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Un enigmatico “4 SOLDI” dell’ultimo Papa Re

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Un enigmatico “4 SOLDI” dell’ultimo Papa Re

Figura 8

grafico1

Figura 9

grafico 2

Quindi che sia diverso anche il tenore di stagno (peso specifico 7,28 kg/dm3), che però non abbiamo potuto rilevare con questo esperimento, oppure che siano stati introdotti in piccola quantità altri componenti nella lega.
L’analisi pare evidenziare anche una tendenza alla crescita della percentuale di zinco (per quanto leggera) già negli anni precedenti, come si vede in Figura 9, anche se quest’ultima considerazione andrebbe verificata ripetendo l’analisi su un numero di esemplari più statisticamente significativo.
L’utilizzo di una nuova lega potrebbe forse giustificare l’esistenza di questo 4 soldi “enigmatico” poiché in zecca spesso venivano provate nuove leghe per la coniazione. Nel nostro caso, tale prova potrebbe essere stata eseguita con conii diversi da quelli utilizzati per la moneta destinata alla circolazione e quindi privi del segno di zecca proprio per sottolineare che si trattava di una emissione non ufficiale.
E’ sicuramente lecito sollevare dubbi sull’originalità della moneta, ma chi ha potuto visionare direttamente la stessa, non solo gli scriventi ma anche numismatici d’indubbia professionalità e competenza nella monetazione papale, è stato concorde nell’affermare che la moneta sia uscita dall’officina monetaria di Roma; il passaggio in asta Varesi sembra avvalorare questa opinione. Si è ipotizzato che la variante sia dovuta a una possibile nuova emissione (caratterizzata dalla presenza di due stelle al posto di una) subito interrotta a causa dell’errore riscontrato, in quanto mancante del segno di zecca R. Tuttavia questa ipotesi appare poco plausibile, perché si sarebbe potuto ovviare a tale mancanza punzonando in seguito sul conio il segno di zecca e quindi oggi sarebbero noti esemplari con due stelle nel giro di legenda. L’ipotesi del falso d’epoca sarebbe da escludere, a parere di chi scrive e non solo, in quanto non si comprende perché un falsario, pur capace di riprodurre quasi perfettamente il ritratto del pontefice, avrebbe modificato il conio per renderla diversa da quella ufficiale, dimenticando inoltre di apporre il simbolo di zecca20. Anche la teoria di un’emissione posteriore a carattere privato (una sorta di “gettone” commemorativo), per quanto suggestiva, è probabilmente da escludere in quanto non sembrano esservi dubbi sul fatto che la moneta abbia circolato regolarmente in epoca coeva alle emissioni ufficiali21. A questo punto l’unica soluzione plausibile pare quella della prova tecnica realizzata in zecca, in via ufficiosa, con un conio diverso da quello destinato alla circolazione e di certo con una composizione metallica diversa, forse proprio allo scopo di testare le caratteristiche della nuova lega monetale. A riscontro del fatto che non possa trattarsi di una emissione ufficiale vale anche constatare che essa non è inserita in nessuna delle opere che riguardano nello specifico la monetazione papale e, come confermato da nostre fonti, della stessa non vi è traccia nel Medagliere Vaticano.
Va tenuto inoltre conto del tentativo di coniare proprio nell’anno in questione (1868 Anno XXII) una moneta da 4 soldi in argento22 che sostituisse o affiancasse la moneta da 4 soldi in lega di rame. La coniazione non ebbe seguito: questo nominale in argento rimase solo a livello di progetto e le monete battute non ebbero corso23 perché la monetina in argento da 4 soldi poteva essere facilmente scambiata con il nominale da 5 soldi oppure se dorata con le 5 lire24. E’ chiaro quindi che nel 1868 si cercò di riformare il nominale da 20 centesimi/4 soldi. I motivi non sono noti, ma una buona ipotesi potrebbe essere quella di andare a sostituire la moneta di grande modulo quale era il 4 soldi in lega di rame25con una monetina in argento26, adeguando ulteriormente la circolazione dello Stato Pontificio con quella del Regno d’Italia27; infatti in quest’ultimo, all’epoca, il nominale da 20 centesimi consisteva in una moneta d’argento che per peso e dimensioni corrispondeva alla moneta da 4 soldi in argento. Abbandonata quindi l’idea di coniazione dei 4 soldi in argento per i motivi sovraesposti, è possibile che in zecca si sia tentato di coniare una nuova moneta da 4 soldi in lega di rame diversa, magari esteticamente più “accattivante” rispetto al colore rossastro della lega classica, che sostituisse la precedente. Tentativo che, vista poi la coniazione successiva, non ha avuto esito.
La domanda ulteriore che ci si pone è chiaramente sul perché poi questa “prova” sia finita in circolazione. Rispondere significa fare supposizioni, la prima delle quali sarebbe ipotizzare un’uscita fraudolenta dalla zecca, non tanto per creare la variante interessante a livello numismatico, altrimenti oggi questa sarebbe nota e preda ambita dei collezionisti del settore, quanto semplicemente per lucrare su una moneta che era sicuramente destinata alla rifusione. Altra ipotesi da prendere in considerazione sarebbe anche quella dell’errore o dell’immissione volontaria nella circolazione ufficiale, vista la somiglianza tra le due tipologie. Ricordiamo infatti, che anche il 4 soldi in argento non fu emesso e che in teoria non fu mai posto in circolazione,tuttavia ben 5 esemplari28 sono finora apparsi sul mercato numismatico29. Al momento, tuttavia, manchiamo di ulteriori elementi probanti che ci permettano di sposare l’una o l’altra ipotesi.
A conclusione è possibile quindi affermare che questo “enigmatico” 4 soldi, a parere di chi scrive ed in considerazione dei fatti sopraesposti, possa essere considerato una prova di zecca, eseguita probabilmente per testare una nuova lega, e finita poi nella circolazione ordinaria.


20 D’INCERTI 1962, p. 142, segnala per il 4 soldi 1866 Anno XXI l’esistenza di “falsi dell’epoca, di bassa lega, che hanno regolarmente circolato; si distinguono per il diverso colore della patina e per la differenza di peso: grammi 16,9 invece di 20.” I falsi dell’epoca sono però in genere caratterizzati dalla rozzezza delle incisioni e dalla bassa qualità del metallo utilizzato.
21 Ricordiamo che in un brevissimo lasso di tempo dopo l’annessione di Roma al Regno d’Italia, la moneta pontificia in rame venne dichiarata fuori corso e ritirata dalla circolazione. Proprio il pezzo da 4 soldi, in quanto non conforme al sistema monetario del Regno d’Italia, fu il primo ad essere bandito con Regio decreto n. 5920 del 1870. Sull’argomento cfr. MARTINORI 1922, p. 136, e da ultimo CAPPELLARI 2013, p. 42.
22 CNI XVII, n. 253; D’INCERTI 1962, n. 670; MUNTONI 1996, n. 57; GIGANTE 2012, n. 315.
23 SERAFINI 1910-28, vol. III, pag. 454, nota 54. Cfr. a riguardo MARTINORI 1922, pag. 118, PAGANI 1962, pag. 262 e MUNTONI 1996, vol. IV, pag. 116, nota 57.
24MUNTONI 1996, vol. IV, pag. 116. A riguardo è interessante anche l’ipotesi contrastante di Traina, il quale afferma che i motivi che portarono alla sospensione della coniazione del 4 soldi d’argento non sono dovuti alla possibilità di scambiare la moneta in maniera fraudolenta, se dorata, con le 5 lire d’oro. Infatti sarebbe stato molto più semplice dorare il 5 soldi in argento (più somigliante per tipo e dimensioni) e scambiarlo con la moneta aurea, ciononostante le monete circolavano assieme. Secondo Traina infatti i motivi andrebbero cercati nell’assurdità di coniare due monete di pari nominale ma di materiale diverso e nell’eventuale complicato ritiro dei milioni di pezzi da 4 soldi in rame già coniati e presenti nella circolazione. TRAINA 1979, pagg. 385-388.
25 Si tenga presente che in effetti, rispetto al potere d’acquisto relativamente basso, la moneta da 4 soldi in lega di rame con il suo modulo di 36 mm era sproporzionata come dimensione. Da qui il detto “Non vali 4 soldi”, inteso proprio nel fatto che, nonostante una moneta di grosso modulo, il suo potere d’acquisto in proporzione era in realtà molto basso.
26 Esiste un precedente che riguarda la doppia circolazione di monete di pari nominale, ma di lega diversa: il 5 baiocchi coniato sempre a nome di Pio IX, sia in argento che in rame. Per approfondimenti cfr. TRAINA 1979 pag. 384.
27 Uno scambio alla pari tra una moneta in lega di rame (il 20 centesimi/4 soldi dello Stato Pontificio) con una moneta d’argento del Regno d’Italia (20 centesimi) sicuramente non era ben accetto e questo non facilitava lo scambio e la circolazione monetaria fra i due stati.
28 GIGANTE 2012, pag. 486.
29 Per approfondimenti sui relativi passaggi in asta vedi TRAINA 1979, pagg. 381-382.