio gli accadimenti.

Anche in questo breve periodo storico fu così.

Nell’epoca ottoniana Pavia, pur non essendo esclusiva e stabile dimora imperiale, rimase comunque sede costante del Regio Palazzo e comunque una tappa di soggiorno quasi obbligata per gli imperatori ottoniani nei loro viaggi italici.

Pavia era tra l’altro in quel periodo un crocevia di importanti commerci favoriti dalla sua posizione geografica situata sulla via d’acqua del Ticino da cui si poteva raggiungere facilmente il Po e quindi il mare, ma nel contempo era anche, passaggio obbligato, comodo e apprezzato per chi si muovesse dalla Germania a Roma e viceversa.

In questo periodo entrano in scena loro, le due donne di Pavia, Teofane e Adelaide, Pavia diventa quella che si può definire “la capitale delle due regine” che esercitano proprio in Pavia la reggenza del Regno Italico.

Alla morte di Ottone II è la moglie Teofane, di nobile famiglia bizantina, che gestirà  la reggenza, forte del fatto di avere avuto la tutela del figlio, il piccolo e futuro Ottone III.

Ma quando Teofane arrivò a Pavia nel 984 a riceverla c’era Adelaide, la regina madre, che spesso dimorava là e che era molto legata ed affezionata alla città .

Fu un breve periodo di passaggio di gestione del Regno che non durò molto per la morte di Teofane sopraggiunta nel 991 ; in quel momento sarà  ancora Adelaide a diventare fondamentale per il suo ruolo politico e per la reggenza del nipote ancora minorenne.

Il giovane Ottone dimorava in quel periodo in Germania, bello ricordare ora come Camillo Brambilla [3] lo descrive in questi suoi anni giovanili: “La fanciullezza e la lontananza del principe ; l’essere la somma degli affari in mani femminili in circostanze per se stesse già  irte di difficoltà, fecero presto assumere alla cosa pubblica in questa nostra parte d’Italia il carattere di un vero interregno…”.

È nel 996 che Ottone III viene incoronato Imperatore a Monza, il suo regno fu breve, durò fino al 1002 quando morì a soli 22 anni.

L’incoronazione di Ottone III segna di fatto l’uscita di scena di Adelaide, la regina madre si trasferirà  nel Monastero di Selz in Alsazia dove morirà  nel 999.

In questo breve periodo storico le due principesse, anche se spesso in contrasto, ebbero modo di distinguersi, oltre che per la gestione economica, anche per opere meritorie quali la rifondazione e il restauro di conventi e abbazie pavesi.

L’impegno di Adelaide in opere caritative e religiose fu riconosciuto da Papa Urbano II con la sua canonizzazione avvenuta nel 1097 circa.

Certamente Pavia assunse in questo periodo i favori e l’amore delle due principesse e tutto questo, come vedremo fra poco, si riverserà  anche negli aspetti puramente monetari.

Nel periodo ottoniano sappiamo che il denaro pavese diventò la moneta piú richiesta e diffusa per le transazioni, era una moneta ritenuta forte e stabile il cui processo di svalutazione fu fortemente rallentato rispetto a quello che avvenne in altre zecche italiane.

La diffusione dello stesso è testimoniato anche dalla forte e costante presenza nei ripostigli non solo italici ma anche europei; inoltre diventerà  moneta di riferimento negli atti pubblici e privati dell’epoca.

La purezza dell’argento e il suo peso le garantiranno un prestigio che si manterrà  in tutto il Regno e per tutto il periodo ottoniano.

Il denaro pavese ottoniano rimane volutamente nella sua tipologia immobilizzato nel tempo, si distingue per il richiamo all’autorità  imperiale con l’OTTO nel campo al diritto e l’IMPERATOR in leggenda, per il forte segno di identità  cittadina con il PAPIA su due righe al rovescio, ma ritengo che anche la simbologia cristiana, anche se non espressa in modo evidente, sia rappresentata e individuabile nella disposizione a forma di croce delle lettere OTTO sul campo al diritto.

Un mix perfetto tra richiami all’autorità  imperiale, l’identità  cittadina e la simbologia cristiana.

In quel periodo la relazione tra Re e Dio era cruciale e forte, Dio concedeva o negava al Sovrano il successo, la vittoria, la pace e la salute.

Quindi tramite una buona relazione con Dio il Re sperava di poter ottenere la grazia divina, di poter governare bene e con successo.

Ottone III non fu da meno, si sentiva investito del potere da parte di Dio, riteneva di essere il Suo rappresentante sulla terra.

La traccia della cristianità  non è ancora fortemente palese sulle monete, è un segno della croce composto dalle lettere che compongono OTTO, una relazione indissolubile tra l’Imperatore e Dio che si realizza così anche nell’iconografia monetaria.

La simbologia cristiana diventerà  invece piú evidente e di impatto successivamente con Enrico I di Baviera nel 1014 dove comparirà  a tutto campo una innovativa croce astile al rovescio con in piú una croce in campo al diritto.

È Andrea Saccocci [11] che ci propone sulla base di uno studio dettagliato di un ritrovamento e sull’analisi di altri 62 ripostigli, anche esteri, una nuova cronologia dei denari del periodo ottoniano che riassumo qui schematicamente solo per il periodo che stiamo considerando.

AUTORITÀ

PERIODO

TIPOLOGIA

Reggenza Ottone III

983–996

Imperator/Inclita Civita

Ottone III Imperatore

996–?

HTercivs/Civita Glorio

Ottone III Imperatore

? –1002

HTercivs/Imperator

Ritengo condivisibile l’assegnazione di Saccocci della tipologia con la leggenda INCLITA CIVITA al periodo esaminato di reggenza dal 983 al 996, monete rare con una zecca che forse, pur continuando a coniare, lo fece in modo piú limitato.

Il riferimento in leggenda ben si sposa col periodo del potere in mano alle due donne che apprezzavano e ritenevano Pavia una dimora perfetta.

Quindi l’apprezzamento alla città  con l’INCLITA CIVITA ma senza l’apposizione del riferimento esplicito a Ottone III, in quanto non ancora Imperatore e minore.

Nel 996, una volta incoronato ad Imperatore, compare nelle monete il HTERCIVS con riferimento a Ottone III con due tipologie, la prima in ordine cronologico col CIVITA GLORIO in cui si mantiene ancora il vincolo e il riferimento espresso alla città  e quella successiva col HTERCIVS/IMPERATOR dove ormai Ottone III risulta legittimato anche sulla moneta e il simbolo dell’identità  si limiterà  all’immancabile PAPIA.

Tra l’altro la leggenda HTERCIVS, mentre il TERCIVS rappresenta in modo evidente il terzo, ha fatto discutere più che altro per la presenza iniziale della lettera H ; ritengo a tal proposito probabile e possibile quanto asserisce il già  citato Saccocci [11] sul significato della lettera H come formata dal nesso delle due lettere iniziali IM di Imperator.

Quindi illustre, gloriosa, così viene definita Pavia nelle sue monete; è questo l’omaggio alla città  da parte delle sue due principesse, in attesa dell’effettiva incoronazione di Ottone III, un segno forte e voluto con le monete che diventano così reale testimonianza di questo loro sentimento.

Ma veniamo ora alle monete di questo periodo, seguendo la cronologia di Saccocci e la classificazione fatta nel recente studio “Le monete di Pavia, dalla riforma monetaria di Carlo Magno alla seconda metà  del XIII secolo” di Mario Limido e Giorgio Fusconi [9].

Seguendo questa cronologia le prime sono quelle con in leggenda al rovescio INCLITA CIVITA (vedi cat. Tipo 2) e quella rarissima con INCLITA seguita dal diminutivo CI. (cat. Tipo 1 a1)

L’unico esemplare conosciuto a oggi con INCLITA CI era proveniente dall’Asta Leu, liste herbst 1993, ma non erano indicati i dati di peso e diametro (Cat. Tipo 1 a2).

Ora il mercato numismatico ci permette di vedere un secondo esemplare di questa rarissima variante tra l’altro di buon argento e di cui si possono fornire anche i dati relativi.

Probabilmente vista la presenza ad oggi comunque di soli due esemplari questa fu forse una coniazione iniziale limitata, di prova, magari per verificare la lunghezza della leggenda ; quindi potrebbe essere antecedente rispetto a quella meno rara con INCLITA CIVITA dove tra l’altro dovettero usare l’artifizio di unire in nesso le lettere T e A per rimanere negli spazi.

Seguono le coniazioni con Ottone III già  Imperatore con le due varianti che vogliono mantenere però ancora il riferimento alla città  con CIVITAS GLOR (Cat. Tipo 3) e l’altra con CIVITA GLORIO (Cat. Tipo 4).

In ordine cronologico l’ultima emissione, quella dove l’autorità  imperiale risulta compiutamente sulla moneta, è quella decisamente piú comune con l’HTERCIVS CI (Cat. Tipo 5a).

È interessante vedere di questa tipologia anche una variante con IMPERATO invece del consueto IMPERATOR, il solo CNI ai tipi 34 e 35 la riporta con però differenziazioni, rispetto all’esemplare qui mostrato, nella leggenda al diritto (Cat. Tipo 5b).

Concludendo di certo le due sovrane di Pavia, pur mantenendo la gestione del Regno, vollero continuare anche in campo monetario con l’immobilizzazione, la tradizione e la tipologia ormai accreditata del denaro pavese offrendo però una coniazione che, in attesa dell’incoronazione del futuro Ottone III, lasciasse ampio spazio ai segni dell’identità  della città  pavese a cui erano molto legate.

Storia e monetazione, come abbiamo visto, offrono quindi ancora una volta degli scenari di relazione e connessione che possono essere di aiuto l’un con l’altro per capire meglio entrambe.

Le Monete

Denaro Tipo 1 a1

Figura 1: Denaro tipo 1 a1.
Figura 1: Denaro tipo 1 a1.

Reggenza Ottone III (983–996)

D/ + IMPERATOR nel campo O TT O

R/ + INCLITACI nel campo su due righe PA PIA

Ag, peso gr.1,14 g, diametro 17 mm.

Rarità  : 2 soli esemplari conosciuti (CNI manca, MIR manca, Brambilla manca)

Rif. Limido — Fusconi 18/A, pag. 46

Prov. Collez. Privata

Denaro Tipo 1 a2

Figura 2: Denaro Tipo 1 a2.
Figura 2: Denaro Tipo 1 a2.

Reggenza Ottone III (983–996)

D/ + IMPERATOR nel campo O TT O

R/ + INCLITACI nel campo su due righe PA PIA

Ag., peso non comunicato, diametro non comunicato

Rarità  : 2 soli esemplari conosciuti

Prov. Asta Leu, liste herbst 1993, lotto 263

Denaro Tipo 2

Figura 3: Denaro Tipo 2.
Figura 3: Denaro Tipo 2.

Reggenza Ottone III (983–996)

D/ + IMPERATOR nel campo O TT O

R/+ INCLI(TA)CIVI(TA) nel campo su due righe PA PIA

Ag, peso gr. 1,15 (media su 4 esemplari elencati dal CNI), diametro 18–19 mm.

Rarità: RR

Rif. CNI IV, pag. 480, nn.1-3 (sotto Ottone II), MIR 830 (sotto Ottone II), Brambilla

Tav. IV nn.11–13 (sotto Ottone II), Limido–Fusconi 18, pag. 45

Prov. Asta Varesi 54, 18–19/11/2009, Coll. Este Milani, lotto 670

Denaro Tipo 3 (prima emissione)

Figura 4: Denaro Tipo 3 (prima emissione).
Figura 4: Denaro Tipo 3 (prima emissione).

Ottone III Imperatore (996–1002)

D/ + HTERCIVS CI nel campo O TT O (con S orizzontale)

R/ + CIVITAS GLOR nel campo su due righe PA PIA

Ag., peso gr. 1,167 (dell’esemplare Coll. Brambilla), diametro 18–19 mm.

Rarità  RRR

Rif. CNI IV, pag.481, n. 2, MIR manca, Brambilla Tav. V n. 1, Limido — Fusconi 19, pag. 47

Prov. Asta Ranieri 1, 13/11/2009, lotto 132

Denaro Tipo 4 (prima emissione)

Figura 5: Denaro Tipo 4 (prima emissione).
Figura 5: Denaro Tipo 4 (prima emissione).

Ottone III Imperatore (996–1002)

D/ + HTERCIVS CI nel campo O TT O (con S orizzontale)

R/ + CIVITA GLORIO nel campo su due righe PA PIA

Ag., peso gr. 1,279 (dell’esemplare Coll. Brambilla), diametro 18–19 mm.

Rarità  : RRR

Rif. CNI IV, pag. 480, n.1, MIR 831 var., Brambilla Tav. IV n. 14, Limido — Fusconi 19/A, pag. 48

Prov. Musei Civici Pavia (Coll.Brambilla) con anche disegno dello stesso come su Brambilla Tav. IV n. 14

Figura 6: Confronto con disegno del denaro Tipo 4 su Brambilla Tav. IV n. 14.
Figura 6: Confronto con disegno del denaro Tipo 4 su Brambilla Tav. IV n. 14.

Denaro Tipo 5a (seconda emissione)

Figura 7: Denaro Tipo 5a.
Figura 7: Denaro Tipo 5a.

Ottone III Imperatore (996–1002)

D/ + HTERCIVS CI nel campo O TT O (con S orizzontale)

R/ + IMPERATOR nel campo su due righe PA PIA

Ag., peso gr. 1,11 (media sui 54 esemplari elencati dal CNI), diametro 18–19 mm.

Rarità  : NC

Rif. CNI IV, pagg. 481–484, nn. 3–36, MIR 831, Brambilla Tav. V nn. 2–10, Limido – Fusconi 20, pag. 48

Prov. Asta Varesi 54, 18 – 19/11/2009, Coll. Este Milani, lotto 671

Denaro Tipo 5b (variante con IMPERATO in leggenda)

Figura 8: Denaro Tipo 5b.
Figura 8: Denaro Tipo 5b.

Ottone III Imperatore (996–1002)

D/ + HTERCIVS CI nel campo O TT O (con S orizzontale)

R/ + IMPERATO nel campo su due righe PA PIA

Ag., peso gr. 1,44, diametro 17 mm.

Prov. Collezione privata

Bibliografia

[1] M. Bazzini, A. Ghiretti, Ritrovamenti monetali medievali (X-XII sec.) negli scavi archeologici sul Monte Castellaro di Groppallo (Comune di Farini, Val Nure, Piacenza), RIN, 2008
[2] G. Biscaro Un documento del sec.XII sulla zecca pavese (1174), RIN, 1905
[3] C. Brambilla, Monete di Pavia, Pavia, 1883
[4] V. Capobianchi, Il denaro pavese e il suo corso in Italia nel XII secolo, RIN, 1896
[5] A. Castellotti, Pavia in mille anni di monete, Pavia, 1981
[6] AA. VV., CNI: Corpus Nummorum Italicorum – vol. IV – Lombardia (zecche minori), Roma, 1913
[7] P. Grierson, M. Blackburn, Medieval European Coniage, Vol.1, The Early Middle Age, Cambridge, 1986
[8] H. Keller, Gli Ottoni, una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI), Roma, 2012
[9] M. Limido, G. Fusconi, Le monete di Pavia, dalla riforma monetaria di Carlo Magno alla seconda metà del XIII secolo, Serravalle (R.S.M.), 2011
[10] A. Rovelli, Il denaro di Pavia nell’Alto Medioevo (VIII-XI secolo), Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, 1995
[11] A. Saccocci Il ripostiglio dall’area “Galli Tassi” di Lucca e la cronologia delle emissioni pavesi e lucchesi di X secolo, Bollettino di Numismatica, Vol. 36–39, (pubb. 2004), 2001–2002
[12] A. A. Settia, Pavia carolingia e postcarolingia, in Storia di Pavia, Vol.2, L’alto Medioevo, 1987
[13] A. Solmi, L’amministrazione finanziaria del Regno Italico nell’Alto Medioevo, già edito in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, 30, cap. VI, Pavia, 1932
[14] L. Travaini, Monete e storia nell’Italia medievale, Roma, 2007
[15] L. Travaini, Le zecche italiane fino all’Unità, Roma, 2011
[16] A. Varesi, Lombardia zecche minori, MIR, Pavia, 2010