Home Numismatica Antica Linee di tendenza nell’iconografia monetale dell’antichità

Linee di tendenza nell’iconografia monetale dell’antichità

0
Linee di tendenza nell’iconografia monetale dell’antichità

Nel 1° secolo compaiono le sempre più numerose “personificazioni”, alcune già presenti (come la Salus e Valetudo) nella Repubblica: Iustitia, Virtus, Aequitas, Spes, Moneta,Genius, Libertas, e altre.
Non pochi sono i monumenti (nelle monete neroniane e dei Flavi) e si insiste su alcune campagne belliche (Germania, Britannia, Judaea). Alcuni imperatori mostrano una spiccata devozione per alcune figure divine, come Domiziano per Minerva.
Nel 2° secolo continuano le scene di campagne militari e di trionfi, le commemorazioni di liberalità e munificenza imperiale, e le rappresentazioni architettoniche grandiose. C’è quindi uno spostamento delle rappresentazioni verso i successi ottenuti dall’imperatore, ovviamente grazie alla provvidenza divina ed al valore del popolo romano. Sotto Traiano e Adriano, l’impero raggiunge la sua massima estensione, ed il II secolo, fino a tutto il periodo degli Antonini, rappresenta la sua età dell’oro, sia economicamente, che per la sicurezza ed il benessere sociale medio.
Con gli Antonini si evidenziano bene le valenze dinastiche, superando il principio dell’adozione: sia Faustina Figlia che M.Aurelio compaiono circondati da molti figli piccoli. Cominciano ad essere ricordati i primi decennali degli imperatori, ed i loro VOTA (vota suscepta, vota soluta).

Il 3° secolo è un lungo periodo di crisi, bene espressa anche sulle monete, ove si sprecano le affermazioni di fedeltà dell’esercito, concordia della coppia imperiale, sicurezza della vittoria. Ricompaiono aspetti iconografici della tradizione macedone, come l’imperatore a cavallo, corazzato e con lancia in resta; ed altri simboli tipici di questi imperatori-soldati (grandi elmi, scudi, insegne legionarie). Gli eredi al trono, che spesso verranno uccisi prima della successione, sono ricordati quasi sempre da alcuni rovesci “princeps iuventutis”. I comuni mortali compaiono spesso come nemici sconfitti, spesso barbari: sono quasi sempre di piccole dimensioni, a volte calpestati dal cavallo o trafitti dalla lancia, e non di rado indossano indumenti barbarici (berretto frigio, brache), come già nel 2° secolo.

Con la tetrarchia, i contenuti iconografici si fanno in certo senso più astratti, oltre che ripetitivi (il Genio del Popolo Romano, la Sacra Moneta…). Vengono riprese con insistenza le immagini di alcune divinità, generalmente maschili e bellicose: Marte, Ercole, Giove conservatore; ognuno dei tetrarchi ha il proprio nume tutelare. Vi è palesemente una progressiva sacralizzazione del sovrano, che perde le sue caratteristiche fisionomiche individuali. Nella titolatura, si fanno più rari e scompaiono gli attributi elettivi o di nomina senatoria (IMPERATOR, TRIBUNICIA POTESTAS, PATER PATRIAE) di colui che ormai è definitivamente e soltanto il “dominus noster”. Si è passati dal principato al dominato.

Ma già nel 3° secolo, da un “Pantheon” di divinità e personificazioni numerose si evolve impercettibilmente verso l’idea di un dio unico, anche se non esclusivo/monoteistico secondo le nostre definizioni.
Esso e’ simboleggiato di solito dal sole (Sol Invictus), l’astro che dà la vita al mondo ed anche agli uomini.
Questa concezione, sicuramente accolta da Costantino anche nel primo periodo della sua carriera politica, assume tratti più decisamente cristiani nei suoi figli e nei successori, quasi tutti seguaci della nuova fede. Anche simboli esplicitamente cristiani (Chi-Rho, staurogramma) compaiono come elementi significativi, ma generalmente collaterali. A me non pare che in quest’epoca del Tardo Antico si imponga una iconografia cristiana, che incontreremo solo a Bisanzio; c’è però un mutamento ulteriore dei temi rappresentati sulle monete.
La “Reparatio Felicium Temporum”si traduce in scenografie originali e molto varie, molto mosse, in cui l’imperatore è al centro della scena, accanto ad uno o più personaggi.
Nei decenni successivi, col peggioramento della situazione politico-militare, prevalgono progressivamente le tematiche astratte della Securitas, Salus Reipublicae, Victoriae Laetae, Vota, ecc., sia nella monetazione aurea (che però rimane un po’ più varia) che nei bronzi. Questi ultimi nel 5° secolo si riducono sempre più di peso e di qualità e divengono estremamente monotoni; gli ultimi portano al rovescio solo una crocetta entro corona.